Pietrobelli, “Vizio capitale. Sesso, potere in seminario. E l’omertà del Vaticano”

GLI ABUSI COMMESSI NEL PRESEMINARIO SAN PIO X DOVE SI FORMANO AL SACERDOZIO I “CHIERICHETTI DEL PAPA”

Speciale per Senza Bavaglio
Emanuela Provera
Milano, 6 Marzo 2024

Si è soliti ricordare Ratzinger come il papa che ha dato un impulso decisivo alla lotta contro gli abusi: nel 2001, mentre Karol Wojtyla assegnava il processo ecclesiastico per un ‘delictum gravius’ (atti impuri commessi da un prete) alla Congregazione per la Dottrina della Fede[1], Ratzinger – in qualità di Prefetto della Congregazione  –  indirizzava una lettera a tutti i vescovi cattolici precisando che le nuove norme andavano lette nel senso di un superamento del garantismo con cui la Congregazione per il Clero aveva affrontato, fino ad allora,  i processi.

Erano gli anni in cui il quotidiano americano Boston Globe si occupava con successo dei casi di pedofilia nella Chiesa cattolica grazie ad una squadra di giornalisti investigativi, Spotlight.

Il susseguirsi delle notizie apparse sulla stampa internazionale e le inchieste che anche in Italia hanno rivelato un fenomeno dai risvolti prevedibili e metodici chiariscono che gli obiettivi dell’operazione condotta da Giovanni Paolo II e da Ratzinger erano solo due: centralizzare la procedura processuale e controllare l’eventuale divulgazione delle notizie di ‘reato’.

Il grande pregio del libro di Giuseppe Pietrobelli, “Vizio capitale. Sesso, potere e omertà in Vaticano. La vera storia dei chierichetti del papa” pubblicato da PaperFIRST è quello di chiarire come questa ossessione per la ‘riservatezza’ sia andata consolidandosi nel tempo della Chiesa e tra le mura della santa sede.

E lo fa raccontando la vicenda svoltasi nel Preseminario san Pio X (la struttura diretta dall’Opera don Folci di Como dove ragazzi minorenni – i chierichetti del papa – si formano al sacramento dell’ordine) che ha portato all’avvio di un processo penale avanti il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano a carico di Gabriele Martinelli (seminarista) e di Enrico Radice (direttore del seminario).

La storia di questo tristissimo capitolo del pontificato bergogliano, segnato da scandali e riforme normative (inefficaci a correggere la mentalità del segreto), prende avvio da un fatto sconcertante e quasi più grave delle violenze che hanno portato alla condanna di Martinelli e Radice nel secondo grado di giudizio vaticano: le gerarchie e i loro collaboratori hanno insabbiato vicende vergognose (rivelatesi poi delittuose), accorse nel Preseminario san Pio X e verificatesi tra il 2006 e il 2012; hanno intenzionalmente evitato di considerarle indizi di abuso, senza preoccuparsi di valutare fin da subito la via della “giustizia” anzi scongiurando l’avvio di un processo per confermare l’idoneità di Gabriele Martinelli al sacramento dell’ordine.

Pietrobelli riferisce, infatti, che tutte le strutture di governo, in Vaticano, sapevano delle attenzioni morbose di Gabriele Martinelli nei confronti di un altro seminarista appena tredicenne. Dei presunti abusi psicologici e sessuali commessi dal seminarista Gabriele Martinelli nei confronti del giovane L., furono informati sicuramente i seguenti presbiteri:

1.     il card. Angelo Becciu,

2.     il vescovo (ora cardinale) Oscar Cantoni,

3.     il card. Angelo Comastri,

4.     mons. Diego Coletti,

5.     don Marco Granoli,

6.     mons. Vittorio Lanzani,

7.     don Angelo Magistrelli (Direttore del Preseminario dopo don Enrico Radice)

8.     don Ambrogio Marinoni,

9.     mons. Damiano Marzotto,

10.   don Enrico Radice (Direttore del Preseminario negli anni in cui si verificarono gli abusi)

11.    card. Pietro Parolin,

12.   il card. Mauro Piacenza,

13.   don Fausto Sangiani,

14.   il card. Angelo Sodano,

15.   don Andrea Stabellini,

16.   il card. Beniamino Stella…

Nessuno dei prelati si preoccupò di ascoltare la presunta vittima per capire i risvolti della vicenda o per individuare gli autori delle supposte violenze; erano troppo impegnati a scovare i diffusori delle notizie ipotizzando denunce per diffamazione. L’Istituto don Folci[2] promuoverà infatti un’inchiesta, per calunnia e diffamazione, nei confronti di L. (vittima dei presunti abusi), di K. (alunno testimone degli atti sessuali compiuti da Martinelli) e di due giornalisti. Come se non bastasse nel 2014 K. denunciava gli abusi al cardinale Angelo Comastri ricevendo il giorno dopo, come risposta, l’espulsione dal seminario.

Qualche debole tentativo fu compiuto dal cardinale Giovanni Angelo Becciu che chiese espressamente l’allontanamento dal Preseminario del sospettato Gabriele Martinelli, e la sostituzione del rettore don Radice. La sua richiesta non ebbe seguito e nel 2018 sarà imputato nel processo finanziario per un affaire immobiliare a Londra, perdendo i diritti del cardinalato.

