dal Comitato “Diritto ex Fissa”
Barbara Pavarotti
Roma, 4 febbraio 2020
Puntuale arriva a pochi giorni dal voto per il rinnovo dei vertici Inpgi l’attacco al Comitato “Diritto ex fissa”. Era prevedibile. Il Comitato rompe le balle da oltre due anni, ha evidenziato magagne e zero trasparenza del Fondo ex fissa gestito da Inpgi e Fnsi, la superficialità e la miopia con cui è stato gestito, insomma ha dato fastidio ai “padroni del vapore”.
Il Comitato ha risposto ai dubbi di centinaia di creditori pensionati che non sapevano dove sbattere la testa , ha informato puntualmente e singolarmente, cosa che non hanno fatto né Fnsi, né Inpgi. E dunque, ora che cinque esponenti/fondatori del Comitato si candidano alle elezioni Inpgi con la lista SOS INPGI, di opposizione all’attuale maggioranza riunita nella “corrente Controcorrente”, ecco l’attacco sgangherato e decisamente sopra le righe.
Naturalmente l’attacco (anche se non viene detto esplicitamente) è solo per i membri del Comitato che si candidano con SOS INPGI, la lista che dà maggiormente fastidio alla maggioranza conservatrice e desiderosa di mantenere il disastrato status quo (altroché controcorrente, un tempo forse). Non vengono attaccati altri due membri del Comitato che si candidano con Inpgi Futuro, già presente come minoranza all’Inpgi, quindi ritenuto, chissà perché, forse inoffensivo.
Ma andiamo con ordine. Lo scritto denigratorio, peraltro non firmato – come nella migliore tradizione bulgara – è pubblicato sul sito “Sindacati regionali di stampa-nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle associazioni regionali di stampa della Fnsi”. Quindi il sito del potere al governo, quello che ha fatto e disfatto a suo piacimento. E inizia così:
“L’ex fissa è il cavallo di battaglia di pensionati per lo più in malafede”.
Grazie, questo significa che i creditori dell’ex fissa sono falsi e bugiardi. Altro bel complimento che ci arriva da questo blog diramazione della Fnsi. E, se qualcuno si storce, ritenendosi diffamato e calunniato, ve la potreste poi smazzare in tribunale.
Poi si passa ad elencare le ragioni per cui l’ex fissa non viene saldata: la crisi dell’editoria, assunzioni ridotte a un miraggio, di conseguenza contributi in caduta libera anche al fondo ex fissa, troppi pensionati (dovevamo morire prima, evidentemente), troppi prepensionati. Senza dire però che la Fnsi è dal 2000 che assiste inerte all’omicidio dei giornalisti per salvare le aziende. Ora, grazie a quanto deciso in legge di bilancio, ci risiamo: aziende in perfetta salute potranno approfittare di presunti stati di crisi per sfoltire gli organici.
Ovviamente lo scritto anonimo e diffamatorio non approfondisce alcunché, perché la questione ex fissa è molto più complessa ed è stata proprio la Fnsi, insieme all’Inpgi e alla Fieg, nel lontano 1985 a creare il “mostro”. In proposito si raccomanda la lettura della scheda tecnica EX FISSA VADEMECUM PER TUTTI ( PUBBLICATA SULLA PAGINA FB SOS INPGI https://www.facebook.com/notes/sos-inpgi/ex-fissa-vademecum-per-tutti-pensionati-e-colleghi-in-attivita/121915569339761/)
Ma anche qui. Questo blog “pro sistema al potere” si dimentica di dire che al potere, appunto, ci sono sempre stati loro e che non vogliono perderlo, anche se ora i figli sembrano rinnegare i padri. L’anonimo autore/autrice scrive:
“Il fondo ex fissa è figlio di un’altra stagione contrattuale, di una realtà come quella della Prima Repubblica, in cui tutta l’Italia viveva al di sopra delle proprie possibilità, tanto poi tutto finiva in deficit e sulle spalle delle generazioni successive”.
