IL PROGRAMMA DI SENZA BAVAGLIO PER I PROFESSIONALI
1. Un nuovo contratto. Quello in vigore è stato siglato nel 2014 e scaduto nel 2016. Nel frattempo il costo della vita è aumentato vertiginosamente e la professione è stata minata nelle sue fondamenta. Senza Bavaglio si impegna a lavorare da subito a un nuovo contratto e a una più efficace politica per difendere dai ricatti degli editori i diritti di tutti i giornalisti. Il sindacato deve tornare ad avere un ruolo autorevole. Occorre costringere gli editori ad applicare nuovi minimi contrattuali per chi è assunto, compensi più elevati per chi svolge l’attività di freelance e l’assunzione di chi – inquadrato come collaboratore – è di fatto un redattore o un corrispondente “abusivo”. Gli inquadramenti attuali (secondo gli articoli 1, 2, 12, 36) vanno mantenuti tali senza formule fantasiose.
2. Un solo giornalismo, un solo contratto. Oggi il lavoro giornalistico è regolato da 5 diversi contratti: Giornalisti (FIEG/FNSI), Giornalisti Radio televisione imprese locali (AerantiCorallo/FNSI), Giornalisti testate periodiche a diffusione locale, no profit on line (USPI/FNSI), Giornalisti testate periodiche a diffusione locale e testate on line prevalentemente locali (ANSO/FISC/FNSI), Contratto dei giornalisti nella PA (ARAN/FNSI). Senza Bavaglio vuole che il contratto sia unico, perché occorre dare garanzia di libertà e professionalità a tutti i giornalisti che svolgono l’attività in maniera continuativa, indipendentemente dalla natura del datore di lavoro. La crisi dell’editoria, che pure è innegabile, non può essere un alibi per la precarizzazione selvaggia e per arretrare sul fronte dei diritti.
3. Soldi solo agli editori virtuosi. Occorre fare pressione sul Governo affinché assegni le pubbliche provvidenze all’editoria solo dopo il vaglio di un’apposita commissione, composta anche da giornalisti. Troppi stati di crisi fantasma sono una facile scusa degli editori per alleggerire i costi e aumentare gli utili, sacrificando professionisti di esperienza senza creare nuovi (giovani) occupati in forma strutturata e non precaria. Stop alle rottamazioni: servono attività di replacement per chi perde il posto e controlli veri per evitare utilizzo di pensionati e prepensionati in redazione al posto dei dipendenti.
4. Risolvere l’annosa vicenda dell’ex fissa. Che non è un privilegio, ma un diritto – frutto di un accordo contrattuale-previdenziale – maturato , al momento, da circa 2400 giornalisti pensionati, che non vedono saldato il loro credito dal 2010. Se si permette una violazione contrattuale così palese, come si possono impedire altre corpose violazioni e altri scippi di diritti?
5. Basta contratti a termine infiniti. Si deve limitare a un massimo di tre i contratti a termine tollerati prima dell’assunzione.
6. Fermare il mobbing. Il clima nelle redazioni è sempre peggiore, con intimidazioni, provvedimenti disciplinari pretestuosi, ricatti, disparità di trattamento, carichi di lavoro e stress in aumento. Bisogna garantire ai colleghi uno “sportello mobbing” che li tuteli e li sostenga realmente e sanzioni i responsabili.
7. Più trasparenza nel rapporto con la pubblicità. Notizie e pubblicità non devono scambiarsi i ruoli: basta alle collaborazioni in cambio merce, al conflitto d’interessi fra giornalisti e uffici stampa, ai redazionali mascherati.
8. Passaggi automatici alle qualifiche di redattore esperto e senior. Sono gli unici due strumenti di carriera previsti dal Contratto per gli scriventi, ma questo riconoscimento di anzianità è affidato al puro capriccio dei direttori.
9. Contrasto alle querele bavaglio. Occorre una legge per fermare le querele temerarie che altro non sono che intimidazioni nei confronti di media e giornalisti.
10. Il Web non è la serie B. Va regolamentato in modo serio, ampliando le figure giornalistiche e permettendo ai colleghi più informatizzati di essere trattati come redattori e non come tecnici, oltretutto sottopagati. Stop all’uso degli influencer (pubblicitari mascherati) e dei blogger per articoli giornalistici. I siti e i blog che fanno informazione devono essere registrati come i giornali e devono avvalersi di almeno un giornalista regolarmente pagato.
11. Basta regali ai colossi della Rete. Ricorriamo a tutti gli strumenti per ottenere la prevista adeguata remunerazione degli articoli giornalistici diffusi gratuitamente online (Google, Facebook, ecc.). E’ necessario costringere i governi ad applicare concretamente la Direttiva europea per il copyright, compreso l’articolo 15 (proventi ai giornalisti).
12. Corretto inquadramento dei giornalisti negli uffici della Pubblica amministrazione. Il contratto del giornalista nella PA , strombazzato con toni trionfalistici dalla Fnsi, si proponeva di omogeneizzare la situazione presente negli uffici stampa di Regioni, Province e Comuni, ma ha finito per penalizzare fortemente i colleghi.
13. La Fnsi va riorganizzata. Noi vogliamo una modifica statutaria radicale che contempli l’organizzazione del sindacato non solo su base territoriale, ma anche sul “peso” delle regioni e della rappresentanza reale dei settori in cui si esercita la professione: carta stampata, tv, radio, web, agenzie, pubblica amministrazione. Inoltre va snellita la burocrazia sindacale. Una giunta Fnsi con 16 dirigenti eletti e 20 presidenti/segretari regionali è inutile e costa un mucchio di quattrini.
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