Assemblea RCS: le domande scomode di Ivo Caizzi che imbarazzano Urbano Cairo

Senza Bavaglio
Milano, 7 maggio 2023

Il presidente, amministratore delegato e azionista di controllo di RCS, Urbano Cairo, abbonda nel comunicare quanto celebra se stesso e le sue attività nelle pagine del Corriere della Sera e di altri giornali del suo gruppo.

E’ apparso invece meno comunicativo con le domande scomode ricevute per l’assemblea degli azionisti dell’8 maggio 2023 sul bilancio RCS. Ma il suo non dire o dire poco, un po’ come avviene con i “no comment” nelle interviste giornalistiche, a volte diventa interessante.

Lo si può capire leggendo le risposte di Cairo e del suo Consiglio di amministrazione (Cda) alle 24 domande di Ivo Caizzi, ex inviato e corrispondente da Bruxelles del Corriere, che da oltre venti anni partecipa alle assemblee RCS  con un mini pacchetto di azioni, soprattutto per difendere sia il valore economico legato alla indipendenza e alla qualità dell’informazione del Corriere, il giornale più redditizio del gruppo, sia i diritti dei piccoli azionisti.

Caizzi ha evocato dalla clamorosa chiusura di un programma della tv La 7 fino all’influenza della pubblicità e del marketing sul Corriere, al giornalismo “low cost” o al ricorso agli aiuti di Stato pur con ingenti stipendi, bonus e dividendi incassati dall’editore.

Cairo, emerso come stretto collaboratore di Silvio Berlusconi nel gruppo Fininvest (prima di varare Cairo Communication e poi acquisire RCS), ha generato dubbi quando ha chiuso il programma sulla sua La 7 “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, interessato a indagini su presunti antichi rapporti di Berlusconi con mafiosi (sempre negati dal leader di Forza Italia).

Al presidente di RCS è stato chiesto se questa sua vicenda esterna possa avere effetti indiretti negativi per l’immagine del Corriere e del gruppo. L’editore ha ritenuto di non dover rispondere.

Un esempio emblematico è la domanda “confermate di nuovo che RCS, dopo la pubblicità, eviterà di inglobare altre attività di Cairo Communication?”. La risposta – “non è pertinente rispetto ai punti all’ordine del giorno”- stride con quella netta nel 2021: “non sono allo studio operazioni di integrazione tra RCS e Cairo Communication”. Vuol dire che ora qualcosa è in corso?

Ma non manca qualche risposta intrigante, tipo che i giornalisti del Corriere raffigurati nella pubblicità di viaggi organizzati partecipano al business “su base volontaria” e “si limitano ad accompagnare” (e a raccontare) senza fungere da guide turistiche.

Caizzi ha contestato i silenzi dell’editore già dalla prima delle sue domande. Ha ricordato che per l’assemblea del 3 maggio 2022 aveva chiesto informazioni sulla allora non nota “proposta di riacquisto della sede di Via Solferino, da parte di RCS, offrendo un alto prezzo per convincere il gruppo Blackstone a chiudere il contenzioso in corso” (due richieste risarcitorie da circa 300 milioni di dollari, n.d.r.). E che gli era stato risposto “le domande non sono pertinenti rispetto ai punti all’ordine del giorno”.

Il riacquisto della sede del Corriere fu poi ufficializzato. Caizzi ha così domandato perché Cairo e il Cda di RCS non risposero su una operazione di tale rilevanza e se ora potessero integrare quanto gia’ nel bilancio. La replica è stata che RCS si ritiene in regola con l’aver reso noti “la citata operazione” nel comunicato del “15 luglio 2022” (cioè oltre due mesi dopo le domande sul riaquisto) e le informazioni nel bilancio.

Le società quotate in Borsa, nelle assemblee annuali, devono fornire chiarimenti sul bilancio, che contiene dai dati finanziari fino alle prospettive di mercato. Sono frequenti interpretazioni diverse su cosa è pertinente chiedere. RCS, se volesse offrire massima trasparenza, dovrebbe almeno rispondere su tutto quanto può riguardare il Corriere, valore fondamentale per il gruppo.

Inoltre Cairo, in quanto editore del principale quotidiano nazionale, in teoria dovrebbe dimostrarsi ben più aperto nel fornire informazioni, rispetto a leader di società finanziarie o industriali. Invece anche quest’anno RCS ha usato la facoltà di applicare le restrizioni Covid, che limitano gli azionisti a inviare domande prima dell’assemblea, senza parteciparci. Non possono quindi poi chiedere precisazioni e, se ancora non soddisfatti, incalzare con ulteriori domande.

Con le restrizioni, una società può ritenere le domande non pertinenti e chiuderla lì. Un azionista di RCS ha protestato per non poter partecipare all’assemblea nemmeno per via telematica. Gli si può dare torto, visto che Cairo guida un gruppo multimediale?

Senza Bavaglio
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Le iconografie degli articoli di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni.

Ecco le domande rivolte prima dell’Assemblea della RCS dal giornalista e socio Ivo Caizzi

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