Fantastico. Finalmente abbiamo scoperto di chi è la colpa del deficit del fondo ex fissa. Ora ci è chiaro: è colpa della Storia, di quei disgraziati della Prima Repubblica e di tutti noi italiani che siamo vissuti come le cicale, anziché fare le formiche, che abbiamo dilapidato risorse (e costruito tanto a dir la verità, mentre nella seconda Repubblica si è costruito ben poco) fregandocene del dopo.
L’ex fissa, insomma, sarebbe una questione generazionale: “anziani” contro “giovani”.
In parte è sicuramente vero, visti i privilegi ignominiosi concessi anche con l’ex fissa a chi ci ha preceduto, privilegi perfettamente avallati dalla Fnsi, anzi costruiti dal trio Fnsi-Inpgi-Fieg nel modo più perverso possibile. Vedere quanto pubblicato dalla stessa FNSI (https://www.fnsi.it/ex-fissa-la-storia-di-un-fallimento-annunciato )
Privilegi che potevano essere rivisti da un pezzo, ma la Fnsi, nonostante il richiamo del 2010 dei ministeri vigilanti a risolvere immediatamente l’incapacità strutturale del fondo, ha aspettato il 2014 per farlo. Ha lasciato passare ben 4 anni senza fare assolutamente nulla. E non era preistoria, non era Prima Repubblica, era l’altro ieri.
Poi l’affondo al Comitato e al diritto dei creditori di fare causa :“sedicenti e pittoreschi comitati di protesta, accuse all’Inpgi e alla Fnsi, una sequela di cause”.
Il nostro “sedicente” Comitato si è costituito ufficialmente con Statuto il 15 gennaio 2018, a pochi giorni dalla lettera natalizia in cui l’Inpgi chiedeva ai creditori di accettare una riduzione del credito. I colleghi pensionati erano nel panico, non riuscivano a ottenere informazioni da Inpgi e Fnsi, non sapevano valutare i pro e i contro di una scelta così delicata e per di più da fare al volo, nell’arco di pochissimi giorni, tra Natale e Capodanno. Quindi sì, ci siamo autorganizzati, abbiamo studiato a fondo la questione con consulenti legali, abbiamo difeso il diritto, innegabile, all’ex fissa. Il Comitato ha INOLTRE INVITATO CENTINAIA DI SUOI ADERENTI ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 16 MAGGIO 2018: hanno partecipato, chi di persona chi con delega, 180 colleghi da tutt’Italia. Il Comitato ci ha messo la faccia: chiedete a tutti loro se siamo “sedicenti”.
Quanto alle cause è vero, sono state tutte perse o quasi, ma con che tipo di sentenze? In sostanza tutte uguali: il ricorrente ha diritto, ma i soldi non ci sono, quindi vi dovete accontentare delle rate decise dal vostro sindacato. Beh, se permettete, un po’ di sconcerto rimane. Se io non pago quanto devo a un creditore, passo guai seri. Invece qui tutto fila liscio: il tal dei tali ha diritto, ma i soldi per lui accantonati, a suo nome, nel fondo, sono spariti. Perché? Perché l’accantonamento individuale, così come definito per iscritto dall’Inpgi, in realtà era una farsa. I contributi versati per me, dal mio editore, e presi dal mio stipendio lordo, sono finiti in un calderone nominativo solo per finta, con cui si sono pagate ex fisse anche esagerate nei tempi d’oro e poi più nulla.
E veniamo al punto davvero offensivo e soprattutto ignorante della materia. L’anonimo scrive che questi pensionati che fanno causa, “gli stessi che diffondono mail piene di falsità”, fingono di ignorare che nulla deve essere chiesto e imputato a Inpgi e Fnsi “forse perché sanno bene che chiedere conto al proprio editore, magari trascinandolo in giudizio, significherebbe dire addio ai contratti di collaborazione ottenuti al momento del pensionamento”.
