Cinismo e disprezzo: la strumentalizzazione del caso Mondadori sulla pelle dei colleghi

Valerio Boni

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Milano, 30 novembre 2018

Strumentalizzare: verbo transitivo (derivato di strumentale) – servirsi di qualcuno o di qualcosa, o anche di un evento, di un fatto, di una situazione, esclusivamente come mezzo per conseguire un proprio particolare fine, non dichiarato ed estrinseco al carattere intrinseco di ciò di cui ci si serve. Alla definizione della Treccani si potrebbe aggiungere “azione preferita dai politici, soprattutto in occasione di elezioni”.

Ma visto che quando c’è in gioco una qualunque forma di potere, non necessariamente un posto in Parlamento, la strumentalizzazione diventa l’arma preferita anche da chi avrebbe potuto fare qualcosa per rendere a dir poco meno aggressive le conseguenze dell’evento sfruttato per acquisire voti.

L’esempio più recente è sotto i nostri occhi, un proclama titolato “Nulli i patti che tagliano diritti e stipendi se firmati 6 mesi prima una cessione”, che lanciato così lascia intendere che il Codice contenga una norma di questo genere, invece continuando si capisce che si tratta semplicemente di un’idea buttata lì.

I giornalisti dell Mondadori hanno protestato il piazza Duomo

Si tratta di propaganda fine a se stessa, poiché è evidente che le probabilità di una soluzione positiva per i colleghi ex Mondadori della redazione di Panorama ceduti a La Verità sono appese a un filo. Di sicuro non dipendono da questa idea di modificare l’articolo 2112 del Codice Civile perché l’idea si scontrerebbe con gli interessi di tutti gli editori, non solo con l’orientamento della famiglia che gestisce la Mondadori, che ormai hanno individuato una nuova strada per tagliare i costi. E nel caso si riuscisse a farla approvare, la normativa arriverebbe quando ormai non ci sarebbero altri diritti acquisiti da salvare.

Le speranze di un esito positivo del ricorso sono affievolite dal modo in cui è stata gestita la questione, senza quell’unità che mai come in questo caso sarebbe stata determinante.

Invece si è arrivati al momento del trasferimento dopo avere lasciato spazio alla trattativa privata. Quindi c’è chi ha accettato le condizioni più penalizzanti, ma anche chi ne ha ottenute di più favorevoli trattando con la direzione uscente del personale, altri direttamente con Belpietro. Senza dimenticare che la drastica riduzione di stipendio non è stata un soluzione lampo arrivata a sorpresa, era già stata sottoscritta dallo stesso sindacato come soluzione di una precedente crisi delle redazioni di Confidenze e Tustyle.

Sono solo gli esempi più recenti di ciò che l’amministratore delegato Ernesto Mauri intendeva annunciare con la email inviata a tutti i dipendenti il 15 maggio 2013 e titolata “Cambiare passo, subito”.

Avrebbe dovuto essere il campanello d’allarme, di cambiare l’approccio con la proprietà, che invece è rimasto accondiscendente e tollerante di tutte le evidenti irregolarità all’interno delle redazioni. E questi sono i risultati.

Mondadori ha ripetutamente calpestato professionalità, dignità personali e accordi verbali e scritti, con il sindacato che a gennaio 2018 ha per la prima volta dichiarato che sarebbe stato necessario difendere la professione “contrastando l’esternalizzazione del nostro lavoro, oggi compromesso dall’uso massiccio di collaboratori e pensionati tuttora presenti in azienda”.

Una dichiarazione che si sperava indicasse la risposta al cambio di passo, invece si è spenta subito, con abusivi e pensionati che continuano a lavorare divisi in due categorie: quelli con compensi da fame e quelli con contratti faraonici. Il ricorso al servizio di vigilanza dell’INPGI avrebbe potuto modificare profondamente il rapporto tra le parti, dimostrando che non c’è più la volontà di tollerare tanta arroganza.

Invece la risposta è arrivata sotto forma del solito vecchio sciopero 1.0, quello dell’Ottocento per intendersi. Quello che si trasforma in un vantaggio per l’editore, che, nel peggiore dei casi, risparmia sulle retribuzioni. Se invece lo sciopero è mirato al salto del numero, si ottiene anche un significativo taglio dei costi di stampa e distribuzione, con il trasferimento della pubblicità sul numero successivo. Un vero bingo.

Intanto altri colleghi sono passati, come già altri, con la loro dote di due anni di stipendio garantito (e tagliato), nella speranza che la loro avventura non si esaurisca tra 24 mesi, come è già accaduto. Se questa non è strumentalizzazione…

Valerio Boni
Candidato nelle liste di Senza Bavaglio per l’Associazione Lombarda dei Giornalisti e per l’elezione dei delegati al Congresso della FNSI

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