L’INPGI e le crisi dei giornali se si affrontano come si è fatto ora, l’Istituto crolla

Speciale per Senza Bavaglio
Andrea Montanari
Milano, 30 gennaio 2020

Il 2020 può essere considerato senza ombra di dubbio il possibile anno Zero del giornalismo italiano e del settore editoriale. E può essere l’anno, o stagione, della svolta definitiva per un mercato in crisi dal 2008 (l’inizio della crisi della raccolta pubblicitaria e del calo delle vendite di giornali in edicola). Una speranza, certo, per la categoria. Ma i segnali ci sono tutti.

Il primo passaggio decisivo è rappresentato dalle elezioni per il rinnovo delle cariche dell’INPGI (10-16 febbraio), l’istituto previdenziale in profonda crisi per l’eccessivo sbilanciamento tra pensionati e colleghi attivi, per l’esiguità di contributi, legati a stipendi più bassi e agli stati di crisi. Noi di Senza Bavaglio non vogliamo certo tirarci indietro. Ci siamo alleati con altri movimenti nel progetto SOS INPGI e cercheremo di rilanciare l’Istituto, rimetterlo in sesto, cancellare le gestioni (errate) passate. Il nostro programma lo conoscete. La nostra sfida è partita. E non ci fermeremo.

Ma il 2020 è pure l’anno della attesa Legge Martella, la riforma del settore, ribattezzata Editoria 5.0. Le linee programmatiche sono state definite dal sottosegretario del Pd, Andrea Martella, vicino agli ambienti del Gruppo Gedi, quindi Repubblica, Stampa, SecoloXIX, i quotidiani locali e le radio. Quindi vicino ai De Benedetti anche se a breve il controllo passerà agli Agnelli-Elkann.

Dal governo, la categoria si attende tanto: l’intervento strutturale decisivo per il salvataggio, il sostegno alla diffusione dell’informazione, il passaggio definitivo all’era digitale. Sempre che tutto divenga realtà. Sempre che le diatribe interne al governo giallorosso non prevalgano mandando a monte tutto. Le parole di Martella sono sempre positive, propositive e stimolanti. Poi però bisogna passare dalle parole ai fatti.

Anche perché nel frattempo il mercato non migliora: le preview sugli investimenti pubblicitari non sono positive. Mentre l’avanzata dei giganti del web continua: Google e Facebook macinano click, adesioni e like e rubano quote di mercato ogni giorno che passa. Anche perché la tanto attesa webtax continua a non divenire realtà. E nel frattempo il social russo Telegram continua a offrire, imperterrito, i giornali gratis, giorno dopo giorno. Bypassando il concetto di “produzione riservata”. E mentre si indaga sulle società che fanno rassegna stampa. Perché se è difficile calcolare i ricavi è ancora più complicato combattere l’illecito, la pirateria, l’accesso gratuito e diffuso ai contenuti.

Ecco perché sta per partire l’assalto alla dirigenza rappresentata dai prepensionamenti e dalle risorse messe in campo dal governo da parte dei gruppi editoriali. Il primo che ha deciso di muoversi è il gruppo Rcs Mediagroup che ha appena avviato la trattativa per valutare l’uscita, per ora senza incentivi, di 50 dei 360 giornalisti del Corriere della Sera.

Urbano Cairo, dopo anni di tagli incessanti a tutti i costi, esclusi quelli redazionali e dopo aver regolarizzato oltre 30 precari al quotidiano di via Solferino, si è reso conto che non è più possibile rinunciare alla riorganizzazione interna della redazione con uno sfoltimento non da poco. Con l’intenzione di spostare sempre più il business sul digitale e quindi necessitando di forze fresche, giovani, che costano meno.

