Cristiana Cimmino

Speciale per Senza Bavaglio
Cristiana Cimmino
Roma, 7 dicembre 2018

Cari colleghi, alla vigilia del Congresso della FNSI, non sto qui a ripetere concetti, giustissimi, ma più volte ripetuti, sui mali della nostra bistrattata categoria. La mancata applicazione del contratto nazionale dei giornalisti, che ci vede rottamati a 58anni, che vede colleghi ricattati e ricattabili, è uno di questi mali. Come lo è la gravissima crisi dell’INPGI, di cui sono sindaco supplente, in passato effettivo.

Io e Simona Fossati, io tra i sindaci e lei nel Cda come freelance, ci siamo battute contro i super-compensi che hanno contribuito a creare nel bilancio dell’Istituto una vera e propria voragine. Ma è stata una goccia in un mare di malcostume che ha portato oggi, l’inpgi sull’orlo del baratro. Ma è proprio su queste cose, purtroppo, acquisite, che non voglio tediare nessuno. Scriverò qualcosa sull’INPGI, ma dopo il congresso. Non è mia abitudine sfruttare una ribalta. E’ così per tutti noi di Senza bavaglio.

Preferisco, ora, affrontare un tema imprescindibile, che dobbiamo portare con forza al congresso. L’etica di un giornalista professionista, senza calci per arrivare dove è. Il ruolo decisivo che la nostra categoria deve e può ricoprire, di termometro di una democrazia. E’anche per questo che ci rottamano, dove si può, a soli 58 anni. Perché la nostra professionalità non solo non serve più ma è divenuta una diminutio.

Cristiana Cimmino

Si preferisce pagare con poche decine di euro un’orda di giornalisti ricattabili che si sbranano per arrivare non si capisce dove. Perché senza l’applicazione del contratto nazionale di lavoro chiunque può essere preso per il collo da editori, sempre di più senza scrupoli. Vi risparmio la mia storia personale, cominciata da Paese Sera e continuata alla Gazzetta del Mezzogiorno, dove lavoro tutt’ora, con un editore indagato per mafia.

Ma cosa succede se i giornalisti si svendono? La democrazia va a rotoli. E questo mi sembra l’andazzo, con politici che parlano via Social e non si trattengono dall’insultare i giornalisti. Anzi hanno fatto dell’insulto alla stampa un alibi per le loro inadempienze, per le promesse mancate. E ora usano la minaccia di cancellare i finanziamenti all’editoria come fosse un grimaldello per scardinare ulteriormente quel poco che resta di quella libertà di stampa, tanto sbandierata quanto insidiata da un sindacato ottuso e colpevole.

Tanto ottuso da aver firmato più e più volte contratti che sono stati l’inizio della fine di questa professione. Tanto colpevole da essere divenuto una accozzaglia di giornalisti mancati abbarbicati alle loro poltrone e poltroncine. E ora vorrebbero il solito congresso di auto-affermazione, l’ennesimo valzer delle poltrone, ottenuto attraverso un voto che è un plebiscito, dalle solite “truppe cammellate”. Forti dall’aver ridotto all’osso il numero dei giornalisti iscritti al suddetto sindacato.

Ma noi dobbiamo usare ogni mezzo, legale e professionale, per mettere fine a questa dittatura sindacale. Dobbiamo arrivare al congresso con la voce più forte possibile, per gridare in faccia a questi sindacalisti di professione, che è ora di tornare a casa, a quel lavoro che non hanno saputo difendere nè dietro né davanti ad una scrivania. Quello che sta accadendo con le nomine in Rai, con l’avallo dell’Usigrai, è solo uno dei sintomi del male che affligge la nostra categoria.

Una categoria che rischia l’estinzione, ad eccezione dei colleghi legati al carro dei vincitori di turno, proni davanti ad un potere sempre più isterico, preoccupante, manicheo. Una professione che rischia la demolizione, ad opera di un sindacato che cerca di distruggere persino la Casagit e l’inpgi, che non sono privilegi ma diritti, negando l’ampliamento della platea che sembra essere l’unico modo per far sopravvivere i nostri diritti.

Dove sono il sindacato e l’Ordine dei giornalisti quando un nulla come Rocco Casalino si ritrova alla guida di una squadra di 30 persone e domina l’informazione del governo. Dove erano quando ha cominciato dall’assurdo di diventare giornalista professionista. Uno che ha nel curriculum la partecipazione al Grande Fratello! Altro che improbabile ufficio stampa. E’ lo specchio di una classe di politici che hanno fatto dell’ignoranza e del razzismo una bandiera.

Per questi e per molti altri motivi, è importante, oggi, candidarsi e votare per Senza Bavaglio, nella lista Informazione@Futuro dell’Associazione Stampa Romana. Stiamo costruendo un fronte comune per fare argine alla deriva di questo mestiere che, checchè se ne dica, era e resta un baluardo di libertà e democrazia. Informare come dovere, senza protagonismi legati a questo o quel partito, diffondendo quelle notizie che oggi nessuno scrive. E’ un obiettivo ambizioso che va oltre questo momento, ma che da questo momento deve partire.

Cristiana Cimmino
Sindaco Inpgi
Sindacalista, solo e sempre per Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info

A Roma per le elezioni del sindacato dei giornalisti Senza Bavaglio presenta alcuni candidati nelle liste di informazione@futuro guidate del segretario uscente di Spampa Romana, Lazzaro Pappagallo.

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