Ok, dopo aver perfettamente capito che questo blog è l’ufficiale difensore di Inpgi e Fnsi, quasi meglio dei loro avvocati, dobbiamo confessare, purtroppo, che questi favolosi contratti di collaborazione non esistono. Nessuno di noi li ha. Magari ci fossero, così non avremmo bisogno dell’ex fissa. E poi perché si dovrebbe fare causa al proprio editore se costui ha pagato tutto? Possiamo far causa all’editore (non genericamente alla Fieg) solo se l’azienda non ha versato il contributo dovuto dell’1,50% mensile. E qualcuno l’ha fatto. Ci sono degli editori insolventi: perché non gli fanno causa Inpgi e Fnsi?
E siccome l’ignoranza è tanta, va ribadito che l’ex fissa è un trattamento previdenziale integrativo di fine rapporto.
Come tale non può essere erogato da un sindacato né da un’azienda editoriale, ma solo da un istituto di previdenza, ovvero l’Inpgi.
Dai, anonimo, studia prima di scrivere.
E non è finita qui. Il grazioso scritto ci rinfaccia che nel 2018 Fieg e Fnsi hanno preso 6 milioni di euro dal fondo per la cassa integrazione per saldare 185 giornalisti che avevano accettato la metà del loro credito. Ma chi vi ha autorizzato a farlo? Lo rinfacciate ora per far sentire in colpa quei pensionati che si sono accontentati della metà di quanto loro spettava. Insomma, questi pensionati, ora scrivete, si sarebbero approfittati dei soldi destinati ai disoccupati. Ma se l’avete deciso VOI, NON NOI, non ce lo potete rimproverare.
Ecco la frase davvero scandalosa: “Precari e disoccupati avrebbero potuto fare le barricate. Invece non è avvenuto per evidente senso di responsabilità e spirito solidale (Ndr. Ma glielo avete almeno detto ai precari? Se non lo sanno, che barricate devono fare?). Quel senso e quello spirito totalmente assenti nei componenti del sedicente comitato per l’ex fissa, incapaci di andare oltre il loro tornaconto personale”.
E poi diteci pure che siamo cornuti e augurateci di usare questi soldi tutti in medicine, così la facciamo finita.
Anonimo, ti rendi conto della follia che hai scritto? Quale tornaconto personale? Duemila e duecento giornalisti chiedono di avere quanto gli spetta per contratto e darsi da fare per tutti loro sarebbe un nostro “tornaconto personale”?
L’ex fissa l’hanno costruita nel 1985 Fnsi-Fieg-Inpgi e pure la Rai, all’epoca. Non l’abbiamo inventata noi singoli giornalisti. Prima era pagata dagli editori e si chiamava “fissa”. Poi i nostri organismi di categoria hanno accettato il ricatto degli editori che si volevano liberare di questa rogna. L’ex fissa è stata una merce di scambio in fase di rinnovo del contratto: noi editori lo firmiamo se voi- Inpgi e Fnsi – vi prendete questa palla. L’hanno presa. Potevano strutturarla bene, come è fin dal 1987 per il Fondo pensione complementare. No, hanno fatto un disastro: soldi versati in un calderone, col pasticcio delle mensilità spettanti a seconda della qualifica, e così la cifra finale erogata non corrispondeva affatto a quanto versato, ma era ben più alta.
E comunque è un diritto stabilito contrattualmente, ora dovete risolvere la questione anziché prendervela con i creditori.
