Sindacato come alla fine di Bisanzio: generali senza truppe

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 16 novembre 2022

Il mio “amico”, ormai passato a miglior vita, presidente (o meglio dittatore) del Gabon per una quarantina d’anni, Omar Bongo, accusato di vincere le elezioni con i brogli, un giorno confidenzialmente mi disse: “I maneggi si fanno prima. Le mie votazioni sono libere e democratiche”. Infatti, ammetteva candidature di facciata, di persone poco importanti e con scarso seguito.

Una volta (magnanimo!) permise anche al capo della consistente opposizione, in esilio, di tornare in patria per registrare la sua candidatura ma al momento dell’atterraggio del volo con a bordo il suo antagonista, fece chiudere l’aeroporto: “Che peccato – sussurrò in televisione con il viso triste e contrito -. E’ arrivato in ritardo: non ha potuto registrarsi e non può concorrere. Che dispiacere!”

Lo sfondamento turco nelle mura di Costantinopoli (Bisanzio) in un dipinto del Museo Topkapi

Il “Metodo Bongo”

Il “Metodo Bongo”, cioè l‘uso di trucchi e trucchetti per vincere le elezioni, è applicato con successo anche dalla dirigenza del sindacato dei giornalisti, che, pur essendo sull’orlo del fallimento e della chiusura, si permette di applicare metodi e sistemi per impedire la libera e democratica espressione del voto. Si modificano a proprio piacimento e vantaggio regole e norme.

Il primo espediente qualche giorno fa: la FNSI chiede candidamente di ammettere al voto in Lombardia, una ventina di colleghi dell’USIGRAI che, per un non meglio specificato errore burocratico, non sono risultati iscritti alla Lombarda. Cioè, a quattro giorni dal termine di presentazione delle liste, viene modificato l’elenco degli aventi diritto al voto.

Nessuno sa chi siano questi colleghi, tranne la FNSI, e quindi nessuno ha potuto contattarli per chiedergli il voto o la firma per presentare una lista. I nomi vengono poi resi noti ai rappresentanti delle varie componenti in Giunta elettorale.

Ammessi in extremis

I protettori di questi colleghi ammessi in extremis alla competizione elettorale hanno avallato un principio pesantemente autoritario: il corpo elettorale può essere modificato a piacimento pochi giorni prima della scadenza del termine della presentazione delle liste, in barba non solo allo statuto della FNSI ma anche ai più banali principi di democrazia e legalità.

Il 14 novembre,  l’ultimo obbrobrio illegale. La lista dei collaboratori per il congresso della FNSI che riunisce i gruppi di Stampa Democratica, Nuova Informazione, Non Rubateci il Futuro e i cattolici di Impegno Sindacale, tutti uniti appassionatamente contro Senza Bavaglio e contro la terza componente in lizza, quella di Giuseppe Gallizzi, non aveva le firme sufficienti per concorrere e allora come pensano di risolvere il problema? Semplice sfilano uno dei candidati e lo declassano a presentatore della lista che così, per magia, raggiunge il numero necessario alla candidatura.

Eppure, il regolamento, pubblicato sul sito dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, recita: “La consegna delle liste, accompagnate dalle firme di sostegno, deve avvenire inderogabilmente entro le ore 12.00 del 12/11/2022. Una volta depositata, con rilascio di ricevuta di ricezione, la lista non potrà più essere modificata, per qualunque ragione, anche se la richiesta di variazione e/o integrazione avviene prima della scadenza delle ore 12.00 del 12/11/2022”.

Tutto crolla

Il sindacato dei giornalisti ricorda gli ultimi giorni di Bisanzio. Tutto crolla tutto fallisce sono alle porte i turchi e allora come si reagisce? Facerndo tutti generali (i dirigenti sindacali), le truppe sono scappate (gli iscritti ridotti all’osso), le leggi considerate carta straccia (violazioni continue come quelle appena descritte), burocrazia devastante (una faticaccia raccogliere le firme per presentare le liste).

Già, la burocrazia usata contro la democrazia.  E’ infatti piuttosto stravagante che si vada ad elezioni senza fornire alle liste che si candidano la possibilità di contattare il corpo elettorale.

A Milano vengono forniti solo gli elenchi con i nomi e gli indirizzi fisici. A Roma gli elenchi sono consultabili e non copiabili e contengono solo: nome, cognome e data di nascita (per evitare omonimie). Altrove niente. Segreto assoluto.

Una metodologia antiquata che fa a pugni con la pretesa di applicare la moderna tecnologia del voto elettronico.

Una metodologia antiquata che fa a pugni con la pretesa di applicare la moderna tecnologia del voto elettronico.

Il pretesto della privacy

Ci si nasconde dietro l’assurdo pretesto della tutela della privacy, come ha potuto provare Senza Bavaglio. Per ben due volte una nostra delegazione (prima composta da colleghi milanesi e dopo da colleghi romani) è stata ricevuta a Roma dal Garante nella sede di piazza Venezia.

L’atteggiamento di chi non fornisce i contatti mail e telefonici ai gruppi che si candidano alle elezioni è stato giudicato “Arbitrario e pretestuoso”.

Tra l’altro spiegatemi: se voglio gambizzare un giornalista meglio avere il suo indirizzo fisico o la sua mail e il numero di telefono? Curiosa interpretazione della tutela della privacy.

Burocrazia vs democrazia

La burocrazia viene usata impunemente contro la democrazia per consentire a un gruppo dirigente che condivide con gli editori la responsabilità dello stato catastrofico e comatoso in cui versa l’informazione in Italia, di restare imperterrito al suo posto.

Le minoranze vengono sottoposte a pressioni inimmaginabili. Uno statuto della Federazione antiquato e pensato quando le redazioni erano gonfie e ricche, viene utilizzato per soffocare il dissenso.

Che senso ha raccogliere in Lombardia un centinaio di firme per presentare le liste? Nelle redazioni di una volta si raccoglievano in 10 minuti; oggi senza mail e numeri di telefono si devono rincorrere i colleghi in lungo e in largo per la città.

Uno sforzo che non vale la pena se poi in violazione delle regole (ferree per i deboli e fiacche per i forti) si permette a una ventina di colleghi, presumibilmente “amici” della maggioranza, di votare fuori tempo massimo e di permettere a una lista “amica” di candidarsi alle elezioni in barba alle norme.

Un requiem per un sindacato agli ultimi giorni di vita.

Massimo A. Alberizzi*
Candidato per Senza Bavaglio alle elezioni della ALG e della FNSI
massimo.alberizzi@gmail.com
twiter @sbavaglio

*Direttore Africa ExPress. Ex Corriere della Sera, corrispondente di guerra, sequestrato in Somalia e artefice della liberazione in Nigeria di due tecnici Eni. È stato consulente Onu sul traffico d’armi. Ha lavorato per Reuters. Libro Bandits. Fondatore Senza Bavaglio, membro di opposizione della Giunta FNSI. Per i suoi articoli ha una condanna a morte in Eritrea.

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La privacy non può essere usata contro la democrazia

Garante della Privacy sugli elenchi degli iscritti al sindacato da consegnare a chi si presenta alle elezioni

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