Ma il 2020 è un anno decisivo per Rcs e ancora di più per Cairo perché entro fine aprile si deve pronunciare il collegio arbitrale chiamato in causa per la guerra tra l’editore e il fondo Usa Blackstone in merito all’acquisto, datato 2013, degli immobili di via Solferino e via San Marco da parte del gruppo d’Oltreoceano per 120 milioni da una Rcs in difficoltà (aveva lanciato l’aumento di capitale da 400 milioni e rischiava seriamente di portare i libri in tribunale per entrare in concordato).

Cairo vuole far annullare il contratto di vendita definito negli ultimi mesi del 2013 dalla Rcs del cosiddetto salotto buono perché ritiene l’operazione una vera e propria svendita. Come lo pensavano alcuni giornalisti del CorSera. La sfida è impari.

E’ un Davide contro Golia che potrebbe però avere un esito diverso dal precedente storico. Perché Blackstone ha dalla sua il fatto che l’allora cda di Rcs – mai tirato in ballo da Cairo, magari con un’azione di responsabilità – aveva definito l’offerta da 120 milioni la migliore dal punto di vista economico. Senza considerare che la gara venne gestita da Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo azionista allora come oggi di Rcs e soprattutto la banca che ha sostenuto Cairo nella scalata completata nell’agosto 2016.

Se il patron del gruppo editoriale dovesse spuntarla l’ago della bilancia si sposterebbe a suo favore, anche nella causa per danni aperti dal fondo Usa a New York. Ma se dovesse vincere Blackstone sarebbero dolori seri visto che sul piatto ci potrebbero essere i 600 milioni danni richiesta dal proprietario dei palazzi di Brera dopo che Cairo ha parlato apertamente di “usura”: c’è un’inchiesta aperta dalla Procura di Milano della quale però nulla più si sa. Se dovesse prevalere Blackstone nei giudizi sia a Milano sia a New York le cose per l’assetto proprietario di Rcs potrebbero rapidamente e drasticamente cambiare. Ovviamente, tutto è vincolato innanzitutto alle decisioni del collegio arbitrale che ha una bella patata bollente da gestire.

Aver accelerato sui prepensionamenti in casa Corriere della Sera – poi toccherà a Gazzetta dello Sport e ai Periodici di Rcs – potrebbe permettere alla casa editrice di accedere ai contributi pubblici prima di altri competitor. Perché si sa, sul mercato, che altre società ci stanno già lavorando: la Poligrafici Editoriale del presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, sta lavorando a un drastico piano di tagli ai giornali – 112 esuberi sui 283 giornalisti del gruppo – , mentre la Mondadori continua a rivedere il suo portafoglio di testate e cedere, possibilmente a Maurizio Belpietro.

Il tutto mentre ancora non si conoscono le vere strategie di John Elkann per il futuro di Gedi e delle sue testate di riferimento. Fino alla primavera, probabilmente aprile, Exor non diverrà formalmente il nuovo azionista di riferimento della casa editrice romana e, quindi, fino a quel momento non si conosceranno le reali intenzioni, i progetti del rampollo di casa Agnelli. Vero è che i capitali a Exor non mancano – FCA ha distribuito già 2 miliardi dopo la vendita di Magneti Marelli e ha promesso altri 5,5 miliardi di dividendi post fusione con la francese PSA -, ma è altrettanto vero che ancora nessuno ha capito quale sia l’intenzione ultima di Elkann, primo azionista tra l’altro del settimanale The Economist.

I colleghi di Repubblica, circa 400, dopo gli scivoli e gli incentivi dell’ultimo piano – accettati da qualche decina di giornalisti della redazione – non sanno ancora se Carlo Verdelli sarà il direttore del futuro, se davvero la spinta del digital sarà la via maestra da percorrere.

Così come a Torino, in casa La Stampa, non sanno se il direttore Maurizio Molinari resterà al suo posto o se verrà premiato con la direzione di Repubblica (come avvenuto in precedenza per Mario Calabresi). E non si è mai capito se poi si procederà allo spin-off del polo radiofonico e alla sua quotazione. Luci (i capitali, tanti, di Exor) e ombre (la strategia futura) che pesano sul secondo quotidiano nazionale e sulle altre testate, non poche, di Gedi. Anche perché, e qui parla la storia, parlano i fatti e i numeri, non le considerazioni personali, quando gli Agnelli-Elkann hanno avuto il ruolo di primo socio di Rcs nel patto di sindacato scardinato da Cairo non è che i risultati fossero positivi e le casse dell’azienda florida, tutt’altro.

