La regia della decisione è, ancora una volta, degli attuali vertici della Fnsi che hanno altresì imposto di recuperare un accordo stipulato 27 anni fa per destinare una parte del contributo delle buste paghe dei giornalisti al fondo di solidarietà, sempre gestito dalla Federazione della stampa. In pratica una parte della trattenuta contrattuale per i servizi sanitari (in totale il 3,6%) finisce subito alla Fnsi (lo 0,1% ) mentre a Casagit va il restante 3,5%. Poi la cassa pagherà altri 600 mila euro alla Fnsi e 1 milione e 146mila euro alle Associazioni regionali di stampa per i servizi svolti.
Serviva un gesto di buona volontà per cercare di raccogliere, almeno in parte e per un arco di tempo limitato, l’indicazione espressa dall’assemblea dei delegati. Assemblea che, di fronte a esigenze economiche giustificate e motivate della Fnsi, non avrebbe certo negato il proprio sostegno. In fondo l’Assemblea dei delegati non ha fatto altro che chiedere di fare sacrifici tutti.
Noi non siamo contro la Federazione della Stampa e neppure contro i contributi economici a suo favore, dato che buona parte delle risorse di Casagit sono garantite dai contratti giornalistici. Abbiamo chiesto alla Fnsi di fare gli stessi i sacrifici come hanno fatto e stanno facendo tutti i giornalisti italiani. Redazioni semideserte per Covid, casse integrazioni, prepensionamenti e licenziamenti come quelli incredibili di questi giorni al Sole 24 Ore.
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