Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 9 ottobre 2021
Spesso ci domandiamo perché nel giornalismo Italiano c’è una deriva devastante, dove basta urlare più forte degli altri e si ottiene il miracolo di trasformare un falso in verità assoluta. Sfortunatamente, i comportamenti scorretti dei politici sono scimmiottati pedissequamente e in malo modo dai giornalisti di ControCorrente. Un gruppo simil sindacale che si vanta di essere di sinistra, invece insegue in tutto e per tutto condotte e atteggiamenti autoritari e di difesa dei propri privilegi e di casta. Ormai siamo abituati nella politica e nel sindacato a questi trasformismi che purtroppo ingannano i colleghi.
Per ingannarli gli adepti di ControCorrente adoperano un sistema di cui sono esperti: presentare le menzogne come verità. Qualcuno ci crederà. Così si spiega il post che pubblichiamo qui sotto, affinché chi lo legge possa rendersi conto del disastro intellettuale e capisca in quali mani è finito il giornalismo. L’hanno pubblicato subito dopo il Consiglio Nazionale del 7 ottobre. Chi governa i nostri enti dovrebbe vergognarsi della propria totale mancanza di onestà intellettuale.
Innanzitutto, non è vero che il segretario della Romana, Lazzaro Pappagallo, abbia detto no alla mobilitazione del mondo giornalistico e sì al taglio delle pensioni. Anzi noi della minoranza (abbiamo parlato io, Vanna Palumbo e Alfonso Pirozzi) ci siamo detti totalmente favorevoli all’apertura di un tavolo con il governo rivolto ad affrontare i gravi problemi del settore.
Nel mio intervento ho proprio sottolineato questo concetto. Ma ho anche sostenuto che non mi sembra il caso di insistere a chiedere la sopravvivenza dell’INPGI con argomenti assolutamente campati per aria. Continuare a ripetere come un mantra (ho usato questa parola) che difendere l’INPGI vuol dire difendere l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti è semplicemente una bufala, cioè una fake news. In quella riunione qualcuno ha sostenuto che commissariare l’INPGI equivale a commissariare il giornalismo e a cancellare l’articolo 21 della Costituzione.
Ma suvvia, siamo seri. Come si fa a sostenere certe falsità epocali!
Ho spiegato che avendo lavorato al Washington Post (anche se moltissimi anni fa), non mi sembra che i giornalisti americani siano meno indipendenti dei nostri perché non hanno un organismo di previdenza privato e per di più gestito in proprio. Il senso è stato questo: a me non appassiona la lotta per salvare l’INPGI. Interessa, e tanto, invece salvare le pensioni attuali e le future dei giovani giornalisti.
Non ho detto tutto quello che penso sul vero e inconfessabile motivo per cui ControCorrente vuole salvare l’INPGI. Mi riservo di affrontare l’argomento in un prossimo post.
Il Consiglio Nazionale è cominciato con un appello all’unità. Una mozione di sostegno alla lotta in favore della Gazzetta del Mezzogiorno è stata infatti votata all’unanimità. Stessa sorte, poco dopo, per una seconda mozione sui liberi professionisti. Mattia Motta si è rivolto alle due rappresentanti di Senza Bavaglio nella CLAN, Solen De Luca e Nicoletta Morabito, e ha concordato con loro alcune modifiche.
Così si raggiunge l’unità. Discutendo con le opposizioni e dialogando con loro con l’obbiettivo di trovare una sintesi. Ma dentro la FNSI non tutti perseguono l’unità. C’è chi vuole a tutti i costi imporre il proprio punto di vista incurante dei danni che provoca. Arroganza, presunzione, boria, megalomania, insolenza, smania di potere…. Non saprei dire.
Così è comparsa, inaspettata, una mozione divisiva che invece di limitarsi a chiedere energicamente un tavolo con il governo per affrontare e risolvere i problemi del settore informazione (cosa che avrebbe riscosso l’unanimità), imbastiva valutazioni fuori luogo. Addossava tutte le responsabilità della crisi alla situazione economica e all’arroganza degli editori. Non una parola sulla scellerata gestione dell’Istituto.
Ma come? Nel mio intervento avevo sottolineato l’impossibilità di tacere sulle responsabilità del sindacato che, per esempio, ha avallato stati di crisi con cui sono stati agevolati prepensionamenti ed esodi e ora si pretende di presentare una mozione dove c’è scritto quelli di ControCorrente sono bravi e quelli dell’opposizione (cioè noi) idioti?
