Senza Bavaglio
Milano 13 gennaio 2021
Editoria e pubblicità: il connubio esiste, il legame è sempre più forte, l’interrelazione è costante, crescente e preoccupante. Perché se le copie dei giornali calano, i click non portano profitti sufficienti e i prodotti cartacei sono in difficoltà, per sanare o sostenere i conti gli editori si sono affidati da decenni agli spot, agli investimenti in advertising e al marketing. Probabilmente un percorso anche dovuto, lecito e logico nell’era digitale.
Ma a volte bisogna metterci un freno. Bisogna sollevare la questione. Ed evidenziare il problema. Un caso eclatante, seppure limitato a una sola persona e a una testata di nicchia, politica, digitale e per un pubblico molto romanocentrico.
Succede che Giorgio Rutelli, giornalista professionista dall’11 giugno 2012, dopo 10 anni al sito Dagospia.com (era vicedirettore) ha accettato l’offerta arrivata dalla società Base per Altezza (nel suo azionariato figura anche il banchiere, imprenditore ed editore romano Luigi Abete proprietario dell’agenzia di stampa Askanews e azionista di riferimento del settimanale Internazionale) per assumere la direzione e la gestione di Formiche.Net . La rivista fondata nel 2004 da Paolo Messa giornalista, professore e già responsabile della comunicazione dell’Udc che ebbe Rocco Buttiglione presidente e Marco Follini segretario, nonché già consigliere della Rai.
Ma c’è un’altra nomina, come riferito nell’edizione di martedì 12 gennaio dal quotidiano Italia Oggi, che fa storcere il naso a chi fa questo mestiere. Rutelli, figlio di Francesco (giornalista pubblicista dal 1983) e di Barbara Palombelli (giornalista), entrerà nel consiglio d’amministrazione di Fire Ants, la concessionaria di pubblicità della stessa testata Formiche.Net.
Un doppio ruolo che rischia di rappresentare un conflitto d’interessi tra il Rutelli jr direttore e il Rutelli jr consigliere e quindi esponente della società che deve cercare inserzioni per i vari media della casa editrice. Un incrocio di ruoli che può creare un qualche problema alla deontologia professionale e alla distinzione che va fatta tra informazione e pubblicità.
Intendiamoci: non vogliamo nasconderci dietro a un dito. I direttori sono i front-men di un giornale, di un sito, di un media. E come tali intrattengono tanti rapporti con le controparti aziendali. Non è uno scandalo, non è un segreto. Basta garantire la giusta distanza, l’equilibrio.
Ma in questo caso specifico – e nessuno nutre dubbi sulle qualità e sulla professionalità di Rutelli jr – c’è una commistione che non può andare bene, che deve far riflettere, che può bypassare il contratto giornalistico e il ruolo del direttore.
Senza Bavaglio sottolinea questo evidente conflitto d’interessi e non può non farlo notare ai colleghi, alla categoria, all’Ordine dei giornalisti e al sindacato. Per la tutela del lavoro, del contratto e della deontologia professionale della categoria.
Senza Bavaglio stigmatizza questa anomala convivenza, questo doppio ruolo e questa commistione di ruoli.
Senza Bavaglio
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