La primavera in arrivo sarà poi il banco di prova per il Sole24Ore. Perché l’azionista di controllo, Confindustria, procederà alla nomina del nuovo presidente. E toccherèà a quest’ultimo valutare che fare del principale quotidiano economico-finanziario del mercato che ha perso e sta perdendo copie in edicola e che fatica a uscire dal tunnel della crisi.

Tanto più che è al centro di un’inchiesta della Procura di Milano che vede coinvolto l’ex direttore Roberto Napoletano, dopo che l’ex presidente Benito Benedini e l’ex ad Donatella Treu, hanno patteggiato per uscire di scena. Inoltre va detto che è in corso un’azione di responsabilità promossa, dopo lunghe riflessioni e tanti tentennamenti, dall’attuale Cda del Sole24Ore nei confronti dei precedessori.

Tutto ruota attorno al tema delle copie digitali della testata che sotto la gestione Napoletano registrarono balzi clamorosi portando il quotidiano color salmone al secondo posto nella classifica delle testate quotidiane più diffuse in Italia e portò poi Ads, la società che certifica e diffonde i dati di vendite, a sospendere determinate pubblicazioni periodiche. In questo senso non si può non ricordare l’azione incessante di diversi colleghi del Sole volta a far luce sull’accaduto. L’inchiesta è entrata nel vivo: evitiamo commenti.

E se tutti i gruppi editoriali soffrono – periodicamente tornano in auge piani di tagli, accorpamenti e così via nei gruppi americani Condé Nast ed Hearst -, le tv devono stare all’erta. In primis, Mediaset attaccata da anni da Sky e Discovery e ora al centro di una difficilisisma battaglia per il controllo, tra le famiglie Berlusconi e Bolloré, che potrebbe cambiare gli orizzonti e gli scenari del principale network privato commerciale italiano, pronto a dare vita a un polo europeo con la tedesca ProsiebenSat.1.

Come detto in premessa, insomma, il 2020 sarà con ogni probabilità l’anno decisivo per il settore, per il nostro mestiere e per il futuro della categoria. Tutte sfide che vedranno Senza Bavaglio e i suoi alleati pronti ad affrontarle, in prima fila e a fianco dei colleghi. Come sempre.

Andrea Montanari
twitter @sbavaglio

ECCO I CANDIDATI DELLA LISTA

SOS INPGI – GARANZIA PUBBLICA PER LE PENSIONI

VOTA IN BLOCCO TUTTI I NOSTRI CANDIDATI

 

Questa è la squadra dei nostri candidati, sostenuti in Lombardia da Senza Bavaglio, Unità Sindacale-Mil e Movimento liberi giornalisti e, a livello nazionale, da Informazione@futuro, Comitato “Diritto ex fissa” e un’alleanza formata da tutti coloro che pensano si possa e si debba voltare pagina per tutelare i giornalisti italiani e le loro pensioni attuali e future.

SCHEDA ANGOLO VERDE

Per il Comitato Amministratore della Gestione Separata Inpgi:

8 – FERRARI Tamara (Lombardia)

12 – NOVELLI Daniela (Lazio)

15 – TANCREDI Valeria (Emilia Romagna)

SCHEDA ANGOLO GIALLO

Per il Collegio Sindacale della Gestione Separata Inpgi:

5 – GALLIZZI Stefano  (Lombardia)

9 – PASTERIS Vittorio (Toscana)

SCHEDA CON ANGOLO MARRONE
INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Lombardia
Max 8 preferenze