Far finta di voler ottenere così l’unanimità è ottuso. A meno che il vero obbiettivo, subdolo e nascosto, non sia invece un altro: addossare all’opposizione la responsabilità del fallimento del Consiglio Nazionale.
Ma c’è di più. Per venire incontro all’esigenza di unità, ho proposto sul documento una votazione per parti. Se fosse stata accettata si sarebbe raggiunta l’unanimità per chiedere al governo misure urgenti per il settore. La mia proposta ovviamente è stata cassata da una delle presentatrici della mozione, Alessandra Costante, che con atteggiamento scostante, con arroganza e insolenza – contraddicendo la richiesta e l’esigenza di unità, relegate a quel punto a false enunciazioni formali – ha scoperto il gioco perfido e sleale di ControCorrente. Ha giustificato il suo rifiuto più o meno così: voglio vedere chi ha il coraggio di votare contro.
La verità, cari colleghi, si può condensare quindi così: ControCorrente non vuole l’unità ma affermare semplicemente un pensiero unico: il loro. Non vuole salvare le pensioni ma salvare l’INPGI a costo di far fallire tutto
Leggete, leggete qui sotto il loro comunicato. C’è da sganasciarsi dal ridere, se non fosse tragico.
Massimo A. Alberizzi
#ControCorrente Lazio: il segretario della Romana dice no alla mobilitazione delle giornaliste e dei giornalisti e sì al taglio delle pensioni
Le giornaliste e i giornalisti italiani si mobilitano, fino al possibile sciopero generale, per il rilancio del comparto dell’editoria e le riforme di sistema, per la lotta al precariato dilagante, l’equo compenso e la difesa delle redazioni sempre più indebolite dalle espulsioni dal mercato del lavoro, per la tutela del welfare e dell’autonomia garantite, come vuole la Costituzione, da un Inpgi che continui a svolgere il ruolo per il quale è nato ed ha assicurato finora, senza oneri per lo Stato, adeguati sostegni alla categoria.
Il Consiglio nazionale della Fnsi, ieri, a larghissima maggioranza ha votato un documento che delinea questa prospettiva di lotta. Le consigliere e i consiglieri nazionali di ControCorrente Lazio hanno dato il loro contributo, votando convintamente a favore della mobilitazione, insieme a colleghe e colleghi di tutta Italia.
Eppure, a Roma c’è chi dice NO.
È a dir poco preoccupante che il Segretario di un’associazione regionale di stampa dica NO “all’apertura di un tavolo fra governo e parti sociali che affronti le criticità del settore, individui le misure per accompagnare la fase di transizione e rilanciare l’occupazione e metta mano ad una nuova legge sull’editoria con una nuova ed estesa rete di welfare che possa sostenere le trasformazioni industriali”.
È grave che lo stesso Segretario dica NO alla proclamazione dello “stato di agitazione della categoria con assemblee e manifestazioni fino allo sciopero generale”, per denunciare “l’assenza assoluta di politiche volte a sostenere il mercato del lavoro e a difendere l’occupazione regolare”.
È altrettanto preoccupante che lo stesso Segretario di fatto abbia detto SÌ al commissariamento dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, le cui conseguenze si ripercuoteranno sull’autonomia e sul welfare della professione giornalistica.
Sono stati 6 i NO al documento votato ieri a larghissima maggioranza durante il Consiglio nazionale della FNSI, tenutosi al termine della manifestazione pubblica a Roma, in Piazza Montecitorio. Un documento per annunciare lo stato di agitazione in seguito alla perdurante sordità del governo alle ripetute richieste di aprire un tavolo per ridisegnare e sostenere il mercato del lavoro nell’editoria e per recepire gli effetti della transizione tecnologica che lo ha trasformato negli ultimi decenni.
Tra i 6 NO di ieri anche quello di Lazzaro Pappagallo, Segretario di Stampa Romana nonché esponente del gruppo di opposizioni che comprende anche la destra sindacale. E pensare che sotto la testata del sito online della Stampa Romana, il Segretario ha voluto questa scritta: “L’unico sindacato che tutela i tuoi diritti”.
Ma noi ci chiediamo: è questo un sindacato credibile, lungimirante e inclusivo?
Leave a Comment