Ordine della Lombardia: Galimberti, “Pozzi licenziato per giusta causa”

Riceviamo dall’ex presidente dell’Ordine della Lombardia
questa nota, che volentieri pubblichiamo, di precisazioni sul caso Pozzi.

Alessandro Galimberti
Milano, 6 gennaio

Ancora una volta un dispaccio di Senza Bavaglio parla di me con gravi approssimazioni e imperdonabili errori, ancora una volta senza interpellarmi (la deontologia dov’è rimasta?) e ancora una volta per recar danno alla mia reputazione.

Preciso quindi e ti invito a dare notizia al tuo pubblico, ovviamente con eguale risalto e la medesima enfasi:

1. Paolo Pozzi è stato licenziato per giusta causa all’esito di un procedimento disciplinare in cui ha avuto modo di articolare i suoi punti di vista, cioè la sua difesa

2. Il medesimo ha meritato la massima sanzione per una serie di violazioni contrattuali e di infedeltà reiterate verso il suo datore di lavoro (che ero io – legge 150 – e non l’Ordine)

3. Il predetto ha avuto modo di svolgere le sue difese nel procedimento e avrebbe la possibilità di farlo in ogni sede (lo sto aspettando al varco con serena tranquillità)

4. Il suo contratto, in ogni caso, sarebbe spirato insieme al mio mandato (14 giorni dopo il licenziamento, e non 3)

5. Pertanto parlare di reintegra è assolutamente fuori luogo, soprattutto dal punto di vista giuridico

6. Pozzi può infatti essere assunto da chiunque voglia e in qualsiasi momento. Sapendo che il suo precedente datore lo ha licenziato per i fatti di cui sopra

7. Far passare Pozzi per vittima di un sopruso, o peggio, è fuorviante e gravemente lesivo della mia reputazione, della mia persona e della mia professionalità

8. Con riserva di ogni ulteriore iniziativa a tutela della mia rispettabilità

Alessandro Galimberti

——–

Senza Bavaglio, come è suo costume, pubblica notizie e commenti. In questo caso si trattava di una notizia: un appello lanciato da 125 giornalisti perché il collega Paolo Pozzi venga reintegrato nel suo posto di lavoro da cui era stato licenziato da Alessandro Galimberti negli ultimi giorni della sua presidenza all’Ordine dei giornalisti della Lombardia.

Pubblicare una notizia, per fortuna, non è ancora un reato. La cosa più curiosa è la critica secondo cui non avremmo osservato le regole deontologiche per non aver consultato l’ex presidente, prima di publicare l’appello.

Senza Bavaglio, nella sua ventennale storia ha pubblicato vari appelli, ma non ci siamo mai sognati di interpellare chi da quell’appello veniva in qualche modo coinvolto.

L’ultimo qualche giorno fa. Abbiamo pubblicato un appello della madre di Julian Assange a favore del figlio Julian e contro la sua prevista estradizione negli Stati Uniti. Lo riportiamo qui sotto.

Lungi da noi dal fare paragoni tra Paolo Pozzi e il giornalista australiano (non ce ne voglia Pozzi), ma non ci siamo sognati di telefonare ai giudici britannici che hanno deciso per l’estradizione o quelli americani che l’hanno richiesta. Abbiamo fatto il nostro dovere di giornalisti. Ci siamo comportati male?

m.a.a. 

Ordine Lombardia: “Reintegrate Paolo Pozzi pretestuosamente licenziato!”

Accorato appello della madre di Julian Assange al mondo:”Protestate”

 

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