Libertà di stampa sotto l’attacco della politica e dell’economia

Nella classifica di Reportes Sans Frontières l’Italia retrocede di cinque posizioni

Speciale per Senza Bavaglio
Riccardo Girola
Milano, 17 maggio 2024

Per libertà di stampa si fa riferimento al diritto, all’accesso e alla raccolta di informazioni tramite tutti i canali di comunicazione datati e moderni: radio, giornali, televisioni e ad oggi anche i canali social di ogni genere.

La situazione europea riguardo questa possibilità è realmente compromessa? In quali Stati è più facile poter raccogliere informazioni, preferibilmente attendibili e non manipolate, e in quali si rischia maggiormente una censura, una minaccia o addirittura la carcerazione?

Come reso noto dall’ultimo report di Reporters sans frontières, la parte alta della classifica dei Paesi migliori per la libertà di stampa è ancora occupata da noi europei (Norvegia, Danimarca e Svezia), ma l’Europa, nella sua totalità, sta riuscendo a mantenere uno standard adeguato seguendo un modello europeo? La risposta purtroppo è negativa, anche se possiamo giustificarci dicendo che fino al 13 marzo 2024 un modello europeo vero e proprio nemmeno esisteva. 

Sebbene l’indipendenza e il pluralismo siano corollari del diritto fondamentale alla libertà di espressione, solo dopo 30 anni di lavoro viene approvata l’EMFA (European Media Freedom Act) che salvaguarderà i capisaldi della comunicazione e l’indipendenza editoriale nell’UE. Bisogna aggiungere che paesi in cui la libertà di stampa viene resa difficile dalle autorità come la Polonia e l’Ungheria hanno votato contro, l’Italia invece per la maggior parte dei partecipanti si è astenuta, soltanto Elisabetta Adinolfi (PPE) e Andrea Cozzolino (S&D) hanno votato a favore.

Il contesto europeo può essere ritenuto favorevole per la libertà di stampa come si evince dal report di RSF. Ci sono però alcuni avvenimenti che vanno controcorrente alla posizione occupata ad esempio da Francia (21esima) e Inghilterra (23esima).

Il tribunale dei diritti ha condannato l’arresto della giornalista Ariane Lavrilleux nel 2023. La Direzione generale per i servizi interni (Dgsi) aveva fatto irruzione in casa sua, poiché autrice dei cosiddetti Egypt Paper, un’inchiesta che rivela la complicità dei servizi segreti francesi in una serie di esecuzioni extragiudiziarie guidate dall’Egitto al confine con la Libia. La giornalista è stata poi scarcerata grazie alla mobilitazione della folla.

Per quanto riguarda invece la Gran Bretagna è ormai noto il caso di Assange, fondatore di Wikileaks, il quale ha svelato i crimini di guerra e gli abusi di potere da parte degli Stati Uniti; egli è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel sud di Londra, e rischia 175 anni di carcere se l’estradizione chiesta dall’America verrà approvata. Il 20 maggio è prevista una nuova udienza in tribunale che deciderà sul futuro di Julian Assange

Attualmente in Italia si parla molto di censura, soprattutto dal caso Scurati, ma è utile capire le modalità con cui essa viene applicata.

Pavol Szalai, responsabile della sezione Unione Europea-Balcani di RSF, ha parlato dell’attuale situazione italiana relativa alla libertà di stampa e le sue forme di soppressione. Per quanto detto da Szalai i fattori preponderanti sono la presenza delle mafie e le relative intimidazioni ai giornalisti: solo nel 2024 in Italia sono 133 i soggetti minacciati e il numero di querele intimidatorie sono in netto aumento. Queste intimidazioni, naturalmente, non possono essere considerate censure nel senso vero e proprio del termine ma molti dei giornalisti perseguitati tendono all’autocensura per evitare mettere a rischio la propria carriera o addirittura la propria vita.

Un nuovo capitolo riguardante la non tutela dei giornalisti riguarda la cosiddetta “legge bavaglio”, il testo originale prevedeva il “divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare” fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare, invece quella più recente presentata da Enrico Costa di Azione parla di divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza, in sintesi l’ordinanza di custodia cautelare potrà essere pubblicata soltanto dopo il processo.

Queste azioni funzionali all’affossamento dell’informazione sono antitetiche a una nota citazione di Joseph Pulitzer: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via”.

Altri elementi sfavorevoli alla libertà di stampa italiana sono i fattori endemici ossia quelli strutturali, tra questi troviamo il cosiddetto media capture, una forma di controllo politico dell’informazione; un altro esempio è l’abuso di risorse statali volte a finanziare media filogovernativi e un altro fattore, forse il più plateale, è utilizzare la TV di Stato come megafono di governo.

La possibile cessione dell’agenzia di stampa AGI, attualmente di proprietà ENI, al gruppo editoriale del senatore della Lega Nord Antonio Angelucci, ha aperto una polemica all’interno della redazione e non solo. Angelucci, imprenditore del settore immobiliare e dell’editoria, è proprietario del Tempo, del Gruppo Corriere di cui fanno pare varie testate locali, del Giornale e di Libero (attraverso la Fondazione San Raffaele). Angelucci dal 2008 è anche un parlamentare: alle scorse elezioni è stato eletto al Senato con la Lega.

Come riportato dall’ANSA, il portavoce della commissione europea Christian Wigan, in risposta al caso AGI ha fatto sapere che la questione dev’essere ancora esaminata e dovrà rispettare le direttive della legge EMFA.

In conclusione la libertà di stampa è un fattore che bisogna custodire gelosamente, le leggi di tutela europee stanno tentando di arginare le volontà avverse a questa tematica ma non risultano sufficienti.
Come disse il visionario George Orwell: “Solo la libertà di stampa, quella ai suoi massimi livelli, può garantirci una delle cose più belle del mondo libero: il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentirsi dire”.

Riccardo Girola
riccardogirola.00@gmail.com

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Le iconografie di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni

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