Al Consiglio Nazionale della FNSI va in scena il naufragio del Titanic

Mentre l’informazione affonda, i capi dei giornalisti italiani continuano a ballare imperterriti nella lussuosa sala dei ricevimenti dell’ex transatlantico

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Roma, 4 luglio 2023

Al Consiglio Nazionale della FNSI che si è tenuto oggi a Roma sembrava di assistere al naufragio del Titanic. Mentre la nave, cioè l’informazione,  affonda, i capi dei giornalisti italiani continuano a ballare imperterriti nella lussuosa sala dei ricevimenti, circondati da un buon nucleo di servitori che, giulivi e in attesa che qualche briciola caschi dai tavoli, non sanno di essere trascinati verso il fondo dell’oceano e quindi al massacro. Un spettacolo assieme tragico e farsesco. Numerosi sono stati gli interventi dell’opposizione sulla politica del sindacato dei giornalisti, gestione Alessandra Costante.

Presenti per quella che è la minoranza in Consiglio Nazionale ma maggioranza tra i giornalisti, il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini, il segretario dell’Associazione Stampa Romana, Stefano Ferrante, la Segretaria della Subalpina, Silvia Garbarino, e i segretari del Friuli-Venezia Giulia, (Alessandro Martegani)  e del Molise (Giuseppe Di Pietro). Naturalmente, per Senza Bavaglio, i due consiglieri (Francesca Pini e io) e la revisore dei conti, Laura Verlicchi. In sala, tra i ranghi dell’opposizione, anche le neoelette del CdR del Corriere della Sera, Rossella Verga (Lombarda) e Maria Rosaria Spadaccino (Romana). Assente giustificata, per motivi assai validi, Daniela Stigliano.

In totale Lombarda (4.066 iscritti), Romana (2.961), Subalpina (cioè Piemonte, 991), Friuli-Venezia Giulia (381), Molise (120), rappresentano 8.519 giornalisti su 16.244 iscritti. Cioè il 52,4 per cento dei colleghi.

Assai duro con la segretaria il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini, che ha criticato pesantemente il bilancio consuntivo 2022 e ancora di più quello preventivo 2023, privo di una qualunque visione sul futuro dell’informazione, ha spiegato.

Anna Del Freo (vicepresidente della Lombarda) ha svolto un ricco e puntuale intervento sulla minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale che va studiata e gestita affinché non sostituisca quella umana con conseguenze potenzialmente tragiche.

Una violenta diatriba verbale è poi scoppiata sui non contrattualizzati quando Maurizio Bekar, con la sua consueta pacatezza (gliene diamo atto) ha presentato la proposta di modifica del regolamento della CLAN, cioè la Commissione Lavoro Autonomo Nazionale.

Subito dopo sono intervenuto io e ho stigmatizzato che ancora si parli di CLAN. “Nei suoi più di dieci anni di esistenza non ha raggiunto alcun risultato. E’ stata un fallimento totale”. Addirittura, un documento approvato al Congresso di Bergamo del 2011, impegnava la FNSI a battersi perché i precari fossero stabilizzati con il contratto FIEG/FNSI.

Invece, un successivo documento approvato per acclamazione al congresso di Riccione pochi mesi fa, allegramente sosteneva che per sostenere la stabilizzazione fosse sufficiente un contratto depotenziato FNSI/Ansi/Fisc. Una retromarcia inquietante. Una resa, un altro regalo agli editori e, cosa forse più grave, un tradimento delle aspettative di chi legittimamente aspira a un’equa stabilizzazione della sua posizione lavorativa. Questa è la CLAN, inutile orpello che si può tranquillamente cancellare con un tratto di penna.

Ma il più bello (udite, udite!) è venuto nella replica della segretaria che ha risposto tra gli altri (senza citarci) a Perucchini, dichiarando che “noi governiamo perché abbiamo la maggioranza di questo sindacato”, e a me, sostenendo che la CLAN in questi anni ha lavorato “anche se qualcuno non se ne è accorto”.

Ormai la politica ha contagiato anche i dirigenti sindacali che così si ritagliano una narrazione più simile alla propaganda che all’informazione. Se infatti facciamo due conti, constatiamo che la maggioranza può contare sul consenso di coloro che rappresentano solo il 47,6 degli iscritti e governa semplicemente grazie a uno statuto antidiluviano che consegna alle piccole regioni una maggioranza fittizia di consiglieri.

Ma l’altro dato sconcertante riguarda la CLAN che avrebbe lavorato all’insaputa mia e di tutti. Ammesso e non concesso (confesso di non sapere tutto) che abbia lavorato tanto tanto, ci vuole spiegare la segretaria quali risultati e obiettivi ha raggiunto? Grazie per la delucidazione.

Dulcis in fundo. Il segretario del Molise, Giuseppe di Pietro presenta in chiusura una mozione sul recente scandalo all’USIGRAI. Una mozione banale che chiede trasparenza sulla questione. Una mozione che anche un bambino avrebbe dovuto sostenere. Naturalmente, è stata respinta da uno dei consiglieri nazionali, Angelo Oliveto, vicecapo redattore alla RAI in Basilicata (sic!). Eccola:

La vicenda degli ammanchi dalla cassa Usigrai ha suscitato sgomento e preoccupazione all’interno del sindacato unitario dei giornalisti, provocando un danno economico e di immagine all’Usigrai e ai suoi iscritti.

La doverosa denuncia in procura non può esaurire le determinazioni della FNSI.

Il Consiglio Nazionale chiede ai vertici Usigrai di dare informazioni esaustive, nel rispetto della presunzione di innocenza, ai rappresentanti degli organi di vertici di FNSI e ARS a iniziare dalla segreteria e dalla Giunta della FNSI.

Chiede a Segreteria e Giunta FNSI di armonizzare le regole relative ai bilanci di gruppi di base e dei gruppi di specializzazione, prevedendo in ogni caso la nomina di un tesoriere e la costituzione di un collegio di revisori dei conti, il tutto a sostegno di una maggiore trasparenza.

Voi crederete che vi sto raccontando una fesseria. Beh, purtroppo non è una fake news. Disgraziatamente è vero: il Consiglio Nazionale della FNSI, il massimo organo dei giornalisti italiani, quelli che chiedono trasparenza a tutti e a tutto, quelli che assicurano “la nostra casa è di vetro”, a dispetto dei loro proclami e senza arrossire per la vergogna, hanno respinto la mozione di Di Pietro e hanno votato contro una richiesta di trasparenza, sancendo così la validità dell’adagio: “Non c’è limite al masochismo”.

Atteggiamenti di questo genere screditano non solo la RAI e l’Usigrai, ma il sindacato in genere e tutti noi. Così (altra confessione, scusate!) non sapevo cosa rispondere a chi alla fine del Consiglio Nazionale mi ha chiesto: “Ma tu che ci fai assieme ad Oliveto nel sindacato dei giornalisti”?

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
www.senzabavaglio.info

Le iconografie pubblicate da Senza Bavaglio sono di Valerio Boni

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