Senza Bavaglio
Roma, 28 ottobre 2019
Ormai è ufficiale. Fare il sindacalista vuol dire avere un mestiere con una retribuzione, naturalmente pagata dai colleghi che incredibilmente accettano non solo di essere massacrati da un sindacato che ha perso la bussola, ma sono disposti anche a pagare per essere maltrattati.
Così noi intendiamo la mozione approvata all’unanimità che assegna un appannaggio al segretario dell’USIGRAI. Una misura che si scontra con tutte le dichiarazioni di principio pronunciate negli anni dalla FNSI. Ma, soprattutto, va contro lo spirito del sindacato stesso: il lavoro sindacale dei giornalisti non deve essere retribuito. Lo si fa per un ideale e con spirito di sacrificio e solidarietà. Punto!
Già avevamo criticato la decisione della FNSI di dotare di un gettone di presenza i membri della giunta esecutiva. E la decisione dell’Ordine del Lazio che retribuisce profumatamente a cottimo (e in gran segreto, forse per nascondere la vergogna) i consiglieri di disciplina.
I colleghi stanno patendo la fame, gornalsti per strada a 50 anni che non trovano lavoro e non percepiscono ancora la pensione, i liberi professionisti con miseri compensi autorizzati dal sindacato e i sindacalisti che fanno? Si danno uno stipendio. Senza vergogna come se tutto fosse normale e dovuto.
Ora l’USIGRAI, il potentissimo sindacato dei giornalisti della RAI, decide con una mozione di studiare il modo di assegnare un compenso al suo leader.
“L’assemblea dei CdR e dei fiduciari della Rai, riunita ad Assisi l, 2 e 3 ottobre delibera che a partire dal prossimo Congresso dell’USIGRAI, il segretario ha diritto a un’indennità – a carico del bilancio associativo – commisurata alla perdita economica determinata dalla sospensione dell’attività lavorativa e la conseguente perdita di tutta la parte variabile della retribuzione.
Dà quindi mandato al comitato dei garanti dell’USIGRAI di individuare le più corrette forme di calcolo di tale indennità.
Approvata all’unanimità”
A leggerla c’è da trasecolare. E’ normale che un lavoratore difenda il suo lavoro. Se fare attività sindacale diventa un lavoro, è logico che chi la esercita difenda il suo lavoro. Con conseguenze che tutti possiamo immaginare: Si innesca un meccanismo di conflitto di interessi assurdo.
Ma quello che sorprende di più è che la richiesta di stipendio per i sindacalisti viene dai giornalisti RAI i più privilegiati del panorama italiano dell’informazione. Alla emittante di Stato non hanno mai licenziato nessuno, non c’è mai stata cassa integrazione, solidarietà o stati di crisi. I dipendenti godono per esempio dell’ex fissa, di altre prebende e mance. Ma non solo, l’USIGRAI attraverso la commissione paritetica partecipa alla gestione delle assunzioni in una sorta di cogestione inconcepibile altrove, nelle altre aziende editoriali normali.
Naturalmente il sito della FNSI – che si è affrettato a dare la notizia della censura dei CDR della RAI al presidente dell’Ordine nazionale, Carlo Verna, reo di avere qualche opinione diversa da quelle dei dirigenti della Federazione e da quelle del segretario dell’USIGRAI, Vittorio Di Trapani – si è guardata bene dal pubblicare la notizia della richiesta di stabilire un appannaggio al capo del sindacato RAI. Meglio che i sudditi non sappiano. Come si fa a pontificare contro le censure e i bavagli se poi si censura e si imbavaglia per noi è un mistero.
L’inaccettabile incrocio perverso di interessi è stato reso manifesto quando l’ex segretario generale della FNSI, Franco Siddi, è stato nominato consigliere generale della RAI in quota renziana.
Le regole del sindacato sono e devono essere chiare. Non si può essere promossi durante il proprio mandato e nei due anni successivi alla scadenza. Vecchie norme non più di moda, rottamate come il giornalismo, la sua etica e la sua deontologia.
La richiesta più logica che viene ora spontanea è ua sola: l’USIGRAI ritiri immediatamente quella scandalosa mozione e ribadisca con forza che il lavoro sindacale deve essere volontario e non retribuito, frutto di una spinta ideale e solidaristica.
Senza Bavaglio
twitter @sbavaglio
(1 – continua)
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