La prima volta di Cairo al Corsera: “taglia” il corrispondente da Bruxelles senza preavviso

Senza Bavaglio
Milano, 27 giugno 2020

L’editore di RCS Urbano Cairo si vantava di tagliare i costi, ma mai i dipendenti. Ora ha iniziato al Corriere della Sera, dove ha tagliato lo storico inviato e corrispondente da Bruxelles, Ivo Caizzi, tra i più impegnati nel difendere l’indipendenza del quotidiano di Via Solferino.

Il Comitato di redazione del Corriere ha reso noto il “caso Caizzi” ai colleghi giovedì scorso: informando che l’editore – non rispettando l’obbligo di consultare preventivamente la rappresentanza sindacale – ha interrotto il rapporto di lavoro senza alcun preavviso e senza fornire la motivazione, proprio mentre il corrispondente era bloccato a casa a Bruxelles dall’emergenza Covid-19. Il recesso è avvenuto con il consenso del direttore del Corriere Luciano Fontana e nonostante il governo abbia sospeso i licenziamenti senza giusta causa fino ad agosto.

L’anno scorso Caizzi aveva avviato una clamorosa iniziativa a tutela dell’indipendenza e della credibilità del Corriere, partendo da una prima pagina aperta da Fontana su una inesistente procedura d’infrazione Ue contro l’Italia (anche in seguito mai accaduta). Nel dibattito sindacale criticava la direzione per le perdite di copie, l’influenza della pubblicità e del marketing e, di recente, anche la richiesta di RCS di aiuti pubblici nonostante gli ingenti profitti e i “bonus d’oro” ai principali dirigenti.

Urbano Cairo

Va ricordato che, per tagliare un corrispondente dall’estero, bastava non prolungargli il contratto. In più Caizzi, che dal 2015 si è candidato a dirigere il Corriere, era vicino alla possibilità di pensionarsi. Perché allora non consultare prima il Cdr, che poteva mediare una soluzione? Perché preferire un traumatico recesso senza preavviso, immotivato e in piena emergenza sanitaria?

Cairo sembra aver voluto colpire duramente un giornalista molto indipendente per “educare” tutti gli altri su come la pensa sull’autonomia della redazione. Ma Caizzi, dopo oltre 30 anni al Corriere, non si è scomposto. Ha chiesto la tutela sindacale del Cdr, che ha stigmatizzato il comportamento aziendale senza poter entrare nel merito perché si è visto egualmente negata la motivazione.

In pratica RCS sembra varare la linea dura – sempre più diffusa nelle aziende – del “è così e basta, se il dipendente vuole spiegazioni ci faccia causa”. Naturalmente il corrispondente da Bruxelles ha contestato l’atto di recesso, imponendo ora a Cairo di giustificare e rendere trasparente il suo anomalo comportamento.

Senza Bavaglio

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(da Dagospia)

 

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