Lettera aperta a Paolo Perucchini, presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti
Massimo A. Alberizzi
Milano, 22 febbraio 2017
Caro Paolo,
Grazie per avermi incluso nei ringraziamenti nella lettera (che riporto in calce) inviata ai colleghi un paio di giorni fa.
Vorrei precisare che noi di Senza Bavaglio (Nicoletta Morabito, Andrea Montanari e me stesso) abbiamo tentato di contribuire alle modifiche del nuovo statuto della Lombarda. Purtroppo, il nostro contributo non è stato accettato, neanche in parte. Come sai, in particolare abbiamo insistito per introdurre nello statuto l’Organismo di Base dei freelance: cosa che avrebbe sì – e davvero – modernizzato la nostra Associazione collocandola all’avanguardia in Italia. Ma, soprattutto, sarebbe stata una mossa coraggiosa per non tradire i lavoratori autonomi.
Invece l’Organismo di Base non è stato introdotto, anzi, è stato caparbiamente osteggiato da te, da Giovanni Negri e da Guido Besana. Avete preferito privilegiare le Commissioni lavoro autonomo, pur sapendo perfettamente che finora non hanno funzionato e che non funzioneranno in futuro.
La tua componente, Stampa Democratica, infatti, ha deciso di scegliere che a presiedere la commissione lombarda dei non contrattualizzati fosse un contrattualizzato, Riccardo Sorrentino, senza competenze specifiche nel campo freelance, ma con un caratteristica essenziale: è un vostro sostenitore. Dal 15 dicembre 2015 non ha mai convocato la commissione stessa. Perché nessuno gli ha chiesto di dare le dimissioni? Semplice, perché voi – tutti voi, intendo – siete più interessati a occupare le poltrone piuttosto che occuparvi del bene delle colleghe, dei colleghi e del giornalismo.
L’ostinazione con cui avete impedito la nascita dell’Organismo di Base in Lombardia, dimostra, ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, come siate più attenti a tutelare gli interessi della vostra corrente, piuttosto che quelli dei colleghi.
Ci sono altri sintomi di questa tendenza. Per esempio la bocciatura immediata della nostra proposta di ridurre drasticamente a uno il numero dei vicepresidenti. Oggi i vicepresidenti sono ben 5: Pierfrancesco Gallizzi, Anna del Freo (vicesegretario anche in FNSI: perché debba avere un ruolo anche in Lombarda non è chiaro), Giuseppe Ceccato (di Nuova Informazione, filiale milanese che in Italia si chiama Autonomia e Solidarietà, new entry da qualche mese per sancire l’alleanza della sua corrente con Stampa Democratica), Assunta Currà (Gruppo di Franco Abruzzo), Francesco Caroprese (del gruppo Gallizzi). Naturalmente c’è anche l’incarico di segretario affidato a Monica Forni, del gruppo cattolico che fa capo a Pino Nardi (pochi voti, nessuna iniziativa sindacale, ma sempre presente in direttivo pronto a votare con i più forti).
A giudicare dal numero dei vicepresidenti ci sarebbe da aspettarsi un’azione sindacale potente e incisiva in grado di spazzare tutte le pretese degli editori. Invece non è così, come è sotto gli occhi di tutti. Le aziende che producono giornali in Lombardia fanno quello che vogliono, incuranti di un sindacato inesistente e che pensa agli statuti invece di occuparsi dei posti di lavoro. Se non fossimo certi che non è vero, sembrerebbe che il sindacato sia connivente con la controparte.
Caro Paolo: scrivi che la Lombarda con il nuovo statuto diventerà moderna. I problemi dei giornalisti non si chiamano “statuto della Lombarda”. Risiedono soprattutto nel comportamento dei sindacalisti che non riescono a gestire una situazione grave come quella attuale, ma che arrogantemente pretendono di gestirla. Un atteggiamento irresponsabile che ha provocato la perdita di decine di posti di lavoro: in RCS, in Mondadori, in Domus, a Il Giorno, in Mediaset, in Hearst. Per non parlare degli editori più piccoli, letteralmente falcidiati.
