Dal Fatto Quotidiano
Ivo Caizzi
Milano, aprile 2024
La Commissione europea, presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen, interviene sulle elargizioni di fondi Ue ai principali media italiani annunciando maggiore correttezza e trasparenza.
L’istituzione comunitaria ha comunicato al Fatto Quotidiano (che ha rivelato i pagamenti di Bruxelles a giornali, tv, agenzie di stampa e siti online nazionali) che ora “tutti i fondi della linea Multimedia saranno sottoposti a bando pubblico”.
Pertanto “per la prima volta questo canale di finanziamento – che ha un budget annuale di 21 milioni orientati a favorire l’informazione indipendente sugli argomenti europei – viene interamente aperto alla libera competizione” nei 27 Paesi membri. Dovrebbero così finire almeno le controverse e oscure elargizioni a trattativa privata, usate per la campagna elettorale delle Europee di giugno – anche dall’Europarlamento presieduto dalla maltese Roberta Metsola – a volte in modo da provocare perfino il rischio di distorsioni della concorrenza tra media.
La Commissione vorrebbe evitare di trovarsi nella situazione surreale di doversi difendere per violazioni delle norme sul libero mercato, che essa stessa dovrebbe sanzionare. Ma continua a non condividere il principio che i giornali d’informazione, in quanto controllori dei potenti, non dovrebbero essere pagati dai controllati per i loro articoli.
Parlamento e Commissione Europea hanno beneficiato tanti ricchi editori di media italiani. Nel libro paga Ue hanno indicato i Berlusconi (Mediaset/Rti), Agnelli/Elkann (Repubblica e Stampa), Urbano Cairo (Rcs/Corriere della Sera), Confindustria (Il Sole 24 Ore), gruppo Eni (Agi), l’agenzia Ansa, gli Angelucci (Libero) e molti altri.
La percezione è però che ora a Bruxelles le regole Ue di trasparenza e sulla concorrenza dovranno essere applicate con più attenzione: rendendo più difficile alle maggiori testate italiane ottenere ancora fondi Ue in genere comprensibili per piccoli giornali in difficoltà. “In linea di massima la normativa europea vieta gli aiuti di Stato perché rischiano di dare a certe imprese un vantaggio sui concorrenti e quindi causare una distorsione del mercato”, si legge sul sito della Commissione. L’eccezione principale per i fondi pubblici è il “sostegno alle piccole imprese”.
Le altre deroghe sono specificate: “Promozione dello spirito imprenditoriale, ricerca, sviluppo e innovazione, sviluppo regionale, capitale di rischio, creazione di posti di lavoro, tutela dell’ambiente”. Non si parla di fondi Ue a ricchi editori per stimolare “l’informazione” nella campagna elettorale per le Europee. Ora bisognerà vedere come reagirà Roberta Metsola, presidente del Parlamento Ue e membro dell’europartito Ppe come Von der Leyen, con la quale sarebbe però in competizione per il prossimo mandato al vertice della Commissione. Perché anche la sua Camera europea ha confermato di aver reclutato molte testate italiane, superando a volte il pagamento massimo standard previsto in assenza di un bando aperto a tutti.
Ivo Caizzi
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