Che tutti coloro che desiderano confessare le loro malefatte
ed accettare di abbracciare la vera chiesa si convertano,
o in eterno brucino all’inferno. Ora ha inizio l’Inquisizione!
(La pazza storia del mondo)
Speciale Per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 18 giugno 2021
Non bastava la crisi dell’editoria, con contrazione dei posti di lavoro, lo spolpamento dell’INPGI, che rischia di fallire, il marketing, che sta soffocando la libera informazione, i freelance trattati come schiavi, il crollo degli iscritti al sindacato, che ne ha persi 5000 in 10 anni. Ora i vertici della FNSI hanno deciso di usare i metodi della Santa Inquisizione, approdati prepotentemente tra le macerie di Corso Vittorio (sede della FNSI,ndr).
Metodi che hanno bisogno di un accusatore. E come Tomàs Torquemada veniva dalla Spagna, i vertici della FNSI, andati più vicino, hanno trovato il loro inquisitore alla falde del Vesuvio. E hanno assegnato questo compito nientepopòdimeno che al presidente dell’Associazione della Stampa Campana, Claudio Silvestri.
Tutto questo bailamme è stato messo in piedi per sanzionare un gruppo di eretici, accusati dei più nefandi crimini: i colleghi che fanno parte del GIST, Gruppo Italiano Stampa Turistica.
Non ho una particolare simpatia per questo gruppo, ma, poiché ho sempre lottato in difesa dei diritti umani e per applicare il famoso aforisma attribuito a Voltaire (“Non condivido quello che tu dici ma mi batterò fino alla morte per il tuo diritto di dirlo”), sono dovuto scendere in loro difesa, sia nella giunta della FNSI, di cui faccio parte, sia nel recente Consiglio Nazionale.
Il GIST, gruppo di specializzazione della FNSI, va sanzionato, secondo i dirigenti sindacali, perché tra i suoi membri accoglie colleghi non iscritti al sindacato, perché non paga le quote federali, perché viola statuti, regolamenti e tutto il resto.
Infatti il nostro Torquemada, con piglio pungente e atteggiamento marziale, è arrivato alla riunione della Giunta della Federazione snocciolando tutte le malefatte dei colleghi del GIST e mi ha costretto a intervenire chiedendo semplicemente l’applicazione di una regola banale: conoscere per deliberare. Così ho suggerito di invitare in una successiva riunione della Giunta i dirigenti del GIST a spiegare il loro punto di vista. Oltre ai punti di vista dell’Accusa mi sembra democratico (forse sono un po’ demodé) ascoltare ciò che ha da dire la Difesa. Garantire la par condicio delle parti in causa mi pare il minimo per un’organizzazione sindacale.
Il copione si ripete al Consiglio Nazionale del 15 giugno. Torquemada viene chiamato a esporre la situazione del GIST e ripete le sue accuse con toni pretenziosi anche se, a parer mio, per nulla autorevoli. Anch’io ripeto le stesse cose portate in giunta e cioè che non mi piacciono questi metodi da Inquisizione. Far parlare gli accusati dovrebbe essere un impegno di chi crede di essere realmente democratico.
Il giorno prima del Consiglio Nazionale mi aveva telefonato la presidente del GIST, Sabrina Talarico, per informarsi se avessi ricevuto una nota da lei inviata alla Federazione, con la preghiera di inoltrarla a tutti Consiglieri Nazionali, e la disponibilità ad essere ascoltata in Consiglio per spiegare le sue ragioni.
Poiché a me non era stato recapitato nulla di questo genere mi era venuto il dubbio che si volesse lasciare i membri del Consiglio a bella posta nell’ignoranza. Gli ignoranti si possono manovrare meglio. Infatti, come Torquemada durante l’inquisizione affidava alla folla ignorante la decisione delle condanne da infliggere alle innocenti vittime, i consiglieri nazionali si sono ben guardati dal sollevare un dubbio, una diffidenza, una questione, un timore. Così con il voto contrario di 11 consiglieri di minoranza il Consiglio Nazionale ha deciso di commissariare il GIST.
“Gli Inquisitori – racconta il libro “La pazza storia del mondo” – partivano dal presupposto della colpevolezza e conoscevano già la sentenza. Non volevano scoprire la verità perché ritenevano già di conoscerla. Con ferri roventi e tenaglie volevano estorcere una confessione”.
In questa vicenda a me appare piuttosto curioso che un’organizzazione (la FNSI) che scende in piazza per difendere i diritti dei giornalisti turchi o è pronta a sbraitare in favore dei colleghi minacciati, ritenga poi sufficiente per giudicare una situazione complicata solo la relazione dell’accusa, in questo caso del Torquemada Silvestri.
E purtroppo la vicenda non è finita. Come tutti i tribunali dell’inquisizione occorre costruire una pira su cui bruciare ignominiosamente i condannati. Questo compito è stato affidato al rito meneghino del presidente della Lombarda, Paolo Perucchini, fedele esecutore degli ordini della Federazione.
Perucchini, ha inviato una lettera perentoria alla presidente del GIST intimando di consegnare elenchi degli iscritti, chiavi del sito e altre questioni burocratiche.
La vicenda è già finita sulle scrivanie degli avvocati. Francamente – e mi scuso per questo con i lettori – non capisco perché si doveva arrivare a questo punto. Tutto crolla, le macerie ci circondano continuare con liti di questo genere mi pare assolutamente fuori da ogni logica. Come fece Nerone quando, suonando la cetra, osservava con cinismo, dal suo poggiolo, Roma che bruciava come un rogo. Una sorta di Torquemada ante litteram.
Massimo A. Alberizzi
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