Avidità, business e ambizione di potere affondano la società e l’informazione

Speciale per Senza Bavaglio
Giovanna Tatò
29 maggio

Business. È tutto solo business. Ovunque nel mondo ma in Italia il fenomeno è macroscopico e capillare. I valori di riferimento che hanno informato gli Stati Nazione occidentali emersi nella prima metà del Novecento da due guerre mondiali e dalle rispettive Resistenze contro il dominio di dittature hanno perduto le radici, hanno tronchi svuotati che non riescono più a sorreggere alcuna parete.

Partiti, sindacati, sono solo simulacri. Braccia robotiche manovrate da un corpo indistinto. Sigle internazionali e concetti come democrazia e libertà fluttuano al vento come fili senza aggancio e vengono usati e manipolati per impedire ai più la consapevolezza di come stiano effettivamente le cose.

Greed, l’avidità. 35 anni fa il buon Gordon Gekko della Wall Street di Oliver Stone diceva al mondo, sconvolgendolo ma era praticamente un ingenuo, che “l’avidità è buona, è giusta”. Poi, salendo di un gradino, nel sequel di venti anni dopo diceva che “l’avidità è legge, la legge del mercato”, senza l’avidità il mercato non può esistere.

Scomparsa della saggezza

L’avidità, oggi possiamo dire, è molto di più. È la scomparsa della saggezza, della dignità e dei diritti umani, è lo sconvolgimento del motore del vivere civile, il sovvertimento di tutti i valori che negli ultimi due secoli hanno guidato, almeno in prevalenza, le nostre generazioni.

Ciò che era bianco oggi è nero, ciò che era grigio oggi è colorato. L’avidità al solo scopo del profitto, puro e semplice profitto. Guardiamo gli ultimi due anni, quelli della diffusione del virus Sars-Cov-2. L’industria farmaceutica si è arricchita smisuratamente, la povertà in Italia è aumentata vergognosamente e sul lato dell’informazione il diritto a distinguere è diventato in pochissimo tempo una ignominia.

Il giornalismo è diventato megafono necessario a dare forma di verità a quanto conviene al potere usando il mezzo sleale della ripetizione uniforme e costante del medesimo messaggio. Non è lecito alcun contraddittorio se non come pantomima per fare una volta di più propaganda. Poche le voci autonome. E isolate. Emarginate, dall’una e dall’altra parte. Alcune hanno anche perduto la vita, dolorosamente per noi, mentre altre languono imprigionate e ammutolite in prigioni dorate o invase dagli insetti.

Chi si oppone a questo sfacelo, chi narra come stiano effettivamente le cose da qualunque parte le si guardi, è obbligato a cercarsi compagni di viaggio e canali di comunicazione che rimangono spesso sconosciuti, che sono fuori dalle grandi vie di comunicazione e vivono costantemente sottoposti al rischio della censura. Nella nostra professione è prevalso lo scetticismo di fronte all’utilità dell’informazione corretta, di fronte a quello che una volta veniva chiamato “diritto dell’informazione”.

Lucrare sulle disgrazie

Abbiamo sopra le nostre teste delle piattaforme galleggianti dall’identità indefinita che travalicano i confini nazionali, costituite da società finanziarie che lucrano su tutte le disgrazie del genere umano, che si allargano sempre di più attraverso acquisizioni e fusioni di società su società, che acquisiscono ogni giorno di più un potere economico strafottente e incommensurabile, un potere attraverso cui è facile dettare legge in quelli che una volta erano i Paesi, delle sovranità territoriali.

Il nostro Parlamento è stato svuotato del suo potere, il diritto al voto politico nazionale ci è stato più volte negato in nome di varie “emergenze” ed è tuttora in bilico, altre entità internazionali stanno per diventare legislatori dei singoli Stati (fantasma): a fine maggio, a Ginevra, i Paesi membri dell’OMS sono stati chiamati a discutere e approvare una riforma delle regole che autorizza questa longa manus degli USA e di Bill e Melinda Gates a prendere decisioni sanitarie valide per la vita dei singoli cittadini di tutto il mondo. Baypassando i “governi”. Dovrebbe divenire ufficiale nel 2024.

E L’Italia, da quel momento, potrebbe perdere totalmente o parzialmente la sua sovranità sanitaria. Come già succede militarmente con la NATO. E già nel 2011 l’Unione Europea ci costrinse a mettere nella nostra Carta Costituzionale l’obbligo del pareggio di bilancio, il cappio della modifica dell’art.81.

Lobby bancarie

La performance del nostro P.I.L. è in mano a lobby bancarie che si fanno chiamare agenzie internazionali di rating, che fanno il bello e il cattivo tempo sulle nostre identità e credibilità economica e finanziaria nel mondo.

Greed. Già da più di un anno stiamo vivendo un inconsulto incremento dei prezzi della benzina, dei generi alimentari e della corrente elettrica – tanto per dirne un paio – ma si attribuisce questa razzia legalizzata al problema del “gas russo”. Ma è pura semplice speculazione dei fornitori, “truffa” come ha detto l’incredibile ministro Cingolani nel marzo scorso riferendosi solo ai carburanti.

Un anno fa la guerra in Ucraina non era neanche alle porte. Prima con la pandemia e, poi, con la guerra in Europa l’informazione è diventata propaganda, per citare Carlo Freccero. Nessun sindacato, nessun partito si è mobilitato contro questo scempio. Ma non tutto è rimasto fermo, è il sollievo, individui si sono battuti e si stanno battendo.

La pandemia ha scatenato greed, ha reso conveniente a tutti i livelli imprenditoriali e politici cavalcare l’onda della paura di tutti della malattia, della morte, del lock-down, della fine dei “soldi”. Questa escalation dei prezzi, che scivola tra le pieghe del “governo”, è solo avidità, è considerare un’opportunità la catastrofe. A dire il vero, non dovrebbe essere una sorpresa. Basti ricordare chi rideva a crepapelle di fronte al terremoto che aveva distrutto l’Aquila nel 2009 perché avrebbe fatto quattrini a palate con la ricostruzione.

Business delle guerre

Il business delle guerre: non importa quante vite innocenti paghino il prezzo di quel cinismo parossistico. Sono decine le guerre sul globo, ognuna viene vista solo come fonte di potere e di guadagno non solo per chi le scatena o per chi traffica in armi ma anche per le banche che sfruttano la causale dell’impoverimento da guerra di Stati, società, persone. Poi, una strategia di potere punta il faro solo su una perché a quella strategia del potere occorre che sia così.

Per salvare PIL o “prestigio” o tutte e due insieme. Le altre guerre, temporaneamente fuori dallo scacchiere, vengono ignorate. Dai partiti e dagli impiegati della stampa al desk.

E quei continenti dai confini sempre cangianti che passano sprezzanti sopra le nostre teste e non li vediamo finiscono per dettare comodamente legge. Stanno facendo tabula rasa di tutti i perni su cui girava il mondo fino a poco tempo fa, sta cambiando tutto.

Ma in questo deserto che avanza dovrà pur nascere qualcosa, qualcosa di nuovo o siamo condannati definitivamente, a breve, come genere umano e come pianeta?

Giovanna Tatò
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