Mondadori e Stile Italia unite nella rottamazione 2.0. Oggi tocca ai grafici

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Segrate, 12 marzo 2022

La notizia circolata di recente, rilanciata anche dall’agenzia Ansa, annuncia l’inizio di una nuova stagione di sacrifici, naturalmente a senso unico. Si torna a parlare di Stile Italia Edizioni di Maurizio Belpietro, che avrebbe annunciato l’imminente licenziamento di 16 giornalisti su 34 inseriti nelle redazioni “acquistate” da Mondadori.

In realtà pare che quelle lettere non siano ancora partite, e l’annuncio sia stato fatto circolare ad arte per porre le basi per una nuova strategia del terrore, che alcuni giornalisti hanno già vissuto sulla loro pelle all’interno della Casa editrice dalla quale provengono.

Lo spettro del licenziamento dovrebbe essere ancora una volta il piede di porco per destabilizzare ancora una volta le redazioni e ottenere una sensibile riduzione dei costi. Si lavora su più fronti, perché nel mirino ci sono gli stipendi più pesanti, è ovvio, ma anche la presenza dei grafici inquadrati come giornalisti, che sarebbero volentieri scambiati con la collaborazione di un service esterno dall’impatto economico decisamente più in linea con i budget futuri.

Armata Brancaleone

Ma l’iniziativa sembra far parte di un disegno molto più ampio, perché è perlomeno bizzarra la coincidenza che la stessa voce sia circolata anche all’interno degli open space di Segrate, più precisamente in quelli di Mondadori Scienza.

Fino a oggi chi lavorava a Focus è riuscito a non essere toccato dalle logiche della proprietà, grazie soprattutto a un Cdr scollegato da quell’Armata Brancaleone che nell’ultimo decennio si è piegata a tutti i capricci dell’azienda.

L’esperienza ci dice però che all’interno del Gruppo Mondadori le isole felici non sono tali per sempre. Ne sa qualcosa chi lavorava a Panorama o a Donna Moderna, che aveva vissuto con distacco le vicende dei colleghi delle redazioni più deboli, fino a quando la mannaia non ha colpito anche quelle realtà.

Corazzate in pericolo

E ora che Focus risulta non più intoccabile, anche le corazzate Chi e Grazia possono cominciare a pensare di essere le prossime nella lista.

Si dice che le esperienze negative potenzino la crescita, ma come tutte le regole anche questa ha delle eccezioni, e i fatti dimostrano che chi era chiamato a confrontarsi con la proprietà, non ha imparato nulla dalle sconfitte del passato più o meno recente.

Se ci si limita agli ultimi episodi, vale a dire il salvataggio da un possibile (sulla veridicità di quelle voci ci sono molti dubbi) del trasferimento di Confidenze e Tu Style al croato Andelko Aleksic, e il passaggio di otto testate a Maurizio Belpietro, definirli una Caporetto per il Cdr e la Fnsi può essere un eufemismo.

Il primo caso si è chiuso con una “vittoria” costata mediamente il 30 per cento ai giornalisti di Confidenze e Tu Style, in cambio di una permanenza a Segrate durata peraltro pochi mesi, visto che oggi sono di nuovo nell’occhio del ciclone.

Una pezza sbilenca

Il secondo, invece, è stato una disfatta su tutta la linea soprattutto per quanto riguarda Panorama. Fallito il tentativo del sindacato di far digerire una replica del copione, con un taglio imposto dello stipendio finalizzato alla confluenza in Stile Italia Edizioni ed evitare un licenziamento collettivo, è stato lasciato spazio alla trattativa personale, che ha diviso in due la redazione.

L’Associazione Lombarda dei Giornalisti ha cercato di metterci una pezza con un ricorso che faceva acqua da tutte le parti e infatti si è chiuso con una disfatta su tutta la linea. La sintesi della sentenza pesa come un macigno, in quanto non giudica antisindacale la minaccia di licenziamento dei giornalisti in caso di mancato trasferimento di ramo d’azienda.

“La chiusura della testata, con ogni conseguenza sui rapporti di lavoro in essere – scrive testualmente il giudice – non può che astrattamente rientrare nell’ambito di una di quelle possibili valutazioni che l’imprenditore, anche nella veste di datore di lavoro, può decidere di assumere, con ogni ripercussione che ne deriva a cascata”.

Ecco quindi che già circolano le voci che sia lasciata ai singoli la trattativa con le due aziende, che inevitabilmente aprirà molti fronti, che di certo non gioveranno ai lavoratori. Perché si metteranno chi guadagna meno contro chi ha stipendi più alti, scriventi contro grafici e (perché no?) chi lavora con più criterio contro gli scansafatiche.

Nuova beffa

E non bisogna dimenticare che per chi lavora a Confidenze e Tu Style si prospetta una nuova beffa: già hanno lasciato il 30 per cento a Mondadori e ora rischiano di raddoppiare il salasso. Un doppio taglio del 30 per cento non porterebbe come risultato una perdita del 60 per cento, ma conservare solo il 51 per cento di quanto percepito soltanto quattro anni fa è davvero poco.

Con quella che appare una manovra congiunta, Mondadori e Stile Italia puntano di fatto a cancellare lo status di giornalisti a chi impagina, che proprio Mondadori ha difeso per prima in passato. Che tuttavia, sempre prima di tutti, ha cercato di abolire.

Era il 2009, e all’improvviso quattro grafici passarono dalla consociata che pubblicava Panoramauto alla capogruppo: in quell’occasione, però, non si trattò di un vero risparmio, perché il service era di proprietà di una caro amico del direttore e di altri vertici, quindi è difficile sapere quali fossero le reali condizioni.

Via i grafici dentro i service

Se si considera che un service chiede mediamente 600 euro per il progetto di una nuova rivista, e 25 euro a pagina, è evidente che il paragone con i costi di una struttura con grafici inquadrati come giornalisti non può reggere.

Significa che impaginare i quattro numeri di un settimanale costerebbe in un mese circa 15.000 euro, mentre per un mensile ne basterebbero poco più di 5.000. È ovvio che per queste due aziende, alle quali se ne accoderanno altre, quello prospettato è solo un primo passo verso un’offensiva che porterà effetti devastanti sulla qualità.

Dopo chi impagina toccherà a chi scrive e a rischiare sarà soprattutto chi ha lavorato con coscienza e professionalità, guadagnando sul campo aumenti di merito che diventeranno discriminanti. Ed è triste pensare che essere lavativi potrà consentire di conservare un lavoro.

Valerio Boni
valeboni2302@gmail.com
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