Speciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Milano, 18 luglio 2022

Per salvare le future pensioni dei non contrattualizzati, gli iscritti alla Gestione Separata INPGI (INPGI 2), non resta che passare velocemente all’INPS. Ed è ciò che è stato chiesto in un’interrogazione Parlamentare alla Commissione Lavoro.

Incredibile la risposta della Sottosegretaria Tiziana Nisini, tutta in un magnifico burocratese. Da ascoltare con grande attenzione, invece, la replica dell’onorevole Walter Rizzetto.

“Nessun rischio di sostenibilità per le pensioni dei giornalisti freelance –  dichiara la Sottosegretaria Nisini –. Secondo quanto riferito dall’INPGI , la Gestione Separata fa registrare un andamento economico in costante crescita”. Da non credere! Ma i suoi uffici si sono dimenticati che sempre “secondo l’INPGI” la Gestione Sostitutiva dell’AGO (INPGI 1) andava alla grande e aveva una sostenibilità di 50 anni?? Ne sono passati nemmeno una decina per arrivare in default con il risultato ben noto a tutti.

Inoltre, come ha scritto più volte GAP (Giornalisti Autonomi Previdenti per un Nuovo Inpgi, un’aggregazione spontanea di colleghi) contrariamente a quanto sostiene l’attuale dirigenza, già il bilancio 2020 dell’INPGI 2 mostrava per la prima volta l’impatto della crisi con la riduzione, rispetto al 2019, sia delle entrate previdenziali  (-7%) sia dell’avanzo della gestione previdenziale (-13,4%), a causa soprattutto della frenata dei contratti CoCoCo e del calo dei redditi per tutte le tipologie di lavoratori autonomi.

E come mai gli attenti uffici della Sottosegretaria invece di ripetere pedissequamente cose note, non si sono soffermati a capire i motivi per cui l’INPGI 2 è un ente ricco? Facile: eroga (per ora) pochissime pensioni e, di media, con un importo che a malapena raggiunge la metà della pensione sociale.

“La scelta del legislatore è stata ispirata al rispetto dell’autonomia della categoria e a criteri di ragionevolezza, ritenendo che Il nuovo modello organizzativo potesse garantire parametri di efficienza e sostenibilità”, prosegue la Sottosegretaria. Beh, di questo siamo certi, il legislatore ha commesso un errore macroscopico.

Al contrario, infatti,  il nuovo modello molto difficilmente garantirà quei parametri. E lo Statuto, fortunatamente bocciato dalle opposizioni, ne è una dimostrazione lampante.

E’ ormai sotto gli occhi di tutti che lo sport più in voga nell’editoria del mercato italiano è quello di ridurre al minimo i contrattualizzati in redazione e di incentivare l’uso smodato dei collaboratori a poco prezzo.

Il giornalismo è agli sgoccioli e i giornalisti allo sbando con un sindacato inerme ancor più dei suoi iscritti. Ultimamente il focus del dibattito nella categoria è su freelance e precari con compensi in caduta libera, e, cosa forse ancor più grave, Cococo e, addirittura, partite IVA utilizzati come contrattualizzati ex art. 1 oppure collaboratori ex art.2. Tutti rigorosamente con obbligo di esclusiva. In pratica: sfruttamento di massa e minime garanzie.

L’equo compenso, allora affossato proprio da uno scellerato accordo tra il sindacato dei giornalisti e quello degli editori, sembra diventato ormai una chimera. Ben poche le speranze di una sorta di “tariffario” che per legge stabilisca dei minimi inderogabili per ritornare a riequilibrare un mercato dei non contrattualizzati allo sbando.

Questo è l’oggi. Ma che ne sarà del domani? Le poche pensioni erogate oggi dalla gestione separata dell’INPGI (INPGI 2), circa 1.400, a fronte di 21.591 mila contribuenti attivi nel 2021 e 45.791 iscritti, sono ampiamente al di sotto della pensione sociale.

Nel 2021 la pensione media erogata da INPGI 2 è stata di 2.514 euro lordi l’anno, 179,57 euro lordi al mese (per 14 mensilità). E’ il sistema pensionistico per i lavoratori autonomi che non funziona, Il sistema contributivo che di fatto è molto semplice: tanto versi, tanto prendi di pensione.

L’interrogazione parlamentare dell’onorevole Rizzetto, dopo un incontro con i rappresentanti GAP

In realtà il calcolo contributivo, anche con redditi piuttosto alti (cosa peraltro piuttosto rara oggi) e quindi versamenti contributivi di tutto rispetto, porterà a una pensione di poche centinaia di euro al mese.

Insomma nessun pensionato INPGI 2 potrà mai avere una pensione almeno pari a quella sociale (468,11 euro al mese). E allora come si può fare? I dirigenti attuali dell’INPGI, gli stessi che hanno portato l’INPGI 1 all’INPS, si apprestano a conquistare anche  l’INPGI 2 trasformandolo nel Nuovo INPGI.

Gli stessi compensi, gli stessi soldi al sindacato in cambio di “servizi” che in realtà non servono più al Nuovo INPGI. Con ben 77 dipendenti non è difficile riorganizzare una struttura davvero al servizio degli iscritti.

Iscritti che oggi non riescono a ricevere da nessuno risposte ai loro quesiti e alle loro richieste di informazioni. L’INPGI, certo, oggi ha un ricco patrimonio e la sostenibilità attuariale a 50 anni, tutto peraltro secondo quanto richiesto dalla legge. Niente di più.

Non dimentichiamo che pure l’INPGI 1 solo pochi anni fa aveva un bilancio attuariale che certificava 50 anni di sostenibilità e abbiamo visto come è finita. Nonostante un patrimonio consistente non ci risulta ci siano progetti per migliorare le pensioni degli iscritti.

A questo punto l’unico obiettivo auspicabile e per cui vale la pena di lottare davvero è che anche l’INPGI 2 passi all’INPS, e immediatamente, fino a che ci sono i soldi.

Bisogna che le forze politiche intervengano prima che sia troppo tardi ed evitino il futuro problema sociale di una popolazione di giornalisti nuovi poveri con pensioni da fame.

Simona Fossati
simona.fossati@gmail.com

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