Odio e livore condiscono gli attacchi insensati e fuoriluogo a Carlo Verna

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 7 marzo 2021

Benvenuti a Carlo Verna e Lazzaro Pappagallo, anche loro entrati nel novero dei bersagli della nostra odiatrice seriale, la signora che ovviamente non si perita neanche di firmare gli insulti e gli attacchi insensati che fa. E che rivolge ai suoi oppositori, chiunque essi siano e qualunque cosa dicano.

Ora con un articolo carico di odio e presunzione – talmente livoroso che lo si potrebbe attribuire tranquillamente a Salvini, talmente puzza di fascismo – accusa Verna, il presidente dell’Ordine Nazionale, e Pappagallo, il segretario di Stampa Romana, dei peccati più vergognosi e disonorevoli.

All’odiatrice seriale non resta che tentare anche  il gioco delle tre campanelle per mistificare la realtà e giustificare le sue accuse infondate

La convocazione della ministra Lamorgese

Con il suo articolo, pubblicato su un sito semiclandestino (nel senso che lo leggono pochissime persone e non è neppure una testata registrata in tribunale) accusa Verna di essere stato convocato dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, assieme alla FNSI per discutere delle minacce ricevute da alcuni giornalisti del Tirreno e di essersi presentato con un consigliere dell’Ordine eletto in Toscana

Non è così e in realtà le cose sono andate diversamente. Prima di tutto il tavolo che si chiama “centro di coordinamento dell’attività di monitoraggio analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno di atti intimidatori dei confronti dei giornalisti” è aperto da un bel po’ di mesi e la ministra Lamorgese ha semplicemente convocato una riunione, cui ha invitato Ordine e FNSI, “Anche in considerazione del recente episodio di intimidazione della testata giornalistica Il Tirreno”.

Lamorgese quindi ha convocato tutti, ognuno per la sua parte. Le due delegazioni prevedevano come di consueto presidente e segretario, sia per l’Ordine, sia per la FNSI. Ma il segretario dell’Ordine, Guido d’Ubaldo, è dimissionario dal 9 settembre 2020 e quindi il suo posto è vacante e non ha più partecipato a questo tipo di riunioni. Il posto di “facente funzione di segretario” è toccato via via ad altri colleghi. Stavolta (ma non è la prima) è toccato ad Antonio Valentini, eletto in Toscana. Una semplice sostituzione per l’occasione.

Ma non solo! L’informazione corretta avrebbe dovuto anche riportare che Valentini non solo è stato eletto in Toscana, ma ha lavorato proprio al Tirreno per diversi lustri

Scorrettezza istituzionale

E’ stata la FNSI che, con una scorrettezza istituzionale fuori dal comune e piuttosto grave, ha inserito il presidente dell’Ordine della Toscana Carlo Bartoli nella sua delegazione. Senza ovviamente avvisare Verna. Tra l’altro, cosa da non sottovalutare, Bartoli è candidato della maggioranza che guida la FNSI a presidente Nazionale dell’Ordine. Poteva comunque, per correttezza, chiedere lui a Verna di partecipare all’incontro con Lamorgese. Infine è bene ricordare che mai un presidente regionale è stato portato a quel tavolo. Se i dirigenti sindacali smettono di fare i giornalisti e diventano propagandisti di una parte non possiamo poi pretendere che l’informazione non si deteriori e scenda a livelli minimo come sta accadendo ora.

Il goffo tentativo di danneggiare Carlo Verna e la sua figura, trasformandolo da vittima in carnefice, mostra quanto ormai la nostra professione sia all’ultimo stadio e i dirigenti del sindacato siano disperati e agonizzanti.

L’autrice dell’articolo, che riportiamo qui sotto affinché i colleghi sappiano con chi hanno a che fare, inoltre si permette di lanciare un sorprendente rimprovero: “Verna continua a occupare la presidenza del CNOG (Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ndr) pur essendo scaduto da quasi sei mesi”. Naturalmente cela la verità per lei scomoda: il presidente resta al suo posto perché le elezioni sono state rinviate non da lui ma dal ministero competente a causa dell’emergenza coronavirus.

I ruoli della presidente del Lazio

Ovviamente poi si guarda bene dal rivolgere la stesso rimprovero alla sua amica e compagna di corrente Paola Spadari che, nonostante sia scaduta anch’essa da presidente dell’Ordine del Lazio, continua a partecipare alle riunioni dell’esecutivo e di altri organismi istituzionali nazionali (come sgradita ospite) cercando di imporre la sua linea in tema soprattutto di elezioni e sistemi elettorali, cercando di smontare pezzo per pezzo le garanzie di lealtà e sicurezza del voto richieste, tra l’altro dalle colleghe di Senza Bavaglio presenti nel CNOG, per impedire scorrettezze, imbrogli e brogli,

A gente come l’autrice di questo articolo non interessa per niente il destino del giornalismo e dei giornalisti, ma piuttosto la propria sopravvivenza politica e sindacale. Che lei e la FNSI, ormai agli sgoccioli senza più iscritti e nessuna capacità di mobilitazione sindacale, vogliano per non scomparire impadronirsi dell’Ordine non è ormai un mistero tra i giornalisti.

Tutti in bancarotta

L’INPGI in bancarotta rischia di sparire, travolto dalla cattiva gestione e dai compensi spropositati del presidente e del direttore, e gli oltre due milioni all’anno che l’Istituto versa al sindacato camuffati da rimborso spese per il lavoro svolto dai funzionari sindacali potrebbe tra pochissimo tempo volatilizzarsi.

