Pochi i giornalisti a rischio: vaccinarli tutti vuol dire sottrarre il vaccino a qualcuno

Non sottraiamo i vaccini a chi ne ha più bisogno. I giornalisti veramente a richio sono veramente pochi

Speciale Per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 14 marzo 2021

Il dibattito sui vaccini ai giornalisti sta assumendo dei contorni surreali e assurdi. Da una parte c’è chi li chiede per tutti e subito, dall’altra invece chi ritiene non sia possibile trattare gli operatori dell’informazione come una casta. Probabilmente l’antagonismo tra le due posizioni è dovuto in buona parte alla mancanza di chiarezza nelle statistiche e a un errore di valutazione quando si parla di categorie a rischio.

È vero che si sono giornalisti “a rischio”, ma è anche vero che non tutti i giornalisti sono a rischio. Chi va negli ospedali a riferire la situazione sanitaria, a parlare con medici e infermieri che vengono intervistati spesso scafandrati per evitare il contagio, dovrebbero sicuramente essere vaccinati al più presto.

Chi lavora da casa non è in pericolo

Ma le centinaia di giornalisti che sono stati pensionati (spesso a forza) e prepensionati, o quelli che lavorano a casa propria nelle redazioni virtuali non si capisce perché debbano avvalersi di un privilegio francamente fuori luogo.

Bene ha fatto l’Ordine della Lombardia a puntualizzare la situazione centrando il problema, e naturalmente chiedendo che siano garantite “condizioni di lavoro in piena sicurezza per le colleghe e i colleghi che quotidianamente sono esposti a elevato rischio di contagio nello svolgimento delle proprie mansioni”.

Tutelare anche cameraman e fotografi

Questo valga anche per quegli operatori dell’informazione (cameraman, fotografi, tecnici del suono) che non sono iscritti all’Ordine dei giornalisti ma esercitano un lavoro giornalistico.

In Lombardia ci sono 24 mila iscritti all’Ordine, solo uno sciocco può credere che siano tutti “esposti a un elevato rischio di contagio”. Qualcuno potrà obiettare che è difficile e complicato individuare chi è veramente in pericolo, quindi è meglio vaccinarli tutti. A questi si può facilmente ribattere: finché i vaccini sono in quantità limitata, non si può pensare sia meglio lasciare indietro qualcuno a rischio concreto,  per favorire qualcuno che invece non rischia.

Mors tua, vita mea

Qui c’è in ballo la vita della gente e applicare l’adagio “mors tua, vita mea” a me pare francamene inquietante. L’egoismo corporativo è disonorevole e miserabile, ancora di più se a chiedere una misura del genere sono persone che esercitano un lavoro nobile e intellettuale come dovrebbe essere, ahimè, il giornalismo

Inoltre è particolarmente sconcertante il comportamento di quei colleghi che hanno votato la mozione approvata all’unanimità al consiglio regionale dell’Ordine e poi hanno firmato un documento in cui si chiede alla Regione Lombardia di attivarsi per vaccinare “tutti” i giornalisti.

Contorsioni a 360 gradi

Questi due membri del Consiglio dell’Ordine della Lombardia, infatti, con una contorsione di 360 gradi, in meno di 24 ore hanno ribaltato la loro opinione e chiedono una vaccinazione a tappeto nelle redazioni. Il gruppo di cui fanno parte non è nuovo a inversioni di rotta a seconda della convenienza personale. La coerenza non è certamente una delle loro qualità. Comprereste un’auto usata da persone così?

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi @sbavaglio

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