Mattarella e l’INPGI: giusta la garanzia pubblica e senza i comunicatori

Senza Bavaglio
29 luglio 2021

Il “mondo dell’informazione” e “della carta stampata in particolare”, ha “subito anch’esso le conseguenze della pandemia”. Così si è espresso ieri il presidente Sergio Mattarella, alla cerimonia del Ventaglio. Mattarella ha poi sottolineato: “Un ripensamento di modello non può prescindere dalla riaffermazione dei fondamentali diritti di libertà che sono il perno della nostra Costituzione e dell’Ue. Prendo a prestito le parole della risoluzione che il Parlamento Ue ha dedicato alla relazione della Commissione sullo Stato di diritto, in cui viene definita centrale ‘la protezione della libertà e del pluralismo dei media’ e ‘la sicurezza dei giornalisti'”.

Qui la parte dell’intervento del presidente Mattarella che riguarda la previdenza dei giornalisti

https://drive.google.com/file/d/16dY6_uIDLWTsbt3-7AT3IuyJNaEFuSmx/view?usp=sharing

“Garantire rigore e autonomia significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a svolgere un’attività racchiusa nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate quanto meno garanzie eguali alle categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga, per la prestazione pensionistica, la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti. Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali”.

Questo l’intervento integrale del capo dello Stato alle cerimonia del Ventaglio

Il capo dello Stato poi, irritato nelle parole, anche se non nel tono, ha poi ammonito: nel “giornalismo affiora, talvolta, l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata. Ad esempio, vista la diffusa abitudine di trincerarsi fantasiosamente dietro il Quirinale quando si vuole opporre un rifiuto o di evocarlo quando si avanza qualche richiesta, il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a un esercizio davvero arduo e preminente: smentire tutte le fake news, fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici. Faccio appello, dunque, alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale”.

Le parole di Mattarella hanno finalmente chiarito che anche per i giornalisti vale la regola generale: “lo Stato deve garantire la pensione ai giornalisti”. E non si è scordato anche una stoccata contro l’ingresso dei comunicatori: “La riforma recente dell’Ordine ha consolidato l’autonomia della professione giornalistica, ribadendone il carattere di professione intellettuale. Ciò significa che non ci sono scorciatoie in virtù delle quali tutti siano “caballeros” secondo la frase attribuita a Carlo V nella sua visita ad Alghero”.

La posizione del capo dello Stato quindi non rispecchia quelle più volte espresse dalla FNSI e dalla dirigenza dell’INPGI e non ha parlato di autonomia dell’Istituto un’argomentazione piuttosto capziosa e poco convincente ripetuta spesso come un mantra.

C’è comunque ancora una cosa da chiarire: se si fa in modo che lo Stato garantisca le pensioni attraverso il salvataggio dell’INPGI a chi verrà demandata la governance dell’Istituto? Dopo la gestione fallimentare che ha portato al disastro e allo sconquasso, se i giornalisti dovessero restare al governo della previdenza, temiamo non si risolva un granché. Occorre dunque ribaltare tutto e la garanzia pubblica non può significare libertà di gestione allegra a scapito degli iscritti.

Senza Bavaglio
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