Congresso FNSI: la scelta perdente di respingere mozioni vincenti

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Levico Terme, 14 febbraio 2019

Con 179 voti contrari l’assemblea dei delegati al XXVIII congresso della Federazione Nazionale della Stampa riunito a Levico Terme ha respinto la mozione presentata da Andrea Montanari e Silvia Antonini con la quale si chiedeva alla FNSI di mettere in campo nuove modalità di trattativa con gli editori che prevedano il ricorso a consulenti specializzati nel riposizionamento professionale all’interno degli accordi con i colleghi.

Una mozione presentata dall’opposizione e per questo motivo inesorabilmente destinata a essere affossata dal voto palese, che di fatto impedisce di appoggiare liberamente proposte presentate da gruppi antagonisti, anche se contengono obiettive indicazioni nell’interesse di tutta la categoria.


La mozione prendeva spunto
dal fatto che fino a oggi il sindacato ha avallato politiche che si limitano a fornire scivoli economici da parte delle aziende, che di fatto lasciano i colleghi senza lavoro soli nella ricerca di una nuova occupazione. Per questo motivo l’idea è quella di prendere ispirazione da altri settori industriali che in casi simili prevedono spesso programmi di riqualificazione o di replacement. Un diritto sacrosanto, quello di avere una tutela più forte di quella che è stata garantita negli ultimi anni dal sindacato.

A questo proposito la FNSI rivendica il suo ruolo di mediazione in varie situazioni di crisi, considerando evidentemente un semplice effetto collaterale la perdita di oltre 3.000 posti di lavoro nel settore dell’informazione. Con l’aggravante di avere sottovalutato alcune situazioni che rappresentano solo l’inizio di una nuova incursione da parte di editori che ormai non è neppure più possibile considerare tali. Un caso rappresentativo, citato nell’intervento di Massimo Alberizzi, che non è certo l’unico e sicuramente non l’ultimo, è quello della cessione della redazione di Panorama, trasferita da Mondadori a La Verità.

Dopo avere per il momento scongiurato l’esodo di Confidenze e TuStyle, il passaggio di mano di Panorama ha rappresentato soltanto un esperimento, un cavallo di Troia per poi trasferire il medesimo modello su tutte le altre testate, in crisi o in attivo. In questa situazione è assolutamente mancata l’unità che avrebbe costituito un fronte decisamente compatto in un passaggio tanto delicato, preceduto da quella discutibile pratica di imporre su base “volontaria” un taglio di stipendio. Invece è stato lasciato spazio alla contrattazione individuale che ha portato ad avere una nuova redazione spaccata in due, con colleghi a stipendio pieno ed altri in regime di autoriduzione che oggi convivono a fatica. La contrattazione individuale, dice qualcuno, è una libera scelta, ma forse è più corretto dire che si tratta di una scelta obbligata quando chi dovrebbe rendere meno dolorose certe operazioni si limita a stare a guardare. Anche questa è una libera scelta, ma per favore non chiamiamo vittorie i risultati ottenuti.

Valerio Boni

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