Ciliegina finale. Stavolta contro i programmi “di chi sostiene ‘ridurre le spese e gli emolumenti’ e ‘ pagare subito l’ex fissa”. Lo sostengono in molti, a dir la verità. E’ scandaloso che la presidente Inpgi Macelloni guadagni 9000 euro in meno del Capo dello Stato: 230.000 euro contro i 62.000 del presidente Inps. Si vogliono ridurre i compensi per il Consiglio di amministrazione, fare una riforma dello Statuto per sfoltirlo insieme al Consiglio generale, che non si sa bene a che serva, se non a eleggere, al suo interno, presidente e Cda. Limare tante altre spese, insomma fare una spending review necessaria. Voi invece non lo ritenete opportuno? Fate del terrorismo scrivendo che “vogliamo licenziare i dipendenti”. Ma siete matti? E dite che i candidati del Comitato “Diritto ex fissa” vogliono essere eletti solo per “interessi personali”. Se pensate – ribadirlo è meglio – che l’interesse di 2200 giornalisti pensionati creditori sia una questione personale, siete proprio fuori strada.
L’Anonimo rivela tanto nervosismo, forse per questo è così’ aggressivo, al punto da chiedersi se non sia la cordata che rappresenta ad avere “interessi personali”, nel senso che ha una paura fottuta di perdere il posto.
E ora, giusto per chiudere la questione, due paroline sul perché il fondo ex fissa gestito da Inpgi e Fnsi è quanto di più opaco ci sia.
I bilanci del Fondo sono segreti dal 2014. Nessuno ne sa nulla, non sono pubblici. Venivano approvati dal Cda dell’Inpgi fino al 2006, poi non si sa. Non si conosce la sede, se abbia un legale rappresentante, in quale banca i soldi siano depositati e se abbiano maturato interessi.
Non si sa se il Fondo sia controllato dal ministero del Lavoro, dell’Economia, dalla Corte dei Conti, dalla Commissione parlamentare di controllo degli Enti previdenziali, dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione.
Non ha un riconoscimento giuridico, quindi nessuna banca può prestargli soldi.
Quando due anni fa decine di creditori dell’ex fissa hanno scritto all’Inpgi per conoscere l’importo esatto del proprio credito, il dirigente Inpgi responsabile del procedimento di accesso agli atti, dott. Fabio Soffientini, scrisse loro che non era possibile. La richiesta fu ritenuta inammissibile perché il ruolo svolto dall’ente come gestore del Fondo ex fissa ha natura privatistica e non pubblicistica e di conseguenza è sottratta alle norme sull’accesso agli atti.
Basta questo, caro Anonimo, per farti capire che qualcosina che non funziona c’è?
Cordiali saluti, senza rancore e senza nessun interesse personale.
Barbara Pavarotti
del “sedicente” Comitato Diritto ex fissa
Noi di Senza Bavaglio abbiamo fatto della trasparenza un nostro punto di forza; quindi pubblichiamo integrale l’articolo pubblicato da ControCorrente perché si commenta da solo. I giornalisti italiani devono sapere in che mani siamo!
Non essendo firmato, l’articolo in questione è da attribuirsi alla coordinatrice di ControCorrente, Alessandra Costante.
Inpgi in pillole / #6 Ex fissa: la verità è nei numeri, il resto è malafede
L’ex fissa è il cavallo di battaglia di pensionati per lo più in malafede. Sono più di 2 mila i colleghi che la aspettano e che per il momento la ricevono in rate annuali. La ragione è nei numeri: il fondo ex fissa, creato nel 1985, quando la categoria era più numerosa e le retribuzioni più alte, è in default già dai primi anni ’90. Una situazione oggi aggravata dalla crisi di liquidità. Ciò dipende dal dimagrimento del nostro mondo: meno giornalisti nelle redazioni, stipendi più bassi, più prepensionamenti e pensionamenti, minore contribuzione al fondo, meno assunzioni anche a causa dei troppi pensionati, molti dei quali gridano allo scandalo per l’ex fissa, che non hanno mai veramente lasciato il lavoro e continuano a lavorare nelle stesse redazioni.
