Pressapochismo, errori e omissioni all’INPGI 2: blocchiamo il disastro – 2

La maggioranza vuole costruire un organismo elefantiaco con costi enormi solo per distribuire poltrone e poltroncine

Speciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Milano, 25 marzo 2022

Come dicevamo, la verità è che i dirigenti dell’INPGI 2 sono sempre stati in qualche modo esautorati da quello che in realtà avrebbe dovuto essere per legge il loro ruolo. Sono stati quindi sottomessi alla governance della Gestione Principale.

Ma c’è ben di più. Il decreto legislativo n. 103 del 10 febbraio 1996 prevedeva anche, per le gestioni previdenziali degli autonomi, la costituzione di un organo di “indirizzo generale” composto da un numero di membri elettivi corrispondenti al rapporto di uno ogni mille iscritti all’ente.

Gestione bulgara

Ohibò! Quindi, ecco cosa emerge. Per più di 20 anni la maggioranza che gestisce in modo bulgaro la maggior parte delle nostre istituzioni, quella che governa da anni il nostro Istituto di previdenza, ha fatto finta di nulla e ha continuato a far eleggere solo 5 colleghi del Comitato Amministratore per poterne mantenere il controllo.

E così è stato, a parte un paio di legislature in cui la maggioranza del Comitato Amministratore è stata conquistata dalle opposizioni. Ma i pavidi dirigenti si sono sempre ben guardati di applicare in toto il decreto 103, si sa mai che eleggendo troppi iscritti si creasse una governance forte di colleghi indipendenti in grado di utilizzare i soldi per migliorare le condizioni di freelance e precari, anziché elargire stipendi e prebende fuori mercato, come mostrano le tabelle.

Così, ribadiamo, dal 1996 (anno della sua fondazione) a oggi l’INPGI 2, disattendendo il decreto legislativo, ha eletto tra i suoi iscritti solo i 5 colleghi del Comitato Amministratore, lasciando la vera gestione alla dirigenza dell’INPGI 1.

Genialata per non perdere poltrone

Ma ora, la maggioranza di ContoCorrente, che governa indomina l’INPGI rischia di perdere troppe poltrone e poltroncine. Così arriva la genialata, inversione di rotta:: recuperiamo velocemente tutti quegli strapuntini previsti dalla legge, chissenefrega se finora abbiamo fatto finta che non esistessero.

Ed ecco che dal cappello, per il nuovo Statuto, escono ben 46 strapuntini. Già, sono proprio 46 i colleghi che potranno essere eletti come “organo di indirizzo generale” e che eleggeranno al loro interno i 5 dell'”organo di amministrazione”. C’è anche chi sostiene che invece i 5 continueranno ad essere eletti dagli iscritti, e sarebbe più democratico. La questione non è ancora chiara.

E vuoi vedere che invece di mantenere l’elezione con collegio nazionale si passa ad elezioni regionali? Giusto un’idea per sostituire quel “Consiglio Generale” dell’INPGI di oggi che va a morire insieme all’Istituto. Un modo non proprio elegante per distibuire poltrone e poltroncine ai soliti noti.

In questo modo, quella stessa dirigenza che è riuscita a distruggere l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti si appresta a garantire a se stessa il potere assoluto. Ora si sta organizzando per occupare anche il nuovo INPGI. E, per transizione ovvia, a garantire la sopravvivenza del sindacato e i due milioni e mezzo di euro, spartiti tra FNSI e associazioni regionali di stampa.

Un piano palese

Questo è il loro piano, e nemmeno tanto nascosto. Così, si mantengono prebende e favori. E pure i fiduciari regionali per tenere in vita il sindacato. Ma c’è bisogno dei fiduciari e di servizi regionali per il nuovo INPGI? Certo che no, lo capirebbe anche un bambino. Su 170 dipendenti, sono infatti 100 quelli che passeranno all’INPS e tutto fa pensare che il direttore sceglierà di mantenere in “casa” solo i suoi delfini e i suoi amici.

Manderà via coloro che, pur avendo alta professionalità e magari essere molto più necessari alla struttura di altri, danno fastidio o potrebbero ostacolare il suo regno futuro. Ma 70 restano alla nuova struttura.

Con 70 dipendenti a carico, non c’è proprio bisogno di nessun altro. Oggi i dipendenti che si occupano della Gestione Separata si contano sulle dita di una mano. Aggiungiamo pure qualcuno che si dovrà occupare di prestazioni, maternità, Dis-Coll e quant’altro, e poi, naturalmente, il controllo finanziario su investimenti e gestori.

Fiduciari inutili

Se al Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti ora ci sono solo tre dipendenti a gestire 13.000 iscritti, 70 dipendenti sono più che sufficienti per quasi 46.000 iscritti. Dipendenti competenti, perfettamente in grado di gestire tutto da Roma, senza passare per “servizi” da parte del sindacato, superflui, inutili e dispendiosi.

