Senza Bavaglio
Milano, 4 febbraio 2022
“Il presidente dell’Ordine lombardo è in regola con i crediti formativi relativi ai primi due trienni?”. Questa, in sintesi, la domanda posta a Carlo Bartoli e a Riccardo Sorrentino, neopresidenti dell’Ordine nazionale e di quello della Lombardia, durante una visita all’Associazione Lombarda dei Giornalisti, a Milano.
Il quiz nasce da alcune indiscrezioni che sono circolate sia durante sia immediatamente dopo il voto per il rinnovo delle cariche e dalla necessità di avere risposte trasparenti e certe fino a oggi mai pervenute, nonostante risulti presentata al Consiglio nazionale dell’Ordine una formale richiesta di accesso agli atti per verificare l’adempienza al vincolo di legge sulla formazione professionale da parte del numero uno di via Antonio da Recanate, sia nel triennio 2014-2016 sia nel triennio 2017-2019.
Già, perché sarebbe perlomeno stravagante se l’obbligo venisse trasgredito proprio dalla massima autorità tenuta a farlo rispettare.
E proprio di recente il Consiglio Nazionale ha imposto al master Tobagi di togliere dal piano di studi la docenza a un giornalista privo dei crediti richiesti.
È naturale che chi occupa posizioni apicali debba essere il primo ad aver osservato e a osservare gli oneri di legge. È naturale che abbia il massimo di credibilità per poter chiedere all’intera categoria il rispetto dei doveri deontologici. È naturale che non si creino diseguaglianze di trattamento e di attenzione con i colleghi che già hanno ricevuto la sanzione per la violazione delle norme sull’aggiornamento professionale.
Insomma, è sconveniente che ci siano reticenze e che chi occupa posizioni apicali non sia al riparo da possibili procedimenti disciplinari.
Mentre il presidente nazionale Carlo Bartoli ha taciuto, alla domanda e ai rilievi, Sorrentino ha risposto in maniera evasiva, non entrando nel merito, anzi barricandosi in trincea: “C’è stata una fuga di notizie coperte da privacy. Si potrebbe eventualmente esaminare un’azione penale”.
Sindrome di Calimero? Sicuramente un modo di eludere la sostanza che resta come un macigno sulla sua presidenza: ha o non ha osservato gli obblighi di legge sulla formazione professionale nei due trienni trascorsi? Ha la forza, e con lui Bartoli, di dare alla categoria la certezza di non essersi sottratto, sempre nei due trienni trascorsi, a responsabilità deontologiche e di legge?
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