Il Golia Athesia contro il Davide “Salto”: uno schiaffo al pluralismo dei media a Bolzano

Speciale per Senza Bavaglio
Paolo Ghezzi*
Bolzano, 8 marzo2023

Ebner di cognome – il cognome di una delle famiglie più importanti dell’Alto Adige – e Michl di nome, classe 1952: è il diminutivo tedesco per Michael, Michele, dunque potremmo tradurlo con Michelino, Michi, Mike. Un nome da amicone, da cuginetto. Eppure al cospetto di Michl Ebner, gran parte del Sudtirolo si mette sull’attenti: e di lui si potrebbe dire, come per lo Scarpia della Tosca: “E avanti a lui tremava tutta Roma!”.

Già, trema perfino il presidente della Provincia, quando il giornale di Ebner gli punta il cannone contro. Insomma, Ebner è il Berlusconi, anzi il BerlusKaiser, dell’Alto Adige. Giornale e partito, politica e informazione si intrecciano nella sua storia e nel suo presente e creano un potere monolitico e quasi monopolistico.

Sua è la Casa editrice più importante della regione, Athesia. Suo è il giornale più letto (ancora molto letto) in provincia di Bolzano, il Dolomiten (diretto, da sempre, dal fratello minore Toni), la bibbia per il popolo delle valli e per i sudtirolesi medi, finanziato – come voce della minoranza linguistica tedesca – da ingenti contributi pubblici.

Suo è il sito stol.it. Suo è il quotidiano leader degli italiani di Bolzano, l’Alto Adige. Suo è il quotidiano leader di Trento, l’Adige, con il corollario di Radio Dolomiti, eccetera eccetera. Un potere mediatico che si ramifica nel Tirolo austriaco. Un potere economico che si estende, in Alto Adige, al commercio, al turismo, all’energia. Business glocale.

Ora, pur essendo il sudtirolese più potente, al pari se non sopra il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, bersaglio fisso di una incessante offensiva del Dolomiten, suo antagonista nel partito maggioritario (la Svp, corrispondente alla Dc degli anni d’oro), Ebner non sopporta che si scriva di lui ciò che non suona bene alle sue sensibili orecchie.

Pur essendo sovraesposto per il suo proprio ruolo (è anche, tra i tanti consigli d’amministrazione, presidente di lungo corso e di incontrastato potere della Camera di commercio bolzanina) ed essendo cresciuto a pane e giornale in una famiglia supercattolica e di sicura fede democratica, non digerisce il pluralismo dell’informazione, che è il sale della democrazia.

Nel gennaio 2021 ha chiuso, dopo averlo acquistato pochi anni prima, il secondo giornale della città, “Trentino”, perché vendeva troppo poco, licenziando 19 giornalisti dall’oggi al domani (e offrendo in cambio riposizionamenti al ribasso, all’interno del gruppo) ed è stato condannato in due diverse cause dal giudice del lavoro di Trento, la seconda nel gennaio di quest’anno, per il mancato preavviso, ma si infuria se qualcuno scrive che è andata così.

Rocco Cerone, segretario regionale del sindacato dei giornalisti che ha patrocinato la causa, ha detto che “la sentenza riafferma un principio legislativo e contrattuale finora, e per 42 anni, mai messo in discussione da alcuna azienda editoriale.

Dopo la sentenza per comportamento antisindacale del 18 giugno 2021, è la seconda condanna comminata dalla magistratura del lavoro di Trento a carico di SIE Spa, il cui maggiore azionista, Michl Ebner, è al vertice di una conglomerata con oltre 1200 dipendenti, floridi bilanci, e che non fa onore al suo ruolo pubblico di presidente della Camera di commercio di Bolzano, dopo essere stato per 25 anni deputato italiano ed europeo”.

E Michl Ebner si infuria ancora di più se qualcuno (in questo caso, una cordata di categorie imprenditoriali trentine) osa aprire un altro quotidiano, “il T”, in edicola in Trentino da novembre 2022, in controtendenza con la crisi generale. 40 pagine, direttore Simone Casalini, ex Corriere del Trentino, obiettivo fare concorrenza al quotidiano leader, ebneriano, l’Adige.

