Proposta indecente al Corriere di Viterbo: scrivete pure tutti, ma senza compenso

Speciale per Senza Bavaglio
Solen De Luca
Roma, 31 gennaio 2021

Se vi chiedessero di lavorare gratis, con un contratto di esclusiva, per un anno intero, ma con la garanzia che avrete la vostra firma apposta sotto a quell’articolo tanto bramato, accettereste? Perché la vera domanda è questa. Al di là del valore legale o meno della richiesta, che non è certamente da prendere sottogamba, sembra chiaro che nel giornalismo l’era del caporalato sia sempre più sfacciata e spregiudicata.

Ma facciamo un passo indietro. Il 28 dicembre scorso, un aspirante collaboratore del Corriere di Viterbo, testata giornalistica del Gruppo Corriere srl, di proprietà della famiglia Angelucci, riceve una lettera personale intitolata “Scrittura privata da valere ad ogni effetto di legge” nella quale l’editore comunica che, se l’autore desidera continuare a scrivere per il quotidiano (in formato cartaceo e online), dovrà firmare senza se e senza ma le seguenti clausole: “pubblicazione a titolo gratuito e senza onere”, “cessione assolutamente volontaria e gratuita all’editore dei diritti esclusivi per la pubblicazione” e assunzione di “ogni responsabilità in ordine al contenuto dell’opera manlevando l’editore da ogni responsabilità nei confronti di terzi”. L’accordo, se firmato, avrebbe avuto valore legale dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, ossia per un anno.

Grazie a Gianni Tassi, fiduciario di Stampa Romana per le realtà editoriali dell’intera Provincia di Viterbo, la vicenda arriva sul tavolo di Lazzaro Pappagallo, Segretario dell’Associazione Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti di Roma e del Lazio, che chiama immediatamente i vertici dell’azienda in causa per maggiori chiarimenti. Dopo un aspro confronto con la direzione, Pappagallo decide di pubblicare un comunicato estremamente esplicito nel quale denuncia i fatti e condanna il comportamento dell’editore (il link al comunicato stampa dell’Associazione Stampa Romana pubblicato in data 23 gennaio 2021

“Con questa lettera – dichiara Pappagallo – si è arrivati ad un punto di non ritorno. Perché se è vero che, purtroppo, l’attuale mercato del lavoro è normalmente contraddistinto da rapporti di lavoro sottopagati e non degni di essere chiamati tali, soprattutto in base all’articolo 36 della Costituzione, una tale richiesta rischia di trasformare il mestiere del giornalista in hobby. Se da un lato chiedere di effettuare una prestazione a titolo gratuito, per la durata di un anno, e per di più con la clausola dell’esclusiva è da condannare, dall’altro la voglia di pura visibilità che muove molti colleghi, o aspiranti tali, ad accettare queste condizioni sta sfasciando tutto il mercato del lavoro, trascinandolo verso il basso”.

“Finché si continuerà a fare giornalismo gratis e per gioco – ribadisce Gianni Tassi – sarà l’intera categoria a pagarne il prezzo, per una serie di motivi. Il primo, il più scontato, è che si toglie lavoro ai giornalisti che fanno davvero questo mestiere: in un mondo in cui ci si accontenta dell’apposizione della firma come pagamento per il proprio lavoro, chi invece richiede di essere pagato esce dal mercato. Il secondo, più sottile, è che spesso lo sfruttamento va di pari passo con il mancato pagamento dei contributi all’INPGI, che già oggi soffre di un buco milionario (NdA, 253 milioni di euro). Altro che ingresso dei comunicatori: se vogliamo sopravvivere come categoria, va riformato anche tutto il sistema di chi esercita davvero questa professione, ormai non più sotto il controllo dell’Ordine. Altrimenti siamo destinati a soccombere”.

Mentre Stampa Romana ha deciso di valutare le eventuali vie legali da poter intraprendere contro l’editore, la Commissione Lavoro non dipendente dell’Ars “plaude la decisione del Segretario Pappagallo” ed arriva anche “il pieno sostegno da parte della Commissione Lavoro Autonomo della FNSI alle azioni che il sindacato regionale intenderà prendere”. Ma va, soprattutto, salutato il coraggio di chi ha deciso di denunciare una pratica illegale, oltre che immorale. Nella speranza che il suo esempio serva a sgretolare quel muro di omertà che sembra avvolgere sempre più questa professione.

Solen De Luca
twitter @sbavaglio

Condividi questo articolo