ORDINE: PRIMA LA PROFESSIONE!
Il giornalismo non deve piegarsi al sistema politico. L’Ordine dei Giornalisti deve esserne il garante, soprattutto intervenendo con fermezza in tutte quelle situazioni in cui il racconto dei fatti su testate schierate è chiaramente piegato a esigenze di propaganda politica o per assecondare gli inserzionisti pubblicitari o i potentati economici più o meno nascosti. L’informazione ha le sue norme. L’Ordine deve farle rispettare con rigore, vigilando e riportando la categoria alle regole deontologiche, etiche e morali nell’esercizio della professione.
- Difesa del giornalismo contro le ingerenze dei potentati economici e della politica. Deve esserci incompatibilità tra l’iscrizione all’Albo dei giornalisti e quella a un partito politico (come avviene per i magistrati). Come a suo tempo la Rivoluzione Francese ha sancito la distinzione netta tra i poteri, esecutivo, legislativo, e giudiziario, ora l’obiettivo del nuovo millennio è separare nettamente la politica, l’economia e i media.
- Esercizio abusivo della professione giornalistica. È necessario rilanciare su scala nazionale la battaglia per il rispetto delle regole. L’Ordine deve farsi parte attiva nell’individuare le situazioni di esercizio abusivo della professione giornalistica, sia nel privato sia nel pubblico. Chi inizia a fare informazione partendo da un suo blog personale deve obbligatoriamente registrare la testate in tribunale anche per aumentare il livello di credibilità e di controllo da parte di chi protegge etica e deontologia.
- Pulizia degli Elenchi. Noi ci impegniamo a vigilare perché l’Ordine ritorni ad appartenere ai giornalisti e a mettere in atto una seria revisione degli elenchi. Si deve tornare allo spirito originale del vero pubblicismo, cancellando chi non ha più niente a che fare con il giornalismo. Inoltre, chi fa l’esame di Stato e diventa professionista non può in alcun modo restare nell’Elenco dei Pubblicisti.
- Fondo antiquerele. L’Ordine ha le risorse necessarie a costituire un apposito fondo anti-querele temerarie, da utilizzare in casi specifici in cui il giornalista querelato documenti la temerarietà della querela nei suoi confronti. Il maggior numero di querele arriva dai magistrati e in pochi lo sanno. Bisogna cominciare a informare puntualmente l’opinione pubblica sull’andamento, sugli attori e sulle motivazioni delle querele nei confronti dei giornalisti.
- Equo Compenso. L’Equo Compenso per i freelance sarà una nostra priorità forti dell’articolo 36 della Costituzione. FNSI e INPGI non l’hanno voluto e sono state sconfessate dalle sentenze dei tribunali. Noi faremo il possibile per farlo diventare realtà, perché solo con un lavoro retribuito in modo professionale, sancito per legge, si possono recuperare dignità, etica e deontologia.
- Consigli di disciplina. I consigli di disciplina, introdotti dalla recente riforma, hanno mostrato in alcuni Ordini regionali la corda: esposti arenati nei porti delle nebbie, sanzioni risibili, normativa che appare inefficace a dissipare le inerzie. Noi ci impegniamo a individuare per i consigli di disciplina colleghi con una seria preparazione normativa che abbiano intenzione di lavorare a fondo per la categoria. Per il futuro, gli eletti ai Consigli di Disciplina dovranno anche frequentare dei corsi ad hoc.
- Formazione continua. È il momento di pensare a corsi professionalizzanti. Percorsi seri di lunga durata, su temi di attualità, scientifici, tecnologici e puntare agli strumenti del web e a eventuali altri nuovi strumenti di comunicazione presenti e futuri. Ma, soprattutto, un corso per membri del Consiglio di Disciplina.
- Pubblica amministrazione. La legge 150/2000 traccia una netta linea di demarcazione tra la figura dell’addetto stampa e quella del portavoce. C’è chi vuole cambiare la 150/2000, prevedendo che il portavoce sia proprio un giornalista. Noi non siamo d’accordo: incarichi di portavoce dei politici devono essere vietati agli iscritti all’Ordine. Se uno vuole cambiare mestiere, faccia pure, ma il gioco delle porte girevoli tra giornalismo e politica deve essere deontologicamente proibito.
- Quota annuale. L’iscrizione all’Ordine costa in Lombardia 100 euro e in altre regioni anche di più. Una parte della quota viene fissata dall’Ordine Nazionale (oggi 50 euro): noi ci impegniamo a ridurre la parte di competenza dell’Ordine regionale, portando così la quota a meno di 100 euro almeno per i colleghi disoccupati e freelance, che hanno maggiori difficoltà.
- Gettoni di presenza. A differenza di altri Ordini regionali, l’Ordine della Lombardia non prevede siano pagati gettoni di presenza. Ci impegniamo a livello regionale a continuare così e lotteremo per estendere questa norma in tutta Italia. I gettoni di presenza non devono diventare uno stipendio.
PRIMA LA PROFESSIONE!
La lista di coalizione cui partecipano Senza Bavaglio, Unità Sindacale, Movimento Informazione e Libertà.
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