Quindi ci sono abbastanza dipendenti da mettere anche a disposizione di tutti gli iscritti, per rispondere prontamete  al telefono – oggi la comunicazione con gli uffici è assai problematica -, per dare aggiornamenti sulle pratiche in corso, per fornire informazioni e consigli su qualsiasi cosa possa essere di utilità degli iscritti. A cosa servirebbero i fiduciari?

E chi potrà ambire alla guida del nuovo INPGI? Non certo chi conosce bene la libera professione e il precariato perché ne vive o ne ha vissuto i disagi per quasi tutta la propria vita lavorativa. Non ci sarà la scrematura voluta e chiesta dai veri freelance e precari: “Che nello statuto siano messi paletti affinchè la governance del nuovo INPGI venga scelta tra chi ha lavorato o lavora prevalentemente senza contratto”.

Ruolo vitale

Un ruolo che oggi più che mai può diventare di vitale importanza se solo si pensasse per una volta al bene della categoria e dei colleghi e non esclusivamente al proprio. Si potrebbero fare davvero grandi cose per aiutare chi vive in costante sfruttamento.

Ma non sarà così perchè chiunque iscritto oggi all’INPGI 2 potrà ambire alla governance del nuovo Istituto. Entreranno nella competizione: contrattualizzati che sono iscritti per qualche collaborazione o solo perché hanno cariche nelle nostre istituzioni, chi ha come primaria occupazione lavori che nulla hanno a che fare con il giornalismo e molti altri che non hanno la minima idea di nulla.

Denominatore comune: la scarsa conoscenza delle vere esigenze degli iscritti. Situazione piuttosto singolare se si considera che molti dei freelance, in passato, hanno avuto contratti e quindi sono iscritti anche all’INPGI 1, ma nessuno di loro si è mai sognato di candidarsi per un ruolo che doveva giustamente riguardare i contrattualizzati e i pensionati INPGI 1.

Occuazione di scranni

Ora che cambia lo scenario, i contrattualizzati decidono che è giunto il momento di occuparsi degli autonomi e si apprestano ad occupare i nuovi scranni, aumentati a dismisura per l’occasione proprio grazie allo statuto che la dirigenza in carica sta elaborando.

Un patrimonio mobiliare di circa 800mila euro  – superiore a quello dell’INPGI 1 – e  il palazzo di via Nizza, unica proprietà immobiliare che resta – tutte le altre passeranno all’INPS – fanno molta gola. Non c’è bisogno di un master in economia per capire che con una struttura, una dirigenza e una governance eccessivamente numerosa e onerosa anche l’Inpgi 2 avrà i suoi problemi. Dopo l’esempio di Mattarella, che si è autoridotto il salario, sarà comunque difficile giustificare gli stipendi e i compensi di oggi.

La resa dei conti arriverà quando, sempre secondo la legge di Bilancio: “Entro quindici giorni dalla data di approvazione dello statuto da parte dei Ministeri vigilanti, sono indette le elezioni per il rinnovo degli organi dell’Istituto.” Tutto dipenderà dalla nuova governance. Si potrebbe utilizzare quella parte di patrimonio spendibile per gli iscritti per decidere tante cose per sostenere freelance e precari. Oppure, come dalle prime avvisaglie in molti temono, spolpare il nuovo INPGI per i propri interessi.

Fondato il GAP

GAP (Giornalisti Autonomi Previdenti per il Nuovo INPGI), un movimento di giornalisti nato da poco proprio per riunire e organizzare i veri freelance e precari iscritti all’INPGI 2, cui anch’io ho deciso di aderire, afferma in un suo comunicato che: “Sta nascendo una nuova classe di indigenti ma non sembra la principale preoccupazione degli attuali amministratori di INPGI, i quali continuano a ripetere che la cassa degli autonomi è ‘in attivo’ sottovalutando, però, non solo l’attuale esiguità del numero di pensioni erogate da INPGI 2 (1.350 a fronte di 27 mila contribuenti attivi nel 2020 e poco meno di 46 mila iscritti) ma anche gli stessi dati contenuti nel bilancio consuntivo 2020 di INPGI 2 dove si legge: ‘Il bilancio mostra per la prima volta l’impatto della crisi. Rispetto al 2019 infatti calano le entrate previdenziali (- 7%) e si riduce l’avanzo della gestione previdenziale (-13,4%). La diminuzione si deve essenzialmente alla frenata dei contratti da Co.Co.Co. e al calo dei redditi per tutte le tipologie di lavoratori’.”

Per aderire a GAP potete mandare una mail a:  gapinpgi2@gmail.com e leggere il manifesto su: https://www.facebook.com/giornalisti.autonomi.previdenti/

Forse si dovrebbe cominciare a temere che se quell’esercito invisibile dei lavoratori autonomi e dei precari di cui parlavamo all’inizio cominciasse a capire cosa sta succedendo, come dice qualcuno, potrebbe davvero imbracciare i forconi.

Simona Fossati
(2 – fine)

La prima puntata è pubblicata qui:

Le carte segrete: salviamo l’INPGI 2 dalla voracità e dagli interessi personali – 1

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