A Repubblica Molinari istituisce il Pulitzer “de noantri” così sbarca il “tutti contro tutti”

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Milano, 12 maggio 2020

L’elezione dell’impiegato del mese è una radicata usanza della cultura anglosassone, che premia con una foto in bacheca il dipendente che si è distinto all’interno di un ufficio o di un fast food. Una gratificazione che di recente qualcuno ha pensato di introdurre anche da noi, primo tra tutti il Ministero della Pubblica Amministrazione, che alla fine del 2019 ha iniziato a studiare la possibilità di premiare con una pacca sulla spalla chi alla fine di ogni mese risulti al vertice di una classifica ancora tutta da definire.

Per i giornalisti gli americani hanno istituito nel 2017 il Premio Pulitzer, che ora sbarca anche in Italia in una variante “de noantri”, visto che l’idea rinasce a Roma, dopo essere stata introdotta a La Stampa di Torino. Un’intuizione brillante, che sgorga dalla fantasia di chi è stato chiamato il 23 aprile a rimpiazzare Carlo Verdelli alla guida de La Repubblica. Una posizione non facile, che Maurizio Molinari ha pensato si potesse consolidare mettendo in competizione tutti i giornalisti, dipendenti e collaboratori, che ogni giorno contribuiscono a mandare in edicola il quotidiano.

Una nota comunica a tutti gli interessati che è ufficialmente istituito il premio di miglior giornalista della settimana, un riconoscimento che consiste “in una R stilizzata con il nome del vincitore, e un riconoscimento economico di 600 euro lordi in busta paga”. Il regolamento è relativamente semplice, poiché prevede che i responsabili di ogni settore debbano presentare entro il giovedì i nomi dei candidati. Mentre il direttore ha tempo fino al lunedì seguente per selezionare e premiare chi si è distinto.

A fare la differenza saranno qualità e professionalità, senza specificare altro. Più verosimilmente, in questo momento la sensazione che a beneficiarne possano essere i più aziendalisti, disposti a rinunciare a qualche diritto, in termini di orari di lavoro per esempio, in cambio del miraggio di poter rimanere a bordo di una barca che naviga a vista. Che fino a giugno ha ridotto la foliazione da 48 a 40 pagine, e spostato i contenuti di scienze e salute sul web. A tutto questo si aggiunge un taglio dei compensi dei collaboratori del 15 per cento, ma non per tutti, a discrezione dei capiredattore.

Poi, a metà giugno, saranno decise le nuove misure, che a oggi non si annunciano per nulla positive. Il premio del primo della classe si annuncia quindi come un bieco sistema per mettere tutti contro tutti in questa guerra tra poveri. 2.400 euro e quattro trofei al mese non sono certo un grande investimento, in pratica li pagano abbondantemente i collaboratori con la riduzione dei loro borderò, ma è evidente che direzione e proprietà si aspettano molto da questa iniziativa.

Non è azzardato ipotizzare che, oggi più che mai, la “taglia” di 600 euro possa non solo stimolare la professionalità, ma anche qualità meno nobili, per aggiudicarsela. E l’aspetto più preoccupante è rappresentato dal fatto che il CdR non abbia nemmeno commentato questa novità, presentata come riconoscimento al merito, ma assolutamente da tenere sotto osservazione.

Valerio Boni
valeboni2302@gmail.com

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