Uno scoraggiante esempio attuale è quello di Condé Nast. Stiamo ancora aspettando che il sindacato denunci l’azienda per comportamento antisindacale. Perché non avete ancora portato questa casa editrice davanti al giudice? Per paura di cosa?
L’altro giorno alla manifestazione davanti alla sede della casa editrice americana – che presenta bilanci in attivo, è bene ricordarlo – vi siete presentati senza bandiere, senza un megafono o uno straccio di fischietto. Noi, abbiamo portato le bandiere di Senza Bavaglio. Anna del Freo, tua vicepresidente e vicesegretaria della FNSI, ci ha accusato di scorrettezza. Eppure le nostre bandiere erano l’unico segno che si trattava di una manifestazione e non di un ritrovo di amici in attesa di prendere l’aperitivo di mezzogiorno. Temevate forse di irritare l’editore che contestavamo e che ha commesso un abuso, licenziando una collega mentre in azienda è in corso una solidarietà, procedura vietata per legge?
Ci saremmo aspettati che riconosceste la vostra trascuratezza: invece ci avete accusato di scorrettezza!
Con il nuovo statuto che proponete – e del quale rivendicate la modernità – intendete sottrarre al direttivo compiti fondamentali, come quello di gestire il patrimonio dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti. Modernità vuol dire distribuzione del potere. Invece voi accentrate nelle mani del presidente un potere enorme. Modernità vuol dire anche trasparenza. Con le nuove norme tutto invece diventa opaco.
I beni della Lombarda (appartamenti, negozi, box) come sai, sono gestiti dall’Immobiliare Circolo della Stampa, il cui amministratore unico, Marco Volpati, occupa quel posto dal 1999. Perché non ne hai mai parlato in direttivo? E prima di te perché non ne ha parlato il presidente Giovanni Negri?
Una gestione che non è trasparente, che non vuole esserlo, che vara una modifica statutaria con una procedura in violazione dell’articolo 32 dell’attuale statuto… Alla luce di tutto questo, ma anche di altro, noi voteremo NO. E vi invito a non modificare la procedura prevista dall’articolo 32 nel rispetto dell’attuale statuto.
Cordiali saluti
Massimo Alberizzi
Ed ecco le due lettere inviate dal Presidente Paolo Perucchini
ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI
Il Presidente
Il via libera del Consiglio Direttivo al testo del nuovo Statuto è un passaggio fondamentale per l’Associazione Lombarda dei Giornalisti. Un risultato storico, mai raggiunto nonostante i numerosi tentativi dal 1999 ad oggi. Ci si è sempre arenati di fronte alla politica, alle differenze e alle diffidenze.
Oggi, dopo 18 anni, finalmente si respira aria nuova. E per la prima volta un testo di nuovo Statuto è stato scritto e poi approvato a stragrande maggioranza dal Consiglio Direttivo del 10 febbraio scorso.
Si è riusciti in questa impresa grazie alle donne e agli uomini che hanno raccolto la sfida. A chi ha deciso di rimboccarsi le maniche e, ognuno con il proprio carattere e con le proprie differenze, si è reso disponibile al confronto di un tavolo tecnico nel corso di 16 giornate di lavoro.
Tutte le anime del nostro sindacato hanno avuto la possibilità di dare il loro contributo: suggerimenti, riflessioni, idee e proposte. La gran parte delle quali, grazie anche alla capacità e alla disponibilità di mediazione di chi ha voluto guardare avanti, sono state accolte e inserite nel testo.
Il mio personale grazie va a chi ha partecipato a quel tavolo tecnico: Massimo Alberizzi, Guido Besana, Gianfulvio Bruschetti, Enrico Campagnoli, Francesco Caroprese, Beppe Ceccato, Assunta Currà, Gabriele Eschenazi, Monica Forni, Andrea Montanari, Nicoletta Morabito, Letizia Mosca, Giovanni Negri, Adriana Paolini.
