Speciale per Senza Bavaglio
Marinella Rossi
Milano, 1° marzo 2023
In un 29esimo congresso della Federazione Nazionale della Stampa – più che mai egoriferito – in cui prevalgono schieramenti e faide, ho portato la testimonianza di colleghi che l’attuale nuova maggioranza ha definito “periferia dell’informazione” e io chiamo “avamposti dell’informazione”. E che siano o meno iscritti al sindacato (io, di vecchia scuola, non potrei prescindere ma non per tutti è così soprattutto data la scarsa attrattività ed empatia).
Si tratta di freelance che vivono la professione senza tutele e sicurezze raccontando la guerra in Ucraina e persino sotto copertura in Siberia.
Qui riporto quanto da loro giunto e che ho raccontato dal palco del congresso, raccogliendo applausi e affetto nei loro riguardi – e l’assoluto disinteresse dell’attuale nuova maggioranza rappresentata dalla neo eletta Alessandra Costante apparentemente interessata – lei e la sua claque – solo ai propri successi personali.
Parliamo di Salvatore Garzillo, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco. In sintesi le loro difficoltà ultime riportate al Congresso.
Salvatore Garzillo.
Sono un giornalista freelance e ho seguito il conflitto in Ucraina a partire dal 2014, quando ho realizzato reportage video per il Corriere della Sera a Donetsk. L’ultima volta sono arrivato un paio di giorni dopo l’inizio dell’invasione del 24 febbraio, ho attraversato il Paese fino all’estremo est ucraino per i due mesi successi, lavorando per i maggiori media italiani e non solo: tra cui Ansa, La7, Rai, Rolling Stone, Fanpage, il gruppo QN, Radio24, la tv svizzera e molti altri. In quanto freelance non ho alcuna tutela, sono tutti felici di ricevere pezzi e storie ma nessuno si prende la responsabilità. Sei sempre figlio di nessuno se succede qualcosa, ma questa è un’altra storia.
La notte del 14 febbraio stavo attraversando il confine con la Polonia in treno assieme al collega Fausto Biloslavo e al controllo delle autorità ucraine a bordo all’altezza di Mostys’ka mi è stato ordinato di scendere senza spiegazioni. Nessun problema per Fausto.
Ho atteso per circa mezz’ora nel loro ufficio, mi è stato detto che sono in una black list dei servizi segreti e che non sono gradito all’Ucraina. Poi un militare mi ha portato in auto a Medyka, dove ho trascorso la notte al confine. Segnalo che ho regolare accredito militare e giornalistico.
Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, reporter freelance che dal 2014 seguono il conflitto. Il 6 febbraio mentre erano di ritorno dal fronte di Bakhmut (dove hanno realizzato un reportage per Rai3) il ministero della Difesa ucraino ha loro notificato la sospensione degli accrediti giornalistici.
La sospensione degli accrediti – che gli erano stati regolarmente rilasciati nel marzo 2022 – comporta l’impossibilità di muoversi liberamente nel Paese, specie nelle zone vicino al fronte, e il rischio concreto di essere arrestati al primo posto di blocco.
Di fatto, questo provvedimento li ha messi nella totale impossibilità di lavorare e ha posto seriamente a rischio la loro incolumità.
Bosco è stato probabilmente il reporter italiano che ha trascorso più tempo in Ucraina dal 24 febbraio, Sceresini ha da poco realizzato un reportage undercover in Siberia per raccontare il malcontento della popolazione russa e le molte diserzioni che si stanno verificando (il documentario è andato in onda in prima serata su Rai2).
Lavorano stabilmente per Rai, LA7, Mediaset, il Fatto Quotidiano, la tv tedesca Rtl, l’Espresso, il Manifesto, le Figaro Magazine, la Croix.
Marinella Rossi
reportersenzabavaglio@gmail.com
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Gli articoli sul Congresso 2023 della FNSI a Riccone li trovate qui
Il giornalismo muore distrutto da conventicole che cercano potere, privilegi e prebende
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