Giornalisti pubblici: cambiano i contratti, ma la Fnsi non lo sa

Speciale per Senza Bavaglio
Ugo Degl’Innocenti
Roma, 9 dicembre 2022

Al ventinovesimo congresso della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)  qualcuno dovrebbe andare a raccontare l’assenza del sindacato dei giornalisti nella contrattazione con l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), che è l’equivalente pubblico della parte datoriale nel privato.

Nella vicenda della cancellazione totale del contratto di lavoro giornalistico nella pubblica amministrazione, a seguito del rinnovo dei contratti dei quattro comparti pubblici nel 2018, la Fnsi invero intervenne, anche perché chiamata a gran voce da quei colleghi che si erano visti togliere il contratto Fieg- Fnsi,  ma, una volta salvato il salvabile con un assegno ad personam, in via ordinaria a decidere per i giornalisti nella contrattazione con la pubblica amministrazione sono sempre i sindacati generalisti – Cgil, Cisl, Uil e diverse altre sigle ammesse alla contrattazione con l’Aran – non certo quello della categoria dei giornalisti, vale a dire la Fnsi.

Profili professionali modificati

Ne sono la riprova i recenti rinnovi dei contratti del comparto Sanità e di quello delle Funzioni locali (per il biennio 2019-2021) nei quali, benché si incida nuovamente sui profili professionali dei giornalisti, non compare la Fnsi, così come prevede la legge 150/2000, in materia di informazione e comunicazione nella pubblica amministrazione.

Ugo Degl’Innocenti, a sinistra nella foto, durante la presentazione dei candidati di Informazione@Futuro, nella sede dell’Associazione stampa romana. Al centro Stefano Ferrante, a destra il segretario dell’Asr uscente, Lazzaro Pappagallo.

Infatti, in entrambi i casi, i sindacati generalisti modificano i profili professionali dei giornalisti, senza interpellare la Fnsi, così come fecero nel 2018, quando i sindacati generalisti decisero per noi, nonostante la legge 150/2000 all’articolo 9, comma 5, stabilisca chiaramente il contrario: “Negli uffici stampa l’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell’ambito di una speciale area di contrattazione, con l’intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti”.

La dirigenza di allora, che poi è la stessa di oggi che speriamo di poter cambiare, rimase di fatto a guardare la cosiddetta riforma Madia dei contratti pubblici, accompagnandola con note dai toni osannanti e genuflessi, senza sedersi al tavolo con l’Aran, mentre i sindacati generalisti introducevano per la prima volta nei contratti le nuove figure di inquadramento per i giornalisti della pubblica amministrazione: il “giornalista pubblico” e lo “specialista nei rapporti con i media”.

Contratto scippato

Di conseguenza, fu tolto il contratto di lavoro giornalistico ai colleghi, laddove era applicato, in quanto spariva qualsiasi margine d’equivoco, visto che anche nei contratti della pubblica amministrazione comparivano le figure operanti nell’ambito dell’informazione. Un’autentica tragedia: nella maggior parte delle regioni, tipo la Lombardia, era applicato il contratto di lavoro giornalistico, perché non c’era nel pubblico un contratto ad hoc per i giornalisti. Nella Regione Lazio era stata da poco approvata una norma che prevedeva l’introduzione del contratto del lavoro giornalistico negli uffici stampa della regione.  Chiaramente, a quel punto il governo l’impugnò e questa norma fu tolta dall’ordinamento regionale. Lo tsunami risparmiò le regioni a statuto speciale, tipo la Sardegna, dove il contratto Fieg-Fnsi è ancora applicato nell’ufficio stampa.

Tornando ai giorni nostri, sul rinnovo del contratto del comparto Sanità, sottoscritto in via definitiva lo scorso 2 novembre, ha fatto subito sentire la sua voce la Consulta degli uffici stampa, organo statutario dell’Associazione stampa romana del quale mi pregio di far parte. Silenzio invece dalla Fnsi. Il contratto modifica quanto previsto con il famigerato rinnovo del 2018, accorpando con un trattino i due profili professionali di riferimento: adesso il profilo è uno, quello dello “Specialista nei rapporti con i media – giornalista pubblico”.