Anche don Marco Granoli, direttore spirituale del Preseminario, si espose nel fornire un parere sulla inidoneità del Martinelli a diventare sacerdote ma non fu ascoltato, Gabriele Martinelli ricevette il sacramento dell’ordine e Granoli morì di covid nel 2020.

Nel 2017 accade però che i mezzi di comunicazione arrivino fin dove lo spirito santo non osa addentrarsi: una trasmissione televisiva rende noti al grande pubblico gli abusi subiti da L., e finalmente tra settembre e ottobre 2018  il Tribunale dello Stato Città del Vaticano non può, suo malgrado, che avviare un’indagine nei confronti di Gabriele Martinelli e di don Enrico Radice; il primo viene accusato di violenza carnale e atti di libidine ottenuti con minaccia e abuso di autorità, il secondo è denunciato per ipotesi di favoreggiamento.

L’avvocato Dario Imparato[3] legale difensore di L. nel processo vaticano fornisce una chiave di lettura interessante: “Martinelli violentava L. con il potere. Nel 2009, stanco delle violenze, L. prova a parlare delle sue sofferenze con il rettore don Radice, con i modi da ragazzo educato, riservato, fragile. Senza parlare esplicitamente di violenza sessuale, riferendo che Martinelli lo infastidiva pesantemente (potere), ma don Radice, che aveva ben compreso l’argomento, lo minaccia di riferire alla famiglia e al parroco del suo paese di essere un bugiardo”.[4]

Perché le guide spirituali deputate alla formazione di ragazzi minorenni coprono il male esponendo le vittime all’ingiustizia?

L., durante l’interrogatorio, alle domande poste dal presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, “risponde con grande maturità e in modo talmente preciso da allontanare qualsiasi dubbio sulla sua attendibilità: “si infila nel letto…si sdraia…comincia a toccarmi…mi abbassava i pantaloni…mi masturbava…si masturbava…raggiungeva l’orgasmo».”[5]

I comportamenti messi in atto da Martinelli (ignorati e negati dal direttore del Preseminario don Enrico Radice e mai seriamente indagati) si configurano non solo come penalmente rilevanti, ma altresì viziati da una componente di devianza psicologica violenta, reiterata e compulsiva, che renderebbe impensabile una sua idoneità al sacerdozio: le prese di posizione da parte dell’istituzione pongono la Chiesa al di fuori di un confronto con la società moderna regolata dallo stato di diritto e permeata da una cultura orientata alla difesa dei diritti garantiti dalla Costituzione. Sarebbe appropriato un utilizzo di metodologie scientifiche (come la psichiatria) che pur estranee al mondo ecclesiastico non ne snaturerebbero l’identità come invece la casta sacerdotale vorrebbe far credere, ostinandosi a far leva solo sulla attività formativa pastorale.

La selezione dei candidati al sacramento dell’ordine resta quindi prerogativa del clero, anch’esso segnato dalle medesime problematiche e da una mentalità di copertura dello scandalo che contribuisce a propagare la piaga degli abusi. E non serve affidare i “preti in difficoltà” a strutture gestite dalla Chiesa[6], perché il personale incaricato è alle dipendenze di preti intrisi di una mentalità deviata.  Se le istanze che guidano la Chiesa restano di esclusiva natura teleologica e teologica, l’istituzione continuerà a obliare il crimine e renderne la denuncia e il procedimento penale impraticabili. È una discrasia ermeneutica fra un fatto considerato sub specie iuris e sub specie aeternitatis che frena l’istituzione nell’esercizio dell’azione penale e non risponde alla richiesta di giustizia delle vittime.

Il libro di Pietrobelli rende evidente, nella sua tragica ovvietà, che le vittime di violenza restano escluse dalla giustizia che invocano e sono lasciate in balia di un terrificante vuoto; di seguito le fasi del processo vaticano ancora in corso, in attesa della sentenza passata in giudicato:

a)     Nella sentenza di primo grado, pronunciata il 6 ottobre 2021, il Tribunale in nome di Sua Santità, Papa Francesco, assolve Gabriele Martinelli per insufficienza di prove e dichiara estinta l’azione penale per intervenuta prescrizione. Ne pubblichiamo il testo.

b)     La Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano ribalta invece l’esito del primo grado di giudizio e dichiara, il 23 gennaio 2024, don Gabriele Martinelli, 31 anni, colpevole del reato di corruzione di minore per i fatti avvenuti nel Preseminario tra il 9 agosto 2008 e il 19 marzo 2009. Lo condanna alla pena di due anni e sei mesi di reclusione oltre mille euro di multa.

In Italia, invece, avanti il Tribunale di Como, il Pubblico Ministero dottor Antonio Nalesso chiede il rinvio a giudizio dei due imputati (Martinelli e Radice) e viene fissata l’udienza preliminare svoltasi il 17 gennaio u.s. La prossima udienza si terrà nel mese di luglio.

Emanuela Provera
donnadrusilla@gmail.com

[1] Mediante l’emissione del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela
[2] È un istituto di orientamento vocazionale voluto da Papa Pio XII e affidato a don Giovanni Folci, prete della diocesi di Como
[3] Iscritto all’Albo dei Procuratori rotali
[4] Vizio capitale, Giuseppe Pietrobelli, PaperFIRST, pagina 140
[5] Vizio capitale, Giuseppe Pietrobelli, PaperFIRST, pagina 115
[6] Giustizia divina, di Emanuela Provera e Federico Tulli, Chiarelettere 2018

Le iconografie degli articoli di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni

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