Fondo Giornalisti: lo statuto? Carta straccia o giù di lì

Speciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Milano, 29 luglio 2022

E così la nuova presidenza – questa volta tocca alla componente giornalistica – del Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani, inizia il suo mandato (parafrasando la litania di quella maggioranza che gestisce tutte le nostre istituzioni e ha riconquistato anche il Fondo) da “una parte sola” quella degli editori.

Ha avallato di fatto un’interpretazione scorretta dello statuto e disattendendo addirittura decisioni prese nel precedente mandato. Ma, si sa, avere la memoria corta è pur sempre un vantaggio.

Cominciamo dall’inizio della storia.

Vi ricordate di Alessandro Meloncelli? Quel sindaco del Fondo di nomina Fieg, presidente della Commissione Elettorale?

Colui che ha prima tentato di eliminare a tavolino la lista Fondo Sicuro cassando quasi 200 firme PEC. I candidati sono poi stati riammessi grazie a una diffida dell’avvocato Francesco Bronzini.

https://www.senzabavaglio.info/2022/03/15/fondo-pensione-complementare-giornalisti-attentato-alla-democrazia/

Poi ha continuato la sua opera di “guastatore” durante tutto il suo operato. Sempre “contro” i candidati di Fondo Sicuro e il loro rappresentante nel Seggio Elettorale, Ugo Degl’Innocenti.

https://www.senzabavaglio.info/2022/05/20/fondo-complementare-si-comincia-a-votare-ma-procedura-elettorale-azzoppata/

Devo essere sincera. Ci siamo chiesti più volte il perché del suo strano comportamento. Dopotutto, in precedenza, aveva già fatto altre volte il presidente di Seggio, comportandosi sempre correttamente e in modo super partes. Evidentemente la parola d’ordine da parte degli editori, e non solo, era “far fuori Fondo Sicuro”. E così è stato.

E il 26 luglio, abbiamo capito. Meloncelli, con un quarto mandato in barba allo statuto del Fondo che ne prevede solo 3, sia per i consiglieri di amministrazione sia per i sindaci, è stato eletto presidente del Collegio Sindacale. Con tanti saluti alla democrazia.

Facciamo un passo indietro. L’articolo 36 dello statuto del Fondo. Prevede: “Le modifiche dello Statuto sono disposte dalle fonti istitutive”, cioè il sindacato dei giornalisti (FNSI) e quello degli editori (FIEG).

Mentre “Il Consiglio di amministrazione provvede ad apportare allo Statuto le modifiche che si rendano necessarie a seguito della sopravvenienza di disposizioni normative o delle fonti istitutive, nonché di disposizioni, istruzioni o indicazioni della COVIP.”

Quindi assolutamente mai scelte politiche o di sostanza, come ci è stato ripetuto fino alla nausea dai consiglieri di nomina FIEG, ogni qual volta un componente giornalista ha osato solo chiedere di “proporre” una qualsiasi modifica statutaria alle parti sociali.

Insomma, vietato parlare dello statuto, perché non riguarda il CdA! E ora invece si dice che è stato proprio il CdA (ohibò abusando del proprio potere) lo scorso marzo ad avere inserito nelle modifiche prettamente tecniche, la modifica “politica” del numero dei mandati ai sindaci.

Quel giorno io c’ero e c’erano pure parecchi consiglieri che oggi siedono ancora in CdA. Mefop (società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione) ci ha presentato le modifiche prettamente tecniche che avremmo dovuto approvare per adeguarci alle normative Covip (la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione).

Nel corso della presentazione i due esperti Mefop hanno più volte ripetuto: “manteniamo chiaramente le caratteristiche del Fondo adeguandoci allo schema Covip.” Quindi solo adeguamenti allo schema di statuto obbligatori come la scomparsa del “Responsabile del Fondo” o Ie nuove responsabilità dei consiglieri di amministrazione e dei sindaci. Nulla di più.

E ancora, per ipotizzare che la nuova versione attribuisca effettivamente la possibilità di quattro mandati consecutivi al Collegio Sindacale del Fondo significherebbe riconoscere che il CdA nel modificare lo Statuto lo scorso marzo sia andato oltre il perimetro dei propri poteri perché avrebbe adottato una soluzione non tecnica (ovvero necessaria) ma di carattere “politico”.  La Covip lascia infatti all’autonomia statutaria dei Fondi la definizione del numero massimo di mandati.

In altri termini, trattandosi di una soluzione non “necessaria” ma “discrezionale” la modifica del numero di mandati dei sindaci – da tre a quattro – avrebbe richiesto di seguire la normale procedura di revisione dello Statuto ovvero di coinvolgere le parti istitutive (FNSI e FIEG).

Ma la questione è chiara, palese e lampante. Nello statuto del Fondo Giornalisti i mandati previsti per i sindaci sono solo 3, esattamente come per i consiglieri.

E la dimostrazione sta nella deliberazione Covip del 19 maggio 2021 che offre uno schema di statuto (quello schema appunto su cui si sono basate le modifiche statutarie recepite dal CdA) che all’art. 23, comma 6 recita: “6. I componenti del Collegio dei Sindaci durano in carica per massimo tre esercizi e scadono alla data dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della carica. Possono essere riconfermati per non più di … [massimo quattro] mandati consecutivi.” Cioè lascia alla discrezione dei singoli fondi di decidere quanti mandati permettere ma stabilisce non più di quattro.

E infatti lo statuto del nostro Fondo, che ha recepito quello schema, sancisce: “6. I componenti del Collegio dei Sindaci durano in carica per massimo tre esercizi e scadono alla data della riunione convocata per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della carica. Possono essere riconfermati per non più di tre mandati consecutivi.” Cioè, i puntini di Covip sono stati riempiti con il numero tre (e non quattro!).

Quindi NON più di tre mandati. Senza se e senza ma.  E il nuovo CdA comincia davvero male disattendendo il proprio statuto. Grave, gravissimo. Uno statuto (dal latino statutum, participio passato neutro di statuĕre, ‘stabilire’), in diritto, è l’atto giuridico fondamentale che disciplina l’organizzazione e il funzionamento di un ente pubblico o privato. Da Wikipedia.

Simona Fossati
simona.fossati@gmail.com

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