Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 28 febbraio 2019
Pensavo di aver visto di tutto nel sindacato dei giornalisti, ma non credevo che avrei potuto assistere a un karakiri collettivo, e cioè che i soci della Lombarda votassero contro se stessi. Pur di votare contro di noi – cioè contro la minoranza di Coalizione per la Svolta, formata da Senza Bavaglio, Unità Sindacale-MIL, Movimento Liberi Giornalisti, un’alleanza che fa paura per consistenza e ideali – è accaduto anche questo. Il peggio della politica ormai alberga nel sindacato dei giornalisti dove hanno trovato rifugio ex socialisti (craxiani), post comunisti reincarnatisi liberisti, salviniani convinti, cacciatori di posti e immarcescibili burocrati. Tutti assieme appassionatamente. Non si vota più per contenuti ma solo per schieramenti.
Ciononostante su una delle mozioni (quella che contiene agevolazioni per iscriversi al sindacato) la Coalizione ha battuto la maggioranza, e su un’altra abbiamo ottenuto l’impegno della presidenza a esercitare pressioni sull’INPGI perché rinunci a una inopportuna querela contro due giornalisti.
All’assemblea della Lombarda, noi abbiamo presentato tre mozioni che trovate i calce qui sotto. La prima prevedeva la pubblicizzazione dei lavori del direttivo con una trasmissione in diretta streaming. I giornalisti non dovrebbero avere paura della trasparenza e della chiarezza. Invece hanno fatto karakiri: una maggioranza risicata di 50 No contro 47 Sì, l’ha bocciata. Non è un grande esempio di trasparenza e di democrazia. Ci pensino quei colleghi che hanno votato le liste di maggioranza, in base a criteri di amicizia e affetto.
Joseph Pulitzer sosteneva: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Perché la dirigenza della Lombarda ha votato contro? Secondo noi perchè non ha il culto della trasparenza. Ha paura della chiarezza e teme che comportanti e dichiarazioni di dirigenti sindacali – talvolta contraddittori o spregiudicati – possano danneggiare la sua immagine.
Per esempio Giudo Besana, che ha l’abitudine di votare contro Senza Bavaglio aprioristicamente. Prima ancora di leggere le nostre proposte lui è contro. Io pubblicamente l’ho biasimato tempo fa perché ha più a cuore le sorti della sua corrente (sull’orlo del tramonto) che quelle dei colleghi.
Una corrente, la sua, Nuova Informazione, che a parole dice di essere di sinistra ma che da tempo ha abbandonato i valori propri della sinistra, come quello della trasparenza. I suoi comportamenti ci paiono assolutori e compiacenti verso gli editori. Se i suoi capi fossero stati coerenti con i principi della limpidezza, avrebbero votato a favore di una mozione che propone di trasmettere in diretta streaming le riunioni del direttivo. Invece no, meglio tenere tutto nel vago e nell’opacità. I colleghi sono come i sudditi: meno sanno del re e meglio sta (il re).
Per esempio pochi sanno che, durante il congresso della FNSI, Besana ha sostento una tesi singolara: il contratto di lavoro non deve essere sottoposto a referendum. Secondo lui non è previsto dallo statuto. Già, ma non è neppure vietato. Da una dirigenza trasparente e democratica non ci saremmo aspettati un giustificazione fredda e burocratica.
Per tornare all’assemblea della Lombarda, hanno votato contro la mozione che chiedeva trasparenza sui lavori del direttivo i rappresentanti della maggioranza, cioè Stampa Democratica (compreso il nuovo acquisto Massimiliano Saggese, che con il suo voltafaccia ha garantito il voto necessario a salvare il posto a se stesso e ai suoi nuovi amici), Nuova Informazione (e naturalmente Guido Besana), i rappresentanti del mini-gruppo cattolico Impegno Sindacale e Antonello Capone.
La seconda mozione parlava della querela intentata dall’INPGI a due colleghi, Frank Cimini e Manuela D’Alessandro, che a suo tempo avevano scritto del processo per malversazione contro l’ex presidente dell’Istituto di previdenza, Andrea Camporese. Secondo noi i due giornalisti avevano scritto semplici articoli di cronaca (il pezzo incriminato è solo uno); l’INPGI invece ravvede gli estremi della diffamazione.
Diversi punti di vista, legittimi entrambi, ma a noi pare francamente contradditorio che una dirigenza sindacale che critica in continuazione le querele temerarie, avalli la decisione dell’INPGI di rivolgersi ai giudici.
Ovviamente i colleghi in assemblea intendevano votare senza aver letto l’articolo incriminato di Frank Cimini e di Manuela D’Alessandro e mi ha lasciato stupefatto l’intervento di Marco Volpati – ormai assente dal mondo del giornalismo da diversi anni ma presente nel mondo sindacale, e inossidabile amministratore unico dell’Immobiliare Circolo della Stampa dalla fine degni anni ’80 – il quale ha dichiarato candidamente di non sapere nulla della vicenda, però a ogni buon conto aveva deciso di votare contro perché, “ognuno se si sente diffamato ha il diritto di querela”. Bell’autogol: oggi sappiamo che chi vuole intentare una querela temeraria ha il beneplacito di quella parte del sindacato rappresentata da Marco Volpati. La mozione non è stata votata ma ha incassato l’impegno del presidente di farsi carico di portare la nostra istanza presso i dirigenti dell’INPGI.
La terza mozione prevede “quote di ingresso agevolate” per iscriversi o reiscriversi al sindacato. Una procedura che è stata sempre rigettata dai dirigenti sindacali secondo cui: meno siamo e meglio è, perché così non abbiamo fastidiosi controlli e non dobbiamo rendere conto a nessuno.
I colleghi non si iscrivono al sindacato perché sanno che il sindacato non ha più nessuna funzione: non è in grado (o non vuole) difendere i giornalisti e rinuncia al suo ruolo. Perché un freelance o un precario dovrebbe iscriversi al sindacato che ha abbandonato i liberi professionisti dell’informazione e continua a segare loro le gambe impedendo caparbiamente la costituzione di un organismo di base dei freelance e precari? Dunque i nuovi iscritti una vota entreti nel sindacato potrebbero essere tentati di schierarsi con l’opposizione. Meglio tenerli alla larga.
Questa mozione, comunque, stavolta è passata prendendo di sorpresa i dirigenti della Lombarda.
Massimo A. Alberizzi
Consigliere ALG
Mozione alla Lombarda: trasmettiamo i lavori del direttivo in streaming (50 NO, 47 SI’)
Mozione approvata all’assemblea della Lombarda: incentivi ai nuovi iscritti (55 SI’ e 47 NO
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