Tirreno e Gazzetta di Modena: quando l’editore licenzia ma si vuole allargare

Speciale Per Senza Bavaglio
Alessandra Fava
Genova, 24 maggio 2021

Troppi giornalisti oggi si trovano in una giungla totalmente deregolamentata. Ed è anche difficile orientarsi. Che dire di un editore che a parole dice che vuole dare un incubatore di start up, una piattaforma di produzione video e pure una scuola di formazione in giornalismo digitale (che porta sempre dei quattrini)? E vuole anche comprare altri giornali come La Nuova Sardegna? Fantastico direte voi.

E’ quello che succede al vecchio gruppo Gedi passato a Sae. In pratica l’editore vuole mettere tutti in cassa integrazione a partire dai primi di luglio al 35 per cento per 18 mesi, sia al Tirreno che alla Gazzetta di Modena e quella di Ferrara. Solo al Tirreno lavorano 77 giornalisti che nei giorni scorsi hanno sfiduciato il loro direttore Stefano Tamburini  accusandolo in pratica di condividere troppo le mosse dell’editore. Eppure la testata nata nel 1945 vende quasi 29 mila copie tra digitale e carta ed è testata di riferimento sopratutto per la costa toscana.

Viene il dubbio che l’obiettivo sia buttare fuori i giornalisti con anzianità di carriera e quindi più costosi, fare un bel po’ di pensionamenti e prepensionamenti con la scusa del Covid e quando tutti sono fuori, si torna ad assumere con contratti meno onerosi o con un bel po’ di collaboratori a cottimo.

L’editore invece sostiene che la ristrutturazione è per chiudere i bilanci in pareggio e allargare il gruppo.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it

Condividi questo articolo