Speciale Per Senza Bavaglio
Eugenio Gallavotti
Milano, 22 luglio 2022
Anche per i giornalisti è ora di votare, chiamati a eleggere in autunno i delegati al prossimo congresso Fnsi e i direttivi di alcune Associazioni regionali, come le due più grandi, Lombardia e Lazio.
Il mainstream è per il voto elettronico. Eppure tanti guru della rivoluzione digitale affermano che sia una pessima idea.
In estrema sintesi, solo alcuni punti meritevoli di riflessione:
– Il voto elettronico è costoso. Di questi tempi non è uno svantaggio da poco. L’Associazione Lombarda dei Giornalisti, per esempio, ha chiuso il bilancio con un utile di circa 5 mila euro. Pochi per pagare un’elezione telematica.
– Il voto elettronico non è segreto. Chiunque, nel chiuso del suo tinello, può fotografare il proprio voto e mostrarlo ad altri (è il fenomeno alla base del cosiddetto voto di scambio). Ricordiamoci che fotografare il proprio voto è un reato civile e penale (arresto fino a 6 mesi).
– Il voto elettronico non è sicuro. Un abile informatico è in grado di penetrare in un sistema di voto telematico e di manipolarlo in pochi istanti e su vastissima scala. Senza lasciare tracce. Esattamente come si infila nei nostri social, o peggio, nelle nostre carte di credito.
– Il voto elettronico non è personale. Si può votare al posto di un altro, scambiandosi o consegnando ad altri le proprie credenziali. Ci sono testimonianze relative a valanghe di voti partiti da un unico dispositivo. Ricordiamoci che la Costituzione prevede espressamente il voto personale.
– Il voto elettronico non è comprensibile. Per questo motivo, diversi Paesi del Nord Europa, che avevano entusiasticamente adottato il voto elettronico, sono passati al più semplice e sicuro voto cartaceo. Pochi, a meno di non essere del ramo, sono in grado di capire perfettamente tutti i passaggi di un sistema di voto elettronico e ciò incrina la fiducia dell’elettore nella corretta riuscita della votazione.
Anche sul fatto che il voto elettronico assicuri una maggiore affluenza ci sono dati discordanti. Come dice in questo video Matteo Flora, docente al corso di Criminalità informatica della Statale di Milano.
Buona visione.
Eugenio Gallavotti
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