Speciale per Senza Bavaglio
Vanna A. Palumbo e Massimo A.Alberizzi
4 maggio 2020
Abbiamo accolto con un misto di compiacimento e delusione l’oramai conclamata notizia – divulgata finora come poco più che un’indiscrezione e senza alcuna conferma dei diretti interessati- della prossima uscita di un nuovo quotidiano, “Domani”, edito da Carlo De Benedetti.
Compiacimento dovuto allo spirito democratico che ci anima e che ci predispone a vedere in ogni ‘nascita’ di testata un arricchimento del panorama di notizie ed opinioni, di nuovi sguardi sui fatti e sui protagonisti del mondo. Arricchimento che fa bene a tutti e che può incoraggiare lettori nuovi e vecchi ad incuriosirsi alla novità.
Ma non c’è solo questo. Un nuovo giornale rinvigorisce la speranza in un ragionevole aumento di posti di lavoro, tema a noi particolarmente caro in questa temperie sanitaria che un duro colpo ha inferto anche al lavoro giornalistico, a partire dalle collaborazioni, stabili e, ancor più, precarie.
Nondimeno proviamo delusione. Il nuovo tentativo editoriale che si profila non sembra proprio avere i crismi dell’autonomia e della separatezza dalla politica e ancor meno dall’economia.
Certo Carlo Debenedetti (così all’anagrafe e non De Benedetti) non occupa più nessun posto di rilievo nel gotha dell’imprenditoria nostrana e nessuno ha mai accertato se abbia poi effettivamente sottoscritto la tessera n.1 del Pd, che pure all’inizio lui stesso aveva rivendicata.
C’è però un’aura di ‘giornalismo militante’ che aleggia sull’idea di quotidiano emersa finora dalle scarne cronache che si sono cimentate sulla mission di “Domani”.
E poi c’è il nome altisonante del senatore Pd Luigi Zanda cui andrebbe, stando alle stesse indiscrezioni, la presidenza della nuova società che sarebbe stata costituita a Torino nella giornata di oggi.
Tanta ‘svergognata’ commistione non manca peraltro di suscitare qualche seria perplessità anche in dirigenti locali di partito, uno dei quali, interpellato in proposito da Senza Bavaglio, ha esclamato un laconico: “Lo so, è una gran casino!”
Unica consolazione, e neanche tanto magra, è la designazione alla direzione di Domani – se risulterà veritiera – del collega Stefano Feltri. Un giovane e stimato giornalista che ha dato grande prova di professionalità, competenza e serietà.
Senza volersi atteggiare a mammole del giornalismo moderno, qualora le indiscrezioni venissero confermate, non c’è da stare allegri se, al già desolante quadro di testate e di giornalisti schierati pro o contro quel gruppo politico o economico, si aggiungesse una voce nuova ma, più o meno dichiaratamente, di parte.
Il giornalismo schierato e militante ha avuto un gran peso ed un responsabilità – talvolta persino riconosciuta – nel declino della professione nel nostro Paese, della sua credibilità e nella disaffezione dei lettori.
E se è vero come è vero che ogni giornalista è anche un cittadino con le sue idee ed orientamenti, con la sua sensibilità, la sua cultura e la sua educazione anche sentimentale, quando egli esercita il nostro mestiere sa bene che deve raccontare le cose del mondo per quelle che vede e registra.
Mentre il giornalismo militante può distorcere la realtà e non avere remora alcuna a difendere la propria parte politica anche in presenza di errori e orrori macroscopici.
Non ci piace il giornalismo degli spalti.
Non ci piace pensare al rischio che questa professione possa esercitarsi come una tifoseria e non come una squadra appassionata alla ricerca dei fatti. Una squadra motivata dall’obiettivo di informare con indipendenza, spirito critico, autonomia intellettuale.
Vanna Palumbo e Massimo Alberizzi
twitter @sbavaglio
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