Ora il nuovo Statuto, questa scelta di modernità, è nelle mani di tutti voi.
Il vostro Sì permetterà al sindacato di rinnovarsi. L’astensione o il vostro no lasceranno il sindacato nel passato, e al suo destino. E lo sforzo fatto da tutti sarà reso vano.
Paolo Perucchini
ASSOCIAZIONE LOMBARDA DEI GIORNALISTI
Il Presidente
Il via libera del Consiglio Direttivo al testo del nuovo Statuto è un passaggio fondamentale per l’Associazione Lombarda dei Giornalisti. Un risultato storico, mai raggiunto nonostante i numerosi tentativi dal 1999 ad oggi. Ci si è sempre arenati di fronte alla politica, alle differenze e alle diffidenze.
Oggi, dopo 18 anni, finalmente si respira aria nuova. E per la prima volta un testo di nuovo Statuto è stato scritto e poi approvato a stragrande maggioranza dal Consiglio Direttivo del 10 febbraio scorso.
Si è riusciti in questa impresa grazie alle donne e agli uomini che hanno raccolto la sfida. A chi ha deciso di rimboccarsi le maniche e, ognuno con il proprio carattere e con le proprie differenze, si è reso disponibile al confronto di un tavolo tecnico nel corso di 16 giornate di lavoro.
Tutte le anime del nostro sindacato hanno avuto la possibilità di dare il loro contributo: suggerimenti, riflessioni, idee e proposte. La gran parte delle quali, grazie anche alla capacità e alla disponibilità di mediazione di chi ha voluto guardare avanti, sono state accolte e inserite nel testo.
Il mio personale grazie va a chi ha partecipato a quel tavolo tecnico: Massimo Alberizzi, Guido Besana, Gianfulvio Bruschetti, Enrico Campagnoli, Francesco Caroprese, Beppe Ceccato, Assunta Currà, Gabriele Eschenazi, Monica Forni, Andrea Montanari, Nicoletta Morabito, Letizia Mosca, Giovanni Negri, Adriana Paolini.
Ora il nuovo Statuto, questa scelta di modernità, è nelle mani di tutti voi.
Il vostro Sì permetterà al sindacato di rinnovarsi. L’astensione o il vostro no lasceranno il sindacato nel passato, e al suo destino. E lo sforzo fatto da tutti sarà reso vano.
Paolo Perucchini
Ciao, Massimo. Sono Laura Barsottini. Del Direttivo Alg, Nuova Informazione. Sai che mi piace sempre confrontarmi (ti ricordi, quando venisti in Mondadori per non ricordo più quale campagna elettorale di quale ente?).
Due domande da “ingenua” quale sono:
– perché, secondo te, tutto il Direttivo ha votato a favore della riforma dello Statuto dell’Alg? Davvero pensi che siamo tutti d’accordo? Davvero?
– perché venerdì, quando c’è stata la riunione di approvazione sul bilancio della Lombarda non sei intervenuto sostenendo le vostre verità (avevi appena pubblicato un articolo sulla gestione dei beni della Lombarda sul vostro sito e sulla newsletter, mi pare)?
Capisco e approvo, e sono assolutamente ammirata e affascinata dalla passione politica. E non scherzo. E lo sai. Però mi chiedo, sempre ingenuamente, se non è ora di iniziare davvero a cooperare, rinunciando ai modi “urlati” che tanti proseliti fanno ma che attirano solo i (forse giustamente) “disamorati”.
Massimo, il momento è difficile, la categoria in grave crisi, gli editori come squali, i freelance sempre più – purtroppo – carne da macello, gli Enti di categoria annaspanti… sono convinta, però, che ora come mai sia il momento di stare uniti. E cooperare. Per cambiare il sistema dall’interno. Semmai ce ne fosse ancora l’opportunità.
P.S. Non sono così ingenua da pensare che non ci siano alleanze e giochi di potere anche nel sindacato. Però io ci voglio provare. A mio modo.