Una curiosa previsione

Nulla cambia nella curiosa previsione che attribuisce al giornalista attività legate all’accesso civico e alle consultazioni pubbliche. E forse, se ci fosse stata la Fnsi a trattare, una simile aberrazione, peraltro di difficile interpretazione, non sarebbe stata introdotta.

Al di là di questo, la Consulta degli uffici stampa ritiene che la mancata partecipazione del sindacato dei giornalisti alla trattativa per la definizione del profilo professionale dello “Specialista nei rapporti con i media – giornalista pubblico” nel contratto sanità (come in tutti i contratti dei comparti della Pa) dovrebbe inficiare gli effetti e la validità stessa dei contratti collettivi di comparto, senza la necessaria partecipazione al tavolo di trattativa del sindacato dei giornalisti sui profili di riferimento, come chiaramente prevede la legge 150/2000.

Siccome al peggio non c’è mai fine, a stretto giro lo scorso 16 novembre è stato sottoscritto il nuovo contratto delle Funzioni locali dal quale addirittura scompare il profilo professionale del “Giornalista pubblico”, introdotto nel 2018 dai sindacati non giornalistici. Oggi come quattro anni fa, sempre senza la firma del sindacato dei giornalisti. Il contratto del 2018 individuava nel “Settore informazione” due profili di riferimento: il “Giornalista pubblico” e lo “Specialista nei rapporti con i media”. Adesso, invece, compare solo quest’ultimo profilo nella nuova “Esemplificazione dei profili”.

Previsione riduttiva

Qualcuno potrebbe chiedersi: che cos’è che non va? Mi riservo per un’altra occasione la disanima delle differenze tra un contratto pensato per il lavoro giornalistico come il contratto Fieg – Fnsi e un contratto della pubblica amministrazione pensato per una moltitudine di figure professionali. Per ora basti dire che appare quantomeno riduttiva la previsione di un operatore dell’informazione dedicato esclusivamente ai “rapporti con i media”, viste sul campo ormai da anni le molteplici attività svolte nella pubblica amministrazione dai giornalisti che in molti casi informano direttamente i cittadini attraverso siti istituzionali e social media.

Insomma, non trovo giusto che a decidere per noi siano i sindacati generalisti, peraltro in violazione della legge 150/2000.

Per questi motivi, credo che si dovrebbe almeno tentare di giungere a un qualificato ricambio della guida del nostro sindacato nazionale, sostituendo gli attuali vertici con colleghi più sensibili ai temi degli uffici stampa pubblici e privati: colleghi che si facciano valere con l’Aran e con i sindacati generalisti e che intendano battersi per l’applicazione del contratto Fieg-Fnsi o perseguire l’obiettivo di un contratto ad hoc del giornalista nella pubblica amministrazione. Altrimenti, tanto vale iscriversi a un sindacato generalista. O no?

Ugo Degl’Innocenti*
Candidato per Senza Bavaglio nella lista di Informazione@Futuro al XXIX congresso della Fnsi
ugodeglinnocenti@yahoo.it
twitter @sbavaglio

*“Giornalista pubblico” in servizio nel Consiglio regionale del Lazio (“addetto stampa” fino al rinnovo del contratto delle Funzioni locali del 2018), già “redattore ordinario” del quotidiano ItaliaOggi. Vicepresidente della Consulta degli uffici stampa, organo statutario dell’Associazione stampa romana, è tra i fondatori di Senza Bavaglio.

Chi vuole può parlare con noi. Basta contattarci senza problema al numero +39 345 211 73 43. Naturalmente lasciate il tuo nome e la tua regione di residenza e vi richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Senza Bavaglio e/o di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news dei nostri quotidiani online.

Condividi questo articolo