La ministra Bellanova contro la stampa libera: querela i giornalisti ma perde la causa

Speciale per Senza Bavaglio
Laura Verlicchi
Milano, 20 novembre 2020

“Il fatto non sussiste”. La sentenza  del Tribunale di Lecce  è quella che  Mary Tota, Danilo Lupo e Francesca Pizzolante speravano di ottenere e che hanno finalmente ottenuto dopo otto anni, vissuti  nell’ansia di essere condannati per una colpa inesistente, solo per aver fatto il loro lavoro di giornalisti.

Querelati dall’ex ministro Teresa Bellanova, hanno rischiato addirittura il carcere. La loro colpa?  Aver pubblicato sulle rispettive testate  (Il fattoquotidiano.it, La7 e Il Tempo) una notizia vera, che non poteva e non doveva passare sotto silenzio, visto che vedeva protagonista l’allora sottosegretaria al Lavoro, un passato da sindacalista, relatrice della legge contro le false partite Iva.

Appunto quella a cui si è appellato il suo ex addetto stampa, nella causa di lavoro per vedersi riconoscere il giusto inquadramento contrattuale e la giusta retribuzione: perché lui lavorava sì a partita Iva, ma in realtà era un dipendente.

Infatti, la Corte d’Appello di Lecce gli ha dato ragione, condannando l’ex ministro. Ma questo non ha fermato il procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei giornalisti, per i quali il pm onorario del tribunale di Lecce aveva chiesto sei mesi di reclusione.

Un’accusa da far perdere il sonno, ma non è tutto: a bruciare è il senso di ingiustizia, perché Bellanova non ha querelato anche, come avviene solitamente, le testate e i direttori responsabili, ma solo i giornalisti, l’anello più debole della catena, gli operai dell’informazione, come li definisce efficacemente Mary.

Eppure, proprio loro hanno combattuto senza risparmiarsi e hanno vinto la battaglia: “Eravamo a un passo dalla prescrizione – racconta Mary -, ma Danilo ed io avevamo deciso, se necessario, di rinunciarci, perché volevamo che i giudici si esprimessero nel merito. Dicessero cioè che avevamo fatto il nostro lavoro correttamente, incardinando la nostra cronaca su una notizia verificata e verificabile, perché si trattava di una vertenza di lavoro con memorie note, da cui sono state estratte le dichiarazioni riportate. Era questione di libertà di stampa, noi abbiamo difeso l’art.21 della Costituzione. E il giudice finalmente l’ha riconosciuto, decidendo l’assoluzione piena per tutti noi”.

Laura Verlicchi*
Candidata nelle liste Senza Bavaglio alle elezioni della ALG e della FNSI

verlicchilaura7@gmail.com
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*Ha lavorato al Giornale in diverse redazioni, dalla Cronaca all’Economia, dal 1980 fino al pensionamento nel 2015. Membro del Cdr dal 2001 al 2006, consigliere ALG dal 2017 al 2018. All’Ordine nazionale è stata revisore dei conti (2007-2010) e consigliere di disciplina (2013 – 2021).

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