Altri 8 milioni di euro dall’Europa a Rai, Mediaset, giornali e siti

SOLDI UE – Non solo l’Europarlamento, pure la Commissione finanzia chi dovrebbe controllarla e lo fa in modo oscuro: ecco cosa sappiamo

da Il Fatto Quotidiano
Ivo Caizzi
Milano, maggio 2024

Dall’immensa documentazione sulle assegnazioni di fondi dell’Unione Europea della Commissione nei 27 Paesi membri spuntano circa 880 mila euro alle tv Mediaset/Rti dello scomparso ex premier Silvio Berlusconi, poi ereditate dai figli. Per le televisioni concorrenti risultano quasi 2 milioni destinati alla Rai pubblica e circa 500 mila euro per la privata Sky Italia.

E ancora: 1 milione e 360 mila euro portano al quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 Ore, tramite tre società. Ben 4,78 milioni sono indicati per l’agenzia di stampa Ansa, che com’è noto fa capo a numerosi soci che sono proprietari/editori dei maggiori quotidiani in Italia: dai ricchissimi Elkann/Agnelli (Repubblica & Stampa) e Franco Caltagirone (MessaggeroMattino e Gazzettino) a Urbano Cairo (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) , da Andrea Riffeser (Resto del CarlinoNazione e Giorno) ad Angelucci & Paolo Berlusconi (il Giornale).

Quelli appena citati sono solo alcuni esborsi indicativi tra gli innumerevoli registrati dall’esecutivo di Bruxelles – a volte, peraltro in modo complesso e poco chiaro – per tv, giornali, agenzie di stampa e siti online, i quali con i loro giornalisti avrebbero il dovere di controllare, nell’interesse dei cittadini, come usano il denaro pubblico proprio la presidente tedesca Ursula von der Leyen, i suoi 26 commissari europei e altre decine di migliaia di euroburocrati.

Questi soldi, per di più, si aggiungono ai sovvenzionamenti paralleli dell’Europarlamento – già rivelati dal Fatto – destinati ai tanti media italiani disposti a “fare informazione” a pagamento perfino durante la campagna elettorale per le elezioni europee. In pratica tanti organi d’informazione, che costituirebbero il principale controllo esterno su quanto nell’Ue avviene quasi sempre “a porte chiuse” e nella riservatezza, vengono retribuiti dai “controllati” a volte con motivazioni non facili da verificare.

Nel libro paga della Commissione, oltre alla Rai, risulta ad esempio anche Rai Com. Cairo, invece, compare pure tramite Rcs Sports&Events. Gli Elkann/Agnelli di “Stampubblica” hanno incassato con la loro Gedi dalla Rappresentanza della Commissione europea a Roma (tramite una società intermediaria) fondi Ue superiori al limite di 15 mila euro senza bando pubblico, che le regole comunitarie in genere imporrebbero.

Tra i siti online primeggia Citynews-Today, che ha tra i proprietari la Francesco Micheli e associati dell’omonimo scalatore/speculatore finanziario noto negli anni 80-90. Ma la lista dei media gratificati dalla Commissione è lunga e comprende tv, giornali, agenzie di stampa e testate online anche di dimensioni medie e piccole.

Il commissario Ue Paolo Gentiloni e gli altri 26 membri dell’esecutivo comunitario guidato da Von der Leyen compongono un organo tecnico. Vengono, però, designati – qualcuno potrebbe dire lottizzati – dai rispettivi governi e coltivano quasi tutti ambizioni politiche.

Quindi, se da un lato gradiscono le elargizioni a testate dei rispettivi Paesi (soprattutto se vicine ai partiti di appartenenza), dall’altro prudentemente si assumono solo la responsabilità “politica” di questi controversi e finora semisconosciuti pagamenti ai media. La firma sugli atti l’hanno invece delegata ad alti euroburocrati: “Non c’è una entità centrale nella Commissione che gestisce la totalità dei contratti con le agenzie di comunicazione di tutte le direzioni generali interne – spiegano a Bruxelles – Ogni direzione generale ha i suoi ‘Funzionari Autorizzati’, che firmano questi contratti per conseguire gli obiettivi delle specifiche politiche del settore”. L’Ansa, per esempio, risulta aver ricevuto soldi europei da diverse Dg della Commissione.

Individuare tutti i pagamenti o l’importo complessivo per editore/testata è quindi quasi impossibile, tanto più che molti esborsi del 2023 e del 2024 non risultano ancora registrati e che tanti finanziamenti europei potrebbero essere stati incamerati tramite società collegate o intermediarie. Per esempio l’agenzia di stampa Agi potrebbe aver goduto indirettamente di fondi Ue attribuiti alla pubblica Eni, che ne è proprietaria (anche se in trattativa per venderla agli Angelucci).

La Commissione ha presentato lo studio Public financing of news media in the Eu per sollecitare trasparenza ai Paesi membri sui loro finanziamenti nazionali a giornali, tv o agenzie di stampa, che possono impattare sul livello di democrazia. Ma da settimane il suo folto plotone di portavoce rinvia le risposte alle domande del Fatto: Von der Leyen, Gentiloni & C. non dovrebbero garantire la trasparenza sollecitata ai governi anche sui loro fondi agli organi d’informazione? Magari spiegando anche come se li sono meritati. E come li hanno spesi.

Ivo Caizzi
ivo.caizzigm@gmail.com

Le iconografie di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni

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