Speciale per Senza Bavaglio
Romano Bartoloni
Roma, 28 settembre 2021
Se non si ha la Pec, la posta elettronica certificata che assume il valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno, anche il giornalista pensionato, come ogni collega in attività, è escluso dal voto alle prossime elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Ordine (nazionale e regionali), in programma online il 13 e 14 ottobre e il 17 in presenza; ballottaggio eventuale il 3 e il 7 novembre.
Non solo ma c’è di peggio perché senza il documento digitale lo stesso pensionato incorre nella sospensione dagli Albi, finché non si mette in regola nel rispetto della legge che riguarda un obbligo per tutte le professioni.
A sentire l’Ordine si sarebbe creato un “vuoto pauroso” assieme ai morosi nel numero dei giornalisti elettori provocando automaticamente un calo dei posti del Consiglio nazionale Odg da votare, da 60 a 58 cioè 3 in meno fra Lazio, Piemonte e Lombardia e 1 in più guadagnato dalla Sicilia.
I no pec appaiono determinati forse nell’illusione di sfuggire alle grinfie del fisco e delle sanzioni amministrative. Per salvarsi in extremis c’è tempo fino al termine perentorio del 7 ottobre.
I giornalisti pensionati debbono anche fare i conti con i corsi di formazione e con il nuovo regolamento (2020). Sono esentati dall’obbligo formativo “a condizione che non svolgano alcuna attività giornalistica”, comma 5 art. 2. Per ottenere l’esenzione va fatta formale richiesta con apposito modulo all’ordine regionale di appartenenza.
Altrimenti se lavoricchiano e sono iscritti da più di 30 anni all’albo sono tenuti ad acquisire almeno 20 crediti formativi in un biennio, di cui almeno 10 deontologici. Al regolamento precedente (17/19) si era data una interpretazione singolare e assai discussa, obbligo anche in caso di attività giornalistica svolta a titolo gratuito.
Per ora in clima elettorale, non se ne parla. Rinviato anche al dopo voto, la controffensiva dei Consigli regionali di disciplina ai no pec.
Romano Bartoloni
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