BERTANI Davide Lombardia Notizie

6 BONI Valerio – Freelance, ex Mondadori

7 BORZI Nicola Alessio – Freelance giornalista investigativo

11 FUMAGALLI Maria Ancilla – Ufficio stampa Comune di Brugherio

13 LIBELLI Marco – Il Sole 24 Ore

15 MONTANARI Andrea – Mf – Milano Finanza

16 PATARGA Alan Patrizio – TgCom24, NewsMediaset

20 STIGLIANO Daniela Aurelia detta Daniela  Oggi, Rcs Mediagroup

INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Lazio
Max 7 preferenze

1 – ALTIERI Francesca – Tg3

11 – FANTAUZZI Cistiano – AdnKronos

14 – MANTOVANI Alessandro – Il Fatto Quotidiano

15 – MAURIZIO Pier Angelo – Videonews Mediaset

19 – POLIDORI Elena G. – Quotidiano Nazionale

21 – RONDINELLI Giancarla – RaiUno

25 – TROMBIN Paolo – Tg5

INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Campania
Dai una sola preferenza

4 – PIROZZI Alfonso – ANSA

INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Sicilia
Max 2 preferenze

ALEPPO Orazio Maria – RAI
CICERO Alberto – La Sicilia

INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Toscana
Max 2 preferenze

3 – MANZOTTI Michele – La Nazione
6 – ZAMBELLI Lucia – Regione Toscana

INPGI 1 Giornalisti in attività di servizio – Veneto
Dai una sola preferenza

2 -DE ROSSI Roberta – La Nuova Venezia

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SCHEDA CON ANGOLO ROSSO
Max 7 preferenze

INPGI 1 Pensionati – lista nazionale

ALBERIZZI Massimo  (Lombardia)

3 BARTOLONI  Romano (Lazio)

16 GALLIZZI Giuseppe (Lombardia)

20 MAURO Silvia (Lazio)

25 SBARDELLA Marina (Lazio)

26 SINIGAGLIA Donato (Veneto)

28 VILLOTTA Pietro (Friuli Venezia Giulia)

…………………………….

SCHEDA CON ANGOLO BLU
Max 4 preferenze

INPGI 1 Collegio dei Sindaci – lista nazionale

ABRUZZO Francesco detto Franco (Lombardia)

FRANZ Pierluigi (Lazio)

11 RONSISVALLE Luigi (Sicilia)

…………………………….

 QUANDO, COME E DOVE SI VOTA

 Le elezioni per il rinnovo degli Organi Collegiali dell’Inpgi – Gestione principale e Gestione separata – si terranno nel mese di febbraio 2020. Si vota da casa via computer dalle ore 8.00 di lunedì 10 febbraio alle ore 22.00 di mercoledì 12 febbraio.Oppure si può votare presso il proprio seggio di appartenenza dalle 10:00 alle 20:00 di sabato 15 e domenica 16 febbraio 2020.

Questo il calendario:

  • Voto telematico– gli iscritti potranno votare per via telematica senza interruzione dalle ore 8:00 di lunedì 10 febbraio 2020 alle ore 22:00 di mercoledì 12 febbraio 2020 (ora italiana). I colleghi potranno votare utilizzando il proprio codice iscritto, la password personale e un codice PIN, generato in tempo reale al momento dell’accesso e recapitato via SMS sulla propria utenza telefonica mobile, tramite il sito web dell’Istituto (www.inpgi.it). Ogni iscritto potrà votare on line in pochi minuti, utilizzando un PC, uno smartphone, un tablet o ogni altro device collegato a internet, seguendo un semplice e veloce percorso guidato.
  • Voto al seggio– chi preferirà esprimere il proprio voto presso il seggio elettorale della Circoscrizione di appartenenza potrà recarsi personalmente presso i seggi elettorali istituiti presso gli Uffici di corrispondenza regionali, che resteranno aperti dalle 10:00 alle 20:00 delle giornate di sabato 15 e domenica 16 febbraio 2020.

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