Senza Bavaglio
Roma, 13 novembre 2021
Noi lo sappiamo da tempo e le occasioni che dimostrano come ormai i principi, le norme, le idee non contino nulla ma l’importante è mettere mani sul bottino, si moltiplicano di giorno in giorno. L’ultima occasione per mostrare che la sinistra degli affari non ha nulla a che vedere con la difesa della professione, dei giornalisti più deboli e insomma dei principi democratici si è verificata a Roma all’elezione degli organi direttivi dell’Ordine del Lazio, dove abbiamo potuto assistere alla saldatura di due mondi tutto sommato simili. Al grido “spartiamoci i posti” la cosiddetta sinistra di ContoCorrente si è unita alla destra dei pubblicisti che hanno formato un gruppo nel nome (qualcuno dice usurpato) del compianto Gino Falleri.
E così Carlo Picozza, candidato alla presidenza per la lista “Riforma & Dignità” è stato battuto da Guido d’Ubaldo. Da notare che Picozza, membro uscente del Consiglio è stato il più votato in assoluto. Ma davanti al business cosa volete che contino programmi e idee!
Livolsi e Pavarotti revisori
Per la lista “Riforma & dignità” resta come premio di gran valore l’elezione come revisori dei conti di due bravissime e determinate colleghe, Rossana Livolsi e Barbara Pavarotti, quest’ultima diventata presidente del Collegio. A loro il compito di vigilare sulle spese del Consiglio.
Tra l’altro, a dimostrazione di come immediatamente il nuovo corso si sia adeguato al vecchio alle due nuove revisore è stato impedito di assistere alla riunione del Consiglio e sono state allontanate subito dopo la loro proclamazione e l’elezione della loro presidente. I revisori non hanno diritto di voto ma partecipano alle riunioni. Sia nella legge istitutiva del 1963 sia nel dpr con il regolamento attuativo del 1965, non si trovano norme che li escludano dalle riunioni. Ecco come ContoCorrente tiene in conto la trasparenza e il controllo della gestione dei lavori.
Senza Bavaglio
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Questo il comunicato diffuso da Carlo Picozza, Gianni Dragoni e Pietro Suber, subito dopo l’elezione di D’Ubaldo.
È stato disatteso l’esito del voto dei giornalisti nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Ordine. I tre eletti della Lista civica Riforma & Dignità, la più votata dai professionisti del Lazio, sono stati esclusi dalle cariche del nuovo Consiglio regionale, appena insediatosi. La ragione? Un patto di ferro tra la lista della maggioranza uscente sostenuta da Controcorrente e gli eletti dei pubblicisti della lista Gino Falleri 2.0. Un patto spartitorio ha visto convergere i 3 eletti di Controcorrente con i 3 pubblicisti, i quali si sono accaparrati tutte le cariche.
Carlo Picozza, malgrado sia il giornalista che ha ottenuto il maggior numero di preferenze nel Lazio, 738, contro le 636 (102 in più) del capolista di Concorrente, Guido D’Ubaldo, non è stato eletto presidente del Consiglio regionale, al contrario dell’indicazione data dagli elettori, che hanno invece premiato proprio la lista guidata da Picozza.
52 per cento delle preferenze
I tre eletti di Riforma & Dignità (Carlo Picozza, Gianni Dragoni, Pietro Suber) hanno ottenuto complessivamente il 52% delle preferenze tra i sei professionisti eletti. Di più: la loro lista ha eletto entrambe le revisore dei conti dei professionisti e, per il Consiglio nazionale, 4 consiglieri sui 7 spettanti al Lazio. Eppure tutte le cariche nel Consiglio regionale sono andati ai rappresentanti di Controcorrente.
Così l’Ordine continuerà a essere guidato da rappresentanti della stessa maggioranza sindacale che ha gestito l’Inpgi 1 fino al collasso.
Nella prima riunione del Consiglio, svoltasi questa mattina in piazza della Torretta, D’Ubaldo è stato nominato presidente con sei voti (tre di Controcorrente e tre dei pubblicisti gruppo Gino Falleri), contro i tre di Picozza. Esito in fotocopia per le altre votazioni. Maria Lepri è stata confermata segretaria, con sei voti contro i tre di Pietro Suber. Marco Conti è stato confermato tesoriere, con sei voti contro i tre di Gianni Dragoni. Alla carica di vicepresidente, riservata ai pubblicisti, è stato nominato Roberto Rossi, con sei voti; astenuti i tre consiglieri di Riforma & Dignità che avevano preannunciato la “desistenza”, non avendo propri pubblicisti.
Desistenza sui pubblicisti
Nella seduta Picozza e gli altri consiglieri di Riforma & Dignità avevano sollecitato e aperto un confronto sui programmi e chiesto un voto di rispetto “istituzionale” verso il responso delle urne, attraverso la nomina a presidente di Picozza, in quanto il più votato dai colleghi elettori.
I rappresentanti di Controcorrente hanno risposto che c’era già un accordo con i pubblicisti, rivelatosi subito un patto spartitorio. Così non resta, come preannunciato in Consiglio, che esercitare un ruolo di opposizione, vigile e ferma, nell’interesse della categoria, tenendo fede a un programma che ha come obiettivi la solidarietà, la trasparenza degli atti e il recupero di capacità nell’affrontare i nodi di una professione profondamente mutata in questi anni, la riforma dell’accesso e degli esami di Stato, la sburocratizzazione dell’Ordine, la tutela dei colleghi più deboli, giovani, inoccupati, precari e freelance.
Carlo Picozza, Gianni Dragoni, Pietro Suber
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