Carissimi amici di Senza Bavaglio,
vi ringraziamo tutti per l’aiuto che ci avete dato e per l’impegno dimostrato. La lista ha avuto un buon risultato anche perché moltissimi, delusi da un sindacato imbelle, arrendevole con gli editori e spesso addirittura succube, si sono disiscritti e hanno lasciato. Non sono più iscritti e, ovviamente, non hanno potuto votare.
Una squadra omogenea
La nostra squadra si è presentata compatta e le variazioni delle preferenze sono state limitate. Questo vuol dire che siamo stati omogenei e ci siamo coagulati bene. I candidati hanno partecipato alla campagna elettorale con entusiasmo e abnegazione.
I risultati pubblicati sul sito Alg sono qui .
Rispetto alle passate elezioni (2018) abbiamo un seggio in più per i collaboratori, sia in direttivo della Lombarda sia in Congresso.
Faremo di tutto per rispettare le promesse fatte in campagna elettorale, lottando per i collaboratori, siano essi precari, fissi e/o saltuari, bloccando lo svuotamento delle redazioni e per restituire ai pensionati i diritti scippati.
Nelle redazioni impazza il lavoro nero e il mobbing. Lo smart working giova ai conti degli editori ma nulla dei risparmi realizzati entra nelle tasche dei redattori. I contratti integrativi sono quasi spariti, ma gli editori distribuiscono dividendi agli azionisti senza mai curarsi di chi i media li fa e li cura.
È urgente applicare concretamente la direttiva europea per il copyright, compreso l’articolo 15 (proventi ai giornalisti).
Difendere i non contrattualizzati
Non dobbiamo abbandonare la parte più debole del giornalismo: i non contrattualizzati, i fotografi, gli operatori dei nuovi media che pur al centro del sistema dell’informazione, ne vivono ai margini.
E’ necessario più che mai ricostruire l’alleanza, lacerata e a pezzi, tra contrattualizzati e freelance. La politica sindacale li ha messi in competizione e in antagonismo, con gran gioia degli editori che dal conflitto ci hanno guadagnato.
Giudici incomprensibili
Purtroppo, i giudici spesso prendono decisioni incomprensibili e illogiche e quindi la strada giudiziaria appare difficile e sconnessa, ma noi non dobbiamo rinunciarci a priori. Piuttosto dobbiamo ripristinare una corretta logica sindacale che non rinunci alla conflittualità, per non essere travolti da editori che fanno solo i loro interessi e da sindacalisti proni ai voleri aziendali.
Occorre assolutamente rifondare questo sindacato che così com’è non ha più nessuna ragion d’essere. Occorre snellirlo e renderlo democratico. Abolendo incomprensibili pratiche burocratiche (come la raccolta firme per presentare le liste alle elezioni) che ne indeboliscono le forze. I mandati dei dirigenti (4 anni) sono troppo lunghi e servono soltanto a costruire sindacalisti di professione, che si allontanano dal giornalismo, dalle redazioni e dal marciapiede, e non torneranno mai più al lavoro.
Lazio e Lombardia penalizzate
E poi che senso ha dare alle piccole/medie regioni una rappresentanza così sproporzionata? Nel Lazio e in Lombardia risiedono quasi l’80 per cento delle aziende editoriali. Ma assieme non raggiungono neppure il 50 per cento dei delegati al Congresso!
L’Ordine così com’è è superato e non serve a nulla, o meglio serve solo a trovare un posto a sindacalisti di professione. I tentativi di resuscitarlo sono stati vani. Rompiamo un tabù: apriamo un dibattito se abolirlo e sostituirlo con qualcosa di più moderno e al passo con i tempi.
Autorevolezza e prestigio ai minimi termini
Nessuno si è posto il problema della perdita di autorevolezza e prestigio dei media. Invece il lavoro si difende anche tutelando la qualità del prodotto. Già, ma nessuno se ne occupa. Molti giornali sono diventati cataloghi pubblicitari e la commistione tra annunci economici e informazione è presente tutti i giorni a scapito della qualità.
Forse non è chiaro che, se i giornali non sono più credibili, non vendono più e quindi non c’è bisogno di nessuno che li confezioni?
Alle elezioni appena conclusesi una candidata professionale ha postato nel suo curriculum una stravagante qualifica: ambasciatrice di una casa di moda, con tanto di nome del brand. Nessuno ha osato dire qualcosa. E’ giusto confondere gli influencer con i giornalisti? Per sopravvivere ci si può anche suicidare, ma siamo al dramma.
Politica e giornalismo
Occorre poi spezzare l’incestuoso rapporto tra politica e giornalismo. O si entra in politica o si fa il giornalista. Le porte girevoli si rimproverano ai giudici ma poi si scimmiottano pedissequamente senza pensarci due volte, ahimè. Come si fa a considerarci “quarto potere” se poi si amoreggia con gli altri tre?
Il pensiero va a Enzo Biagi e a Indro Montanelli, che non si sono mai fatti sedurre dalla politica. Giornalisti d’altri tempi? Forse, che diventano dei giganti se paragonati a quanti si vantano di essere passati attraverso questo o quel partito o di essersi candidati sindaci da qualche parte. La farsa è che questi comportamenti non destano più stupore e indignazione ma vengono accettati come normali.
Economia, politica e media
Ma non solo. Pensiamo alla grande. La crisi dell’editoria passa anche per la sua perdita di credibilità che si può recuperare spezzando il rapporto che esiste tra politica, economia e media. Come la Rivoluzione Francese ha imposto la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, la rivoluzione degli anni 2000 passa attraverso la necessità di separare i poteri economico, politico e dei media.
Come vedete di idee ne abbiamo tante e siamo pronti a discuterle e a realizzarle con voi. E con voi intendiamo uscire, assieme al giornalismo, da questo pantano, chiedendo l’aiuto di tutti i giornalisti perbene. Ce ne sono tanti che hanno lasciato il sindacato o che non intendono iscriversi. Forza ragazzi insieme ce la faremo a rovesciare il tavolo!
Venite alla cena di Natale
Intanto siete tutti invitati a partecipare alla cena organizzata da Senza Bavaglio Centro Studi per il Giornalismo. L’appuntamento è fissato per giovedì 15 dicembre alle ore 20, al Ristorante La Polena, Via Correggio 6 (metropolitana Linea 1, fermata Buonarroti). Ci saranno gli eletti e i candidati di Senza Bavaglio.
Come sempre in occasione dell’incontro prenatalizio, chi si ricorda, dovrà portare un piccolo regalo anche un minipensiero, che verrà estratto a sorte, in modo che ognuno si ritrovi un dono. Oltre a questo “scambio” ci sarà una piccola riffa con altre sorprese.
Il prezzo della cena è di 25 euro a testa, tutto compreso.
Come nelle precedenti cene natalizie, potete portare un’accompagnatrice/tore. Questa volta la cena di Natale è aperta anche ai simpatizzanti e sostenitori di Senza Bavaglio. Insomma, ritroviamoci tutti lì, nel simpatico ristorante La Polena.
E’ indispensabile prenotare entro e non oltre il 13 dicembre alla mail: freelance@usgf.it
Infine, grazie anche alle organizzatrici della cena, elette per Senza Bavaglio tra i delegati della FNSI e alle cariche sociali della ALG, Simona Fossati, Luisa Espanet, Nicoletta Morabito.
Senza Bavaglio
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