Per ostacolare questo progetto, Ebner non ha esitato a riassumere cinque giornalisti per risuscitare un nuovo Trentino con scopi ostruzionistici: appena 12 pagine (ma con i preziosi necrologi ribaltati dall’Adige) distribuite gratis o a 50 centesimi per le prime settimane, con debutto in edicola dieci giorni prima dell’uscita del concorrente, tanto per fargli terra bruciata intorno.

Questo è il re delle rotative che ora chiede 150mila euro di danni alla cooperativa giornalistica indipendente Demos 2.0, che pubblica la testata on line Salto.bz, interetnica e bilingue, diretta da Fabio Gobbato, che in quasi dieci anni di vita (li festeggerà a maggio) si è guadagnata spazi e apprezzamento per l’informazione indipendente e, spesso, esclusiva. Soprattutto per le inchieste del cronista d’assalto Christoph Franceschini, bestia nera di Ebner.

Oggetto dell’azione giudiziaria Ebner/Athesia sono 58 articoli, apparsi tra il 2018 (4 dicembre, “Michls Thron”) e il 2022, la maggior parte dei quali firmati da Franceschini, che configurerebbero una sorta di stalking mediatico ai danni del gigante editoriale. “L’intera informazione offerta agli utenti del sito – si legge nella denuncia di Ebner – non solo non risulta rispettosa dei requisiti della verità o verità putativa, parzialmente dell’interesse pubblico e della continenza formale (sfociando in un ingiustificato e ridondante accanimento e rasentando un vero e proprio stalking mediatico) ma contiene calunniose insinuazioni di collusione con partiti politici e con la pubblica amministrazione”.

Athesia spara nel mucchio anziché riferirsi a singoli articoli, dunque, e di sicuro ha una strategia “politica” che prevede altre mosse, di qui alle delicatissime elezioni provinciali del prossimo autunno 2023, con il partito di larghissima maggioranza spaccatissimo e la ricandidatura del presidente uscente Kompatscher ancora in bilico e fieramente avversata dai media ebneriani.

Secondo gli avvocati di Salto, Egger e Canestrini, che sono intervenuti durante l’affollatissima conferenza stampa di lunedì 6 marzo al Filmclub di Bolzano, si tratta di uno Slapp, una strategic lawsuit against public participation: azione legale per intimidire la libera discussione pubblica. Insomma, come puntare una pistola alla tempia della cooperativa Demos 2.0, editrice di Salto.bz, che ha una redazione di 9 giornalisti e complessivamente 15 dipendenti. E che è in attivo grazie a un azionariato diffuso, alla pubblicità e a un contributo pubblico. (Slapp in inglese significa schiaffo, ndr)

Dalla parte di Salto.bz si sono schierati l’Ordine dei giornalisti, diverse testate indipendenti e anche qualche politico che non trema davanti al potentissimo Michelino. Lo storico ed ex consigliere regionale verde Hans Heiss ha intrapreso, con successo, una raccolta di firme. “Stop Slapp” è l’onomatopeica parola d’ordine della controffensiva mediatica di Salto, piccolo Davide armato di fionda che non trema davanti al gigantesco Golia.

Ironicamente, la pagina web del gruppo Athesia proclama, tuttora: “La nostra visione è strettamente legata alla terra in cui viviamo e operiamo perché il nostro intento è quello di contribuire all’istruzione, al miglioramento della qualità della vita in Alto Adige e di infondere nel cuore di tutti gli altoatesini la sete di cultura”. E ancora: “Noi di Athesia lavoriamo giorno per giorno per informare le persone, fornire loro i migliori servizi e rendere la loro vita quotidiana più semplice e più bella”.

Purché non accendiate i riflettori su di noi…

Paolo Ghezzi*
Paolo Ghezzi, trentino, è giornalista dal 1979, ha fondato la rivista e la casa editrice Il Margine, ha diretto l’Adige per quasi 9 anni, ha scritto una dozzina di libri, tra cui “Il Vangelo secondo de André”, “Filololò rema nell’aria”, “Creatura Futura” e “La Rosa Bianca”, è stato presidente del Conservatorio Bonporti e consigliere regionale. Oggi prepara un nuovo libro, scrive articoli per il Dolomiti, ilT, Salto.Bz e Vita Trentina, fa l’ambulante volontario di libri usati per sostenere la Scuola Penny Wirton per migranti di Trento.

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