Respinto il tentativo di ControCorrente di imporre un boccaccesco statuto INPGI

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Roma, 16 giugno 2022

Sì, boccaccesco lo statuto che ControCorrente ha proposto per il Nuovo INPGI. Boccaccesco perché volgare e indecente.

L’impianto del documento presentato per l’approvazione in Consiglio Generale, infatti, non mirava ad assicurare una pensione decorosa e dignitosa ai sottoproletari dell’informazione, cioè i colleghi collaboratori che guadagnano pochi euro, ma si poneva solo l’obbiettivo di salvaguardare il posto a quei dirigenti sindacali responsabili del tracollo dell’INPGI 1 e di assicurare un finanziamento al sindacato, nonostante le sue responsabilità dello sfascio del giornalismo in Italia.

Invece di cogliere al volo l’occasione di rinnovare drasticamente l’istituto di previdenza destinato ai lavoratori autonomi, cos’hanno fatto i nostri burocrati? Hanno riproposto la gestione elefantiaca e costosa del vecchio fatiscente INPGI con inutili fiduciari regionali, nonostante che gli accordi con l’INPS  prevedano che solo fino a 100 dipendenti se ne andranno e al Nuovo INPGI resteranno più o meno 77 impiegati. Un numero più che sufficiente per gestire l’INPGI 2 e metterne un certo numero a disposizione degli iscritti per rispondere alle richieste in tempo reale. Secondo loro c’era anche la necessità di fiduciari regionali.

Penosi interventi

Penosi gli interventi a sostegno di uno statuto improponibile. Addirittura, un esponente lombardo di ControCorrente ha caparbiamente difeso un articolo che prevedeva la completa segretezza degli atti di tutti i lavori del consiglio di amministrazione.

Un comportamento che mi ha ricordato quello di un consigliere comunale di Milano di Italia Viva, che ha votato contro la concessione della cittadinanza onoraria a Julian Assange, sostenendo che “uno Stato ha diritto di secretare documenti sensibili”. Certo, ma dovere di un giornalista è quello di rivelare i documenti secretati di cui riceve notizia.

Ma ormai i mandarini del sindacato dopo decenni di permessi sindacali si sono perfino scordati di essere giornalisti e come si fa questo nostro amato mestiere.

Futuro già rubato

Senza vergogna anche i colleghi che fanno capo a un gruppo che si fregia di uno strano nome: “Non Rubateci il futuro”. Ha da tempo mostrato di non avere nessun interesse a tutelare il futuro dei colleghi più deboli, ma è sempre pronto ad assicurare il proprio.

Infatti, continuano a ripetere, come un disco incantato, che le minoranze hanno “boicottato” il loro progetto che ha avuto 39 voti contro i 19 voti delle opposizioni. Una vergognosa cantilena che mira a convincere il pubblico delle bontà democratiche delle loro proposte.

Hanno dimenticato che quasi tutti gli statuti prevedono una maggioranza qualificata per la loro modifica. Un sistema democratico ideato per incentivare le varie componenti a trovare e approvare testi condivisi, in modo tale che sia impedito a una maggioranza di prevaricare una minoranza.

In Italia la maggioranza qualificata, tra l’altro, si utilizza per le prime tornate di votazioni per eleggere il presidente della Repubblica, per modifiche costituzionali e per approvare indulti e amnistie.

Sensibiltà democratica

Ma nessuno si sogna di sostenere che se la votazione non ha raggiunto il quorum richiesto da una maggioranza qualificata c’è il boicottaggio o l’ostruzionismo di chi ha votato contro. Questione di sensibilità democratica, che, si vede, manca del tutto ai nostri avversari.

Solo chi ha una visione verticistica, autoritaria, antidemocratica e burocratica dell’organizzazione sociale (e in questo caso sindacale) può sostenere che l’opposizione ha fatto ostruzione a un progetto di statuto. Invece ha semplicemente utilizzato i diritti messi a disposizione di chi con lungimiranza ha stabilito criteri per creare coesione e unità!

Già unità. I signori del sindacato parlano di necessità di procedere uniti e coesi per contrastare gli editori. E poi fanno di tutto per dividere e spaccare. O semplicemente per imporre le loro idee e i loro punti di vista.

Quando si deve costruire una bozza di statuto e si sa che per essere approvata ha bisogno di un voto a maggioranza qualificata, logica vuole che si tratti con l’opposizione per arrivare a un testo condiviso. Invece no. Come una panzer division ControCorrente (qualcuno insiste perché io la chiami ContoCorrente, chissà perché!) ha voluto procedere per la sua strada. Scartando a priori i suggerimenti di chi non è dalla sua parte, ha presentato (dopo averlo tenuto inspiegabilmente e vergognosamente segreto per parecchi giorni) un testo inaccettabile. Boccaccesco appunto.

Julian Assange

Cosa contiene il loro testo? Come ho spiegato pubblicamente in una riunione del Consiglio Generale io sono un ammiratore di Julian Assange. Quindi penso che sia mio compito e dovere di giornalista – oltre che utile e opportuno – rendere noto ciò che qualcuno vuole tenere riservato nelle segrete stanze. Obbedisco, a differenza dei signori di ControCorrente, a uno dei principi del giornalismo caro a Joseph Pulitzer: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via”.

Quindi su questo link  trovate la proposta boccaccesca di ControCorrente.

Decidete voi quali sono i punti più ignobili, non avete che l’imbarazzo della scelta:  l’innumerevole numero di delegati e fiduciari regionali tutti regolarmente retribuiti, o il metodo di elezione regionale che relega la Lombardia e il Lazio, dove vive la maggioranza dei collaboratori, a un ruolo marginale rispetto alle piccole e medie regioni dove regna la RAI (bacino di voto di ControCorrente, fatta di giornalisti che hanno un trattamento privilegiato rispetto a tutti gli altri)? O se preferite date un’occhiata all’articolo 24, il comma di segretezza che sembra uscito da un manuale minaccioso di Torquemada.

C’è da sollazzarsi per non piangere, soprattutto se si confronta tutto ciò con le farneticanti dichiarazioni contenute nel comunicato di ControCorrente che parla di una bozza di statuto “rispondente ai requisiti obbligatori”, tacendo su quelli facoltativi, ahimè, tutti tesi a mantenere il potere nelle loro mani alla faccia della democrazia e delle pensioni dei poveracci.

Violenta sberla

La violenta sberla presa a Roma da ControCorente ricorda quella presa a Milano dove sempre la maggioranza che voleva imporre un nuovo statuto non condiviso, è stata punita da una decisione della magistratura che ha bocciato, come irregolare e irrispettosa delle regole, la procedura utilizzata per stabilire la nuova norma statutaria.

Ribaltare le carte in tavola diventa una pratica usuale di questa maggioranza. Loro sono i carnefici ma si presentano come vittime. Noi, che siamo le vittime, veniamo additati come i carnefici.

Tra l’altro sarebbe stato molto semplice risolvere i problemi dell’INPGI 2, semplicemente chiedendo ai ministeri di accorparlo all’INPS. Nessuno tra i difensori di un INPGI autonomo, spiega  la necessità di mantenerlo tale. L’accorpamento all’INPS è ormai l’unica soluzione, se si vuole veramente tentare di salvare le pensioni dei paria del giornalismo.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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