Speciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Milano, 29 febbraio 2020

Così finalmente l’assemblea dei lavoratori autonomi della FNSI si è riunita il 27 febbraio a Roma. Fuori tempo massimo perché tanto i problemi di freelance e precari evidentemente sono secondari e poco importanti.

L’Assemblea, (che) deve essere rinnovata ogni quattro anni, successivamente alla sessione di insediamento del Consiglio Nazionale…” recita l’art. 41 dello Statuto della FNSI. Il Consiglio Nazionale si è insediato il 14 Febbraio 2019, ma è palese che i lavoratori autonomi non interessano a nessuno, quindi con tutta calma il segretario generale Raffaele Lorusso, con gran ritardo, decide di indire le elezioni: “Entro il 30 ottobre 2019” intima perentoriamente, con una lettera inviata a tutte le associazioni regionali. Meglio tardi che mai, pensano i più.

Tutte le regioni o quasi si adeguano. Però c’è qualcuno che se ne frega, quel “successivamente” è durato ben otto mesi, ma prendiamoci ancora qualche giorno. Così si comporta l’Abruzzo. Una parte dei giornalisti abruzzesi tra cui la collega uscente della Commissione Lavoro Autonomo, Candida De Novellis, e il suo gruppo reagiscono contro questo ennesimo abuso e si rivolgono alla FNSI per avere giustizia. Manco a dirlo ottengono l’effetto opposto.

Per sanare la “distrazione” del segretario abbruzzese Cerasi ed evitare le giuste contestazioni, il giorno dell’assemblea si palesa addirittura il segretario generale in persona, come a dire, tranquilli, ci sono qua io, non importa se non rispettate le regole, tutto a posto per i miei amici.

Torniamo al 27 febbraio quando si assiste al tripudio dell’esercizio della democrazia del nostro sindacato “unico”. L’assemblea si apre con una serie di interventi sull’importanza della difesa del lavoro autonomo, tutele…diritti, bla,bla,bla….cose ampiamente dette e ridette negli ultimi 25 anni.

E siamo sempre al punto di partenza. Tante parole, nessun fatto concreto.

Ma ciò che fa raddrizzare i capelli a tutti quei colleghi che seguono le vicende del lavoro autonomo da tanti anni e che ben conoscono le vicissitudine dell’Equo Compenso, l’unica legge che avrebbe potuto salvare precari e freelance, è che gli attuali dirigenti pensano di utilizzare come punto di partenza proprio quell’”iniquo Compenso” per il nuovo tavolo aperto dal Governo.

Sì, proprio quello bocciato dal Tar e dal Consiglio di Stato; quel famoso accordo firmato da FNSI e FIEG, senza che la Commissione Lavoro Autonomo battesse ciglio; quel famigerato accordo che sanciva “più lavori, meno guadagni”! E va bene così.

Almeno un tempo i freelance sapevano volare alto. Sapevano farsi ascoltare. Sapevano contestare, vedi i fantasmi, inventati da noi di Senza Baveglio, che ai tempi girarono l’Italia a fianco di Franco Siddi, allora segretario della FNSI.

I fantasmi dell’informazione organizzati da Marilisa Verti, una delle fondatrici di Senza Bavaglio, prematuramete scomparsa

Inutile pensare che a qualcuno venga in mente di scendere dal suo piedestallo e ascoltare chi le cose le conosce veramente.

C’è una certa insistenza a non voler osare troppo e a continuare a non voler parametrare il lavoro di chi è fuori dalle redazioni, al “costo” di chi è dentro le redazioni. Se non si vuole capire che per arrivare a un giusto compenso occorre calcolare anche il tempo impiegato per cercare le cose da scrivere, indagare, verificare, telefonare, approfondire per elaborare un lavoro. Non contano solo la lunghezza di un pezzo o la durata di una messa in onda.

Hanno paura di chiedere di essere pagati il giusto per fornire un lavoro di qualità e davvero professionale. Allora almeno si consideri come punto di partenza quel tariffario/accordo studiato dai gruppi di lavoro dell’Ordine Nazionale, convocati tra Natale e Capodanno del 2013 in tutta fretta in sede FNSI per concordare l’Equo Compenso, un accordo “equo” per davvero ma proprio per questo subito abbandonato, nottetempo, per sposare un accordo al superibasso probabilmente più gradito alla FIEG. E allora perché non provare a partire proprio da quell’accordo? E magari osare qualcosa in più.

Coordinatrice di quel gruppo di lavoro “precari e freelance” dell’Ordine Nazionale era Nicoletta Morabito, oggi eletta nella Commissione Lavoro Autonomo.

E torniamo all’assemblea dei freelance, unica riunione confermata tra le tante annullate dal nostro sindacato a causa del Corona Virus. Ma certo, ora di colpo c’è molta fretta, perché le trattative per il rinnovo contrattuale si sono riaperte, perché il tavolo dell’Equo Compenso preme, perché ci vogliono tanti soldatini obbedienti, pronti ad avvallare, inconsapevolmente, qualsiasi mazzata cadrà sulla testa di freelance e precari.

Si arriva al voto: tre sono i rappresentanti freelance da eleggere in Commissione Contratto e tre nomi viene chiesto di scrivere sulla scheda. E il proporzionale? Colonna portante di tutto lo Statuto della FNSI. Ah, già, dopo molta esitazione, viene data ragione a chi chiede di votare due nomi su tre per lasciar spazio alle minoranze. O almeno questa è la filosofia dei padri fondatori della FNSI.

E il voto per lista, previsto come sempre in ogni e qualsiasi elezione in FNSI? No quello mai! Cinque sono i candidati, ma le alte sfere hanno già deciso: niente spazio alle minoranze. E la democrazia? In tempi difficili come questi meglio gettarla in pattumiera.

E i soldatini obbedienti hanno votato i tre nomi decisi dai burattinai che tirano i loro fili. Naturalmente sono tre rappresentanti di regioni schierate con la maggioranza, tra cui la Valle d’Aosta regione notoriamente talmente piena di freelance e precari che presumibilmente il suo rappresentante conosce molto bene problemi e tragedie di chi oggi, solo e indifeso, lavora fuori dalle redazioni.

E così ora mi tocca pure chiedere scusa a Franco Siddi, per quanto ci siamo scontrati più volte, devo ammettere che almeno con lui Segretario Generale della FNSI, un barlume di democrazia c’era ancora.

E sempre, dico sempre, un posto dei freelance in Commissione Contratto era riservato a un rappresentante delle opposizioni.

Mentre ora siamo alla dittatura e non ci sarà più nulla da fare se la categoria, con un moto di orgoglio, non si sveglierà e farà scelte coraggiose come quella di scendere in campo in tutte le regioni candidandosi contro l’establishment oppure votando chi offre un’alternativa seria e trasparente. Altrimenti dovremo aspettare finché un giorno Sansone morirà con tutti i Filistei.

Simona Fossati
www.senzabavaglio.info
simona.fossati@gmail.com

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