Il fondo ex fissa è figlio di un’altra stagione contrattuale, di una realtà come quella della Prima Repubblica in cui tutta l’Italia viveva al di sopra delle proprie possibilità, tanto poi tutto finiva in deficit e sulle spalle delle generazioni successive. Anche il fondo ex fissa è figlio di quel modo di pensare: il problema andava risolto negli anni ’90, ma in tanti preferirono far finta di niente. Tanto, a pagare sarebbero stati quelli che sarebbe venuti dopo. Ecco: quelli che sono venuti dopo siamo noi.
Sull’ex fissa da anni si consuma una lotta intestina nella categoria: sedicenti e pittoreschi comitati di protesta, accuse all’Inpgi e alla Fnsi, una sequela di cause.
Peccato che tutte le sentenze che hanno riguardato i colleghi che hanno fatto causa all’Inpgi e alla Fnsi dicono con chiarezza che l’Istituto NON deve ripianare il debito del fondo ex fissa e NON può in alcun modo distogliere risorse destinate agli scopi istituzionali dell’ente per far fronte al deficit del fondo che è un fondo contrattuale. Le stesse sentenze dicono in modo unico che NIENTE può essere richiesto e imputato alla Fnsi perché tocca esclusivamente agli editori alimentare il fondo ex fissa. Un aspetto, quest’ultimo, che alcuni pensionati, gli stessi che diffondono mail piene di falsità, fingono di ignorare forse perché sanno bene che chiedere conto al proprio editore, magari trascinandolo in giudizio, significherebbe dire addio ai contratti di collaborazione ottenuti al momento del pensionamento. E allora? Meglio far credere che la colpa sia di Inpgi e Fnsi
Più volte, nel corso del tempo, l’istituto si è fatto carico di aiutare il fondo con i prestiti (il primo prestito risale al 1998 per un ammontare di 10 miliardi delle allora lire, da restituire in 10 anni; a questo si è succeduto un secondo prestito di 12 milioni di euro, da restituire in 20 anni), cosa che è stata fatta anche di recente deliberando un prestito di 14 milioni che però i ministeri vigilanti non approvano vista la situazione critica dei bilanci. Lo stesso hanno fatto Fieg ed Fnsi, destinando nel 2018 al pagamento della ex fissa 6 milioni di euro accumulati nel fondo contrattuale per la cassa integrazione e le prestazioni sociali. Somme sulla cui destinazione i colleghi precari e disoccupati avrebbero potuto fare le barricate. Invece, ciò non è avvenuto per evidente senso di responsabilità e spirito solidale. Quel senso e quello spirito totalmente assenti nei componenti del sedicente comitato per l’ex fissa, incapaci di andare oltre il loro tornaconto personale.
I 120 prepensionati che usciranno nel 2020 grazie alla legge di stabilità saranno 120 contributori in meno per il fondo ex fissa e potenzialmente 120 in più che chiederanno la prestazione allungando la lista d’attesa.
A questo proposito, si ricorda che:
• nel 2010, i contributi per l’ex fissa (l’aliquota a carico dei datori di lavoro era pari a 1,50%) sono stati pari a 12, 8 milioni di euro e le pratiche giacenti erano 621;
• nel 2013, i contributi sono stati pari a 11,3 milioni di euro e le pratiche giacenti 1.065;
• nel 2015, i contributi erano pari a 10 milioni di euro e le pratiche giacenti erano 1.144;
• nel 2019, i contributi sono stati meno di 9 milioni per un numero di pratiche giacenti pari a 2.109
Infine, una battuta sul programma di chi sostiene “ridurre le spese e gli emolumenti” e “pagare subito l’ex fissa”. Per chi non lo avesse capito, questo significa azzerare tutte le spese e, quindi, anche licenziare i dipendenti. Un curioso modo di gestire le risorse dell’ente. Ma qualcuno pensa davvero che questa gente, animata soltanto da interessi personali, sarebbe in grado di amministrare l’Inpgi? Auguri.
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