Senza Bavaglio
Roma, 5 giugno 2022
Gli iscritti all’INPGI 1 non riescono più ad avere informazioni. Parecchi colleghi hanno scritto mail da diverse settimane e non hanno ricevuto alcuna risposta. Non risulta che all’INPS sia stato nominato un referente per i giornalisti a partire dal primo luglio, quando si passerà al servizio di previdenza pubblico.
La 14esima sparisce, ma nessuno ha ricevuto comunicazioni ufficiali. I pensionati hanno ricevuto insieme alla pensione del mese di giugno, metà 14esima, l’altra metà verrà spalmata nei sei mesi successivi. E così sarà per il futuro: spalmata un tanto al mese. Ma le informazioni arrivano dall’etere, pubblicate qua e là. Mai un’informativa ufficiale.
E, soprattutto, a chi si potranno rivolgere i pensionati INPGI dal primo luglio? Ci si aspettava che arrivassero indicazioni dal nostro Istituto. Un nome, un indirizzo mail, un numero di centralino. Silenzio tombale. A un mese solo dall’addio all’INPGI e all’ingresso all’INPS, tutto tace. Senza considerare che i giornalisti stanno per entrare all’INPS come singole unità abbandonate a se stesse e non come entità “INPGI”, come invece è successo a tutte le altre Casse confluite nell’INPS.
Tempo di dichiarazione dei redditi. Di colpo arriva la notizia, carpita da alcune chat di giornalisti, che già a partire dalla dichiarazione dei redditi di quest’anno, come sostituto di imposta si deve indicare l’INPS e non più l’INPGI.
Cioè, i giornalisti pensionati INPGI 1 che intendono essere rimborsati dall’Erario perché in base alla loro denuncia dei redditi IRPEF presentata quest’anno per l’anno 2021 risultano creditori grazie alle detrazioni fiscali ad esempio: spese mediche, polizze infortuni, contributi INPS per colf, lavori edilizi straordinari, assegno di divorzio corrisposto all’ex coniuge, ecc.) possono ottenerne la restituzione solo se indicano esclusivamente il codice fiscale dell’INPS 80078750587. E l’INPGI tace.
E che ne sarà della trattenuta sindacale? Sarà l’INPS a detrarla delle pensioni. Ma gli iscritti al sindacato dovranno chiedere all’INPS di passare direttamete la quota sindacale o questo avverrà in automatico? E poi: la quota sindacale sarà sempre pari allo 0,15/0,30 per cento della pensione o salterà all’1 per cento come scritto allamisticamente in alcune chat di giornalisti?
Resta la speranza che il ventilato “Polo dei Giornalisti” gestito, pare, da ex dipendenti INPGI diventi una realtà e non sia solo un miraggio che circola per evitare la ribellione degli iscritti. INPGI, se ci sei batti un colpo! Non si sa neppure in quale palazzo INPS troverà ospitalità il “Polo” (se ci sarà!).
Non va meglio per i colleghi iscritti alla Gestione Separata, cosiddetta INPGI 2. Sul sito non appare alcuna informazione aggiornata su come conferire il contributo fisso e quando inviare la dichiarazione dei redditi 2021. Solo recentemente sono state invertite le date: 31 luglio per il versamento del contributo minimo, 30 settembre per la dichiarazione dei redditi on-line. Date confermate? Magari sarebbe meglio un remind agli iscritti oppure un aggiornamento sul sito.
Sul sito inpgi.it cliccando Gestione separata e Comunicazione dei redditi si accede a una pagina relativa allo scorso anno, quindi la dichiarazione 2020. E così cliccando sul nuovo sito inpgi.net.
Per i contributi minimi sul sito inpgi.it si accede a una circolare dello scorso anno.
Visto che siamo ai primi di giugno pare strano che non ci siano le comunicazioni che riguardano scadenze dei prossimi mesi.
Sempre a proposito di Inpgi 2 che non confluirà in INPS, si sa che la dirigenza sta elaborando un nuovo Statuto ma gli iscritti non sono informati della sua stesura e nessuno ha ricevuto la copia della bozza che è già pronta e distribuita agli stessi Consiglieri Generali INPGI, ahime!, solo qualche giorno fa!
E qui le indiscrezioni corrono sul filo. Alcune, se confermate, fanno solo sperare che il legislatore ritenga molto più saggio far confluire rapidamente anche l’INPGI 2 all’INPS. Si prospetta infatti una gestione elefantiaca e pletorica che porterà ben presto all’erosione del patrimonio. E regole che, se approvate, porteranno inevitabilmente a escludere dalla competizione elettorale la maggior parte degli iscritti che esercitano davvero la professione giornalistica in modo autonomo, e che hanno diritto, in base ai principi della democrazia, ad avere una reale rappresentanza e voce in capitolo sulla futura gestione dell’ente previdenziale, quindi delle loro pensioni future.
Si vuole mantenere la rappresentanza per regioni quindi concedendola anche a quelle che a malapena raggiungono un paio di centinaia di iscritti. Tutto a scapito di regioni che sono il centro del giornalismo italiano. Non si pensa minimamente a ricorrere alle macroregioni come hanno già fatto molti altri enti professionali. Insomma, l’obiettivo di questa riforma statutaria non è quello di mirare agli interessi dei giornalisti ma piuttosto è quello di mantenere saldo il potere nelle mani di una classe dirigente che ha dimostrato abbondantemente la sua indeguatezza nella gestione dell’Istituto, distruggendolo.
Oltre al fatto che non si coglie nemmeno l’opportunità di un nuovo Statuto per incrementare le prestazioni agli iscritti e, soprattutto, allargarle a tutti proprio tutti, anziché limitarle ai CoCoCo. Un tipo di contratto che perlopiù nasconde lavoro subordinato e che persino la FNSI ora chiede a gran voce che venga abolito dalla legge.
Infine, ma non meno importante: dove sarà la sede del Nuovo INPGI? Resterà in Via Nizza? Pagherà l’affitto all’INPS? Oppure, come dicono alcune voci, ha ceduto il palazzo di via Nizza all’INPS e si appresta a ricomperarlo con il patrimonio degli autonomi? E verrebbe da chiedere: a quanto lo ha ceduto? E a quanto se lo ricomprerebbe? E ancora: e perché mai nella trattativa con Governo e INPS nessuno ha pensato di tenersi almeno la sede? Anche qui regna il buio totale.
Senza Bavaglio
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