Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Palermo, 14 novembre 2021
La sinistra e i progressisti in genere hanno fatto della coerenza una delle qualità essenziali dell’homo politicus. Scriveva Sandro Pertini: “La coerenza è comportarsi come si è, e non come si si è deciso di essere”. Quindi noi ci aspettiamo che chi pretende di essere di sinistra e progressista faccia della coerenza un valore. Oppure getti la maschera e ammetta di non essere né progressista, nè di sinistra.
Così ci appaiono i comportamenti incoerenti di chi all’Ordine si autodefinisce di sinistra e poi per una banalissima poltrona cambi idea e senza vergogna assuma comportamenti e atteggiamenti tipici dei conservatori e della destra.
E’ quello che accade in Sicilia dove i sostenitori di ContoCorrente spiazzati dalla maggioranza che ha eletto le più importanti cariche all’Ordine Regionale appoggiandosi ai pubblicisti e ai loro voti, hanno lanciato un anatema ai vincitori. Forse lo stesso anatema andava rivolto ai loro amici che nel Lazio hanno avuto esattamente lo stesso atteggiamento arrogante, facendosi eleggere senza essere arrivati primi e con l’aiuto dei tre pubblicisti.
Lo riportiamo qui sotto perché tutti possano rendersi conto dei due pesi/due misure adottato dai superpoltronisti degli amici e seguaci di ContoCorrente. Per un posto e una poltrona si lanciano critiche ai nemici ed elogi agli amici. Se ci fosse più coerenza tra i fatti e le parole, ci sarebbero più chiarezza e meno inganni. Ma vaglielo a spiegare a chi da anni sta ingannando il popolo dei giornalisti (specialmente quelli che si affacciano da poco al mondo del lavoro) con false promesse e illusioni.
A costoro è bene ancora una volta richiamare un ammonimento di Sandro Pertini, non solo Presidente della Repubblica ma anche antifascista doc: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.
Non c’è da aggiungere altro per smascherare atteggiamenti incoerenti e che scoraggiano, deprimono e deludono. Noi di Senza Bavaglio riteniamo che siano oneste e perbene le persone che cambiano le proprie idee per accordarle alla verità, invece sono maneggioni coloro che manipolano la verità per accordarla al proprio pensiero.
Piero Ottone, il direttore che mi ha insegnato il giornalismo, diceva che i fatti vanno separati dalle opinioni. Ora vedo con desolazione che i fatti sono al servizio delle opinioni. Spesso poi vengono manipolati e successivamente utilizzati così, per confermare le opinioni.
Chiamateci illusi, ma è l’unico modo per fare un po’ di chiarezza
Massimo A. Alberizzi
@malberizzi
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Ecco il comunicato di chi è stato battuto al consiglio regionale dell’Ordine siciliano, cioè gli amici di Contocorrente.
ORDINE DEI GIORNALISTI DI SICILIA. LA PRESIDENZA A CHI HA PERSO LE ELEZIONI
“Prima ancora di assumere l’incarico Roberto Gueli farebbe bene a dimettersi da presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia”. È l’invito dei consiglieri Filippo Mulé, Franco Nicastro, Tiziana Martorana e Katia Scapellato per i quali la presidenza di Gueli, ottenuta con il soccorso dei pubblicisti, tradisce l’esito e il significato del voto che ha visto una straordinaria partecipazione dei colleghi grazie alla possibilità di esprimersi anche online.
Il nuovo presidente è risultato il terzo dei votati, distanziato di oltre 40 preferenze dai primi due. La sua candidatura è stata espressa da una lista di professionisti che è riuscita a ottenere solo due consiglieri su sei. Dal governo dell’Ordine restano così esclusi quei consiglieri eletti con ampi consensi dalla componente che ha vinto in modo netto le elezioni e che rappresenta quindi largamente la maggioranza dei giornalisti professionisti siciliani.
Nulla di personale in questo giudizio, ma va manifestato il forte dissenso verso un’operazione che crea un abisso incolmabile tra le indicazioni del voto e la nuova dirigenza dell’Ordine. Non meno stupefacente è poi la pretesa di chi pensa di svolgere il ruolo di presidente, così importante e fondamentale, vivendo e lavorando a Roma. L’Ordine non è una passerella che regala visibilità e nemmeno un mezzo per incidere sulle carriere. Un presidente pendolare non è il modo più appropriato per seguire e trattare i temi cruciali della professione, dalla crisi dell’editoria alla precarietà del lavoro di tanti colleghi, dai cronisti minacciati alla formazione continua.
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