Giornali, tv liguri e marchette: il pasticciaccio di Toti a Dubai

Alessio Algeri
Genova, 9 maggio 2022

Che senso ha leggere i giornali e guardare i Tg in Liguria?

Da quando sono state rese note alcune iniziative intraprese dalla Regione Liguria, è lecito chiedersi se i media liguri – almeno una parte – svolgano un lavoro obiettivo e libero da influenze politiche. Una chimera, ed ecco perché: nello scorso mese di marzo, gli uffici regionali liguri preposti hanno contattato una mezza dozzina di redazioni per invitare alcuni giornalisti a Dubai, in occasione della presentazione del “Boat show”.

Un viaggio di quattro giorni con volo e pernottamento pagati dalla Regione Liguria, cioè con soldi pubblici, quelli che devono essere spesi per la sanità, i trasporti, le scuole e non per la propaganda del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Quest’ultimo non ha risposto a chi gli ha chiesto di conoscere i costi di quella che è sembrata una ‘spedizione’ a Dubai. Nemmeno tv e giornali invitati negli emirati hanno inteso rispondere, ma, dopo alcune ricerche, è emerso che il viaggio è costato in tutto € 140.370.

Si è appreso che il biglietto aereo di Toti è costato € 4.852 euro, quello dell’assessore Andrea Benveduti € 982. Una bella differenza. Sono stati, inoltre, spesi € 23.169 per pagare viaggio e hotel a Matteo Cozzani, capo di gabinetto e sindaco di Portovenere (non si capisce cosa c’entrasse), a Iacopo Avegnoe e a un ufficio stampa degno di un capo di Stato, così costituito: Jessica Nicolini, Federica Costella, Arianna Abbona e Francesca Licata che si occupa soprattutto dei social.

Per i giornalisti al seguito – nello specifico due per Primocanale, uno per Telenord, uno per SanremoNews, un freelance per conto del Secolo XIX, uno per Riviera 24 e uno per IGV – sono stati spesi altri 18.849 euro. Primocanale ha ottenuto anche un contratto da 15mila euro per coprire la spedizione. La Manzoni spa, che gestisce la pubblicità del gruppo Gedi (Secolo, Stampa e Repubblica), ha ottenuto 30mila euro per la pubblicità e per l’organizzazione da parte del Secolo XIX di un convegno a Dubai.

È deprecabile che Toti, il giornalista nato e cresciuto alla corte di Berlusconi (l’editore padrone che fa politica) regali soldi pubblici alla stampa ligure, svilendo la missione, già ai minimi termini, del giornalismo. Infatti, una televisione o un giornale che ricevono decine di migliaia di euro in pubblicità sull’operazione Dubai possono poi essere credibili quando ne parlano? E i giornalisti invitati al viaggio saranno indipendenti quando parleranno di chi governa la Liguria?

Avanza sempre più il dubbio che non esista una libera informazione al servizio dei cittadini e che la crisi dei giornali, sulla quale si interrogano editori, direttori e giornalisti, sia stata causata dalla mancanza di credibilità e di fiducia nei media da parte dei lettori e degli spettatori. E la responsabilità ricade sui tanti giornalisti che non riescono o non vogliono tenere la schiena dritta.

In questa vicenda, sorprende anche il silenzio dell’Ordine dei Giornalisti, al quale è stato segnalato più volte la questione del fiume di denaro pubblico speso da Toti in pubblicità su TV e giornali liguri.

L’Ordine non si esprime, sembra non esistere quando si tratta di vigilare sulle questioni più intrinseche al giornalismo e alla libertà di stampa. Il suo mancato intervento alimenta situazioni del genere e lo rende in-direttamente responsabile della mancanza di credibilità che i cittadini mostrano nei confronti dei media.

Il viaggio a Dubai con i giornalisti pagati dalla Regione Liguria non è un’operazione di marketing, come è stata definita da Toti, ma un’operazione di “marketting”, sulla quale l’Ordine sarebbe obbligato a intervenire.

Poi ci si meraviglia se il nuovo World Press Freedom Index, la classifica annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi del mondo, ha posto l’Italia alla 58esima posizione, con 17 posti in meno rispetto al 2021 e al 2020.

Alessio Algeri
algerialessio2@gmail.com
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