L’assemblea generale della Casagit aveva già votato una riduzione del suo contributo al sindacato che solo un ribaltamento a 360 gradi del Consiglio di Amministrazione ha salvato in extremis. Le elezioni della Casagit sono alle porte e c’è il forte rischio che la maggioranza diventi una minoranza.

Così senza soldi il sindacato sarebbe costretto a chiudere. L’unica cosa che gli rimane è tentare di impadronirsi dell’Ordine e del suo tesoretto. Forse così si spiega il livore e l’odio verso chi non si adegua al pensiero unico e cerca di difendere veramente i colleghi, impedendo a questo scenario di realizzarsi.

Obiettivo i giornalisti

Sarebbe comprensibile, anche se non giustificabile, se l’astio servisse a difendere il giornalismo e i giornalisti ma la nostra odiatrice seriale attraverso gli attacchi isterici, rivolti di volta in volta a me, a Daniela Stigliano e ora a Carlo Verna e Lazzaro Pappagallo, sembra proprio prendersela direttamente con i giornalisti, colpevoli di non adeguarsi al pensiero unico che la nostra odiatrice seriale vorrebbe imporre da pressappochista e dilettante qual è.

Infatti, quando scrive a proposito del presidente dell’Ordine: “non si ricordano suoi provvedimenti concreti per contrastare il precariato”. Sbaglia dolosamente obbiettivo. Chi non ha mai fatto niente per combattere il precariato e (aggiungo io) i salari da fame e lo scippo di dignità dei non contrattualizzati è stata proprio la FNSI e lo si vede anche ora che caparbiamente lotta per impedire la costituzione all’interno del sindacato dell’Organismo di Base dei freelance e dei precari, come per altro è previsto dallo Statuto ed è stato votato all’unanimità da ben due congressi della FNSI, anche se respinto di misura da un successivo congresso straordinario.

La lotta per il potere scatenata da personaggi come l’autrice dell’articolo mostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, un risultato finale sconcertante: si attacca, si accusa e non si fa nulla per i colleghi.

Massimo A. Alberizzi
www.senzabavaglio.info
twitter @malberizzi
@sbavaglio

PS per la cronaca dobbiamo riportare un’altra stravagante iniziativa della FNSI che sponsorizza un sondaggio sul futuro della professione giornalistica. A chi è affidato il sondaggio? Udite, udite: ai giornalisti pensionati. Lascio ai lettori ogni commento.

Ecco qui, infine, il testo dell’articolo contro Carlo Verna postato su un sedicente sito delle moribonde e inette associazioni regionali di stampa.

Veni vidi Verna

Carlo Verna continua a gestire l’Ordine dei giornalisti come se ne fosse il padrone. Incurante delle figuracce alle quali espone la categoria con un uso della lingua italiana che definire disinvolto è un eufemismo e con performance da avanspettacolo – memorabili quelle nell’ultima conferenza stampa di fine anno -, agisce come se non dovesse più esserci un domani. L’ultima uscita risale a qualche giorno fa. Convocato dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, insieme con la Fnsi, per discutere delle minacce ai colleghi del Tirreno di Livorno, ha pensato bene di escludere dalla riunione il presidente dell’Ordine della Toscana, Carlo Bartoli.

Al suo posto, ha portato con sé un consigliere nazionale eletto in Toscana. Bartoli, colpevole di guidare il fronte che in questi anni ha cercato con qualche proposta di buon senso di riempire il vuoto pneumatico di Verna & c., è stato costretto a chiedere ospitalità alla Fnsi, che non ha avuto problemi ad accordargliela, avendo, fra l’altro, invitato anche l’Associazione della Stampa della Toscana, il direttore e il cdr del Tirreno.
Verna continua a occupare la presidenza del Cnog pur essendo scaduto da quasi sei mesi fingendo di non sapere che l’attività istituzionale – tale è da considerarsi la convocazione da parte di un ministro – deve prescindere dalla lotta politica.

Non c’è da meravigliarsi. È la stessa persona che, insieme con il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, nei prossimi anni discetterà di innovazione. Niente di strano, se non fosse che hanno pensato bene di chiamare come testimonial dell’innovazione anche il direttore del Messaggero, sotto procedimento disciplinare per possibile violazione della Carta di Firenze. Il direttore del Messaggero, infatti, continua a distinguersi per il modo in cui vengono trattati i collaboratori del suo giornale. Questi ultimi, così come molti altri giornalisti precari, non hanno dimenticato i toni della lettera con cui, la scorsa estate, il direttore Martinelli “consigliava” loro di accettare la riduzione dei compensi a sette euro lordi a pezzo.

In quella vertenza, ricorda chi c’era, il segretario di Stampa Romana, professionista dell’indignazione a corrente alternata, si indignò meno del solito, assumendo un atteggiamento quasi distaccato, se non proprio freddo.
Nessuno stupore se adesso il direttore Martinelli viene invitato a parlare di innovazione insieme con Verna, presidente dell’ente che dovrebbe imporre il rispetto della Carta di Firenze e delle altre carte deontologiche. Nel suo periodo di presidenza del Cnog, a parte i proclami da decifrare e le citazioni in latinorum manco fosse Lotito, non si ricordano suoi provvedimenti concreti per contrastare il precariato. Gli elenchi dell’Ordine somigliano sempre di più alle vecchie pagine gialle: si trova di tutto, a prescindere dall’ esercizio della professione, dalla qualità e dal decoro. Gli effetti nefasti sul mercato del lavoro e per la credibilità della categoria di fronte all’opinione pubblica sono sotto gli occhi di tutti. Che sia questa l’innovazione che hanno in testa?

 

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