“Repubblica” agli Agnelli, stampa italiana in crisi e in poche mani

Editoria. La Repubblica passa agli Agnelli. Gedi, editore dei quotidiani «la Repubblica», «La Stampa» e «Il Secolo XIX». Meteorite Web sul pianeta informazione, dinosauri già deboli di letture, in pericolo di estinzione.

Dal sito Remo Contro
Ennio Remondino
Roma, 5 dicembre 2019

La Repubblica degli Agnelli

Azioni di società che cambiano di mano, da gioco del Monopoli, Exor che compra da Cir il controllo di Gedi, e i quotidiani  “La Repubblica”, “La Stampa” e “Il Secolo XIX”, oltre al settimanale l’Espresso, diventano di proprietà del gruppo Agnelli a guida John Elkann.

Comunicato congiunto da case regnanti della carta stampata più o meno così: “Le holding del gruppo Agnelli e quella che fa capo ai fratelli Edoardo, Marco e Rodolfo De Benedetti. Exor (Agnelli), già socio di Gedi con il 6 per cento, acquista l’intera partecipazione di Cir, il 43,78 per cento, con 102,4 milioni”.

Ritorno Agnelli, resa De Benedetti

Atto di resa firmato da Rodolfo De Benedetti, presidente di Cir: “Dopo quasi 30 anni durante i quali siamo stati azionisti di controllo della società, passiamo il timone a un azionista di primissimo livello, che da più di due anni partecipa alla vita di Gedi, conosce l’editoria e le sue sfide, e saprà sostenere il gruppo nel processo di trasformazione digitale”.

John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor

John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, primo socio anche del settimanale economico britannico “The Economist” con il 43,4 per cento , “si impegna in un progetto imprenditoriale rigoroso per accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro. Exor assicurerà la stabilità necessaria per accelerare le trasformazioni sul piano tecnologico e organizzativo”.

Carlo De Benedetti  tradito dai figli

Carlo De Benedetti – cronaca di Bruno Perini sul Manifesto – “Si è fatto strappare dalle mani dai figli e poi dagli Agnelli il suo gioiello, acquisito da Eugenio Scalfari e Caracciolo all’inizio degli anni ‘90”. Carlo De Benedetti aveva offerto ai figli di riacquisire il controllo del gruppo proprio per evitare l’arrivo degli Agnelli. Ma i figli hanno preferito fare il colpaccio con John Elkann e così si è arrivati all’imprevedibile cessione.

“Visto che Exor controlla al 100 per cento soltanto la Juventus – commenta con una battuta un vecchio esponente della sinistra – è come se la Juventus avesse comprato la Repubblica”.

La terremotata stampa italiana

Dopo l’acquisto del Corriere della Sera da parte di Urbano Cairo e il ritorno degli Agnelli in un quotidiano leader, gli equilibri di ieri nel sofferente mondo della stampa italiana sono sconvolti. Ironia da sinistra, “Mentre una volta si poteva dire che il Corsera era nelle mani dei poteri forti oggi avviene il contrario: la Repubblica è finita nelle mani del più importante gruppo industriale italiano, mentre il Corriere della sera è nelle mani di un editore”.

Da Cuccia a Tassan Din e loggia P2

Quarant’anni fa, Enrico Cuccia, dominus di Mediobanca fino al 2000, per evitare che il Corriere della Sera finisse in mani poco affidabili “ordinò” all’avvocato Gianni Agnelli di acquisire la parte del capitale dell’impero editoriale sul mercato che fino a quel momento era stato prigioniero delle manovre P2 di Licio Gelli e della sua longa manus in via Solferino, ‘fratelli di loggia’ Di Bella direttore e Bruno Tassan Din all’amministrazione.

Andata e ritorno tra Fiat e Fca

Tre anni fa la Fiat, guidata da Sergio Marchionne, aveva preso la clamorosa decisione di vendere lo storico Corriere della Sera e tutto il gruppo Rcs a Urbano Cairo. L’informazione non fa parte del ‘core business’ della Fiat che costruisce automobili e che va negli Stati Uniti a comprarsi la Chrysler e diventa di Fca. Ora, John Elkann, il vero erede Agnelli, decide il ritorno al passato. Organi di stampa amici o di proprietà, in Italia come in mezzo mondo, aiutano.

Cattivi pensieri e le verità peccato

Mondo del giornalismo ancora sotto shock, “ma c’è già qualche malizioso a sostenere che la clamorosa decisione degli Agnelli abbia qualcosa a che fare con il tracollo della 500 registrato lo scorso anno nelle vendite statunitensi e con il cattivo andamento del settore auto”. Crisi del settore auto e fusione Peugeot, possibili esuberi di personale, possibili conflitti sociali e l’utilità di una stampa amica.

La favola dell’editore puro

“Gli Agnelli, a differenza dei De Benedetti, sono portatori di interessi economici e finanziari piuttosto pesanti. E nell’azionariato non ci saranno neanche i contrappesi tra azionisti che c’erano ad esempio nel Corriere della Sera – idealizza un collega di Repubblica -. Non bisogna dimenticare che la Repubblica fu fondata nel 1976 da Eugenio Scalfari come quotidiano di riferimento di quel popolo di sinistra che aveva portato il Pci al sorpasso della Dc. Cosa diventerà domani? Siamo in molti a farci questa domanda”.

La redazione dichiara ufficialmente: “I giornalisti di Repubblica si impegnano a difendere i valori, la storia e l’identità del giornale, sia durante sia dopo il perfezionamento del nuovo assetto proprietario. Inoltre, ribadiscono sin d’ora che riterranno irricevibile qualsiasi ulteriore intervento sul costo del lavoro e sui livelli occupazionali, così come eventuali modifiche al perimetro di Repubblica”.

Quel miliardo di tasse da pagare

Contemporaneamente all’espansione editoriale degli Agnelli, l’agenzia delle Entrate chiede a Fca più di un miliardo di tasse arretrate. Il fisco italiano contesta al gruppo automobilistico di aver sottostimato di 5,1 miliardi di euro il valore dell’acquisizione di Chrysler avvenuta nel 2014. Un conto pesante mentre la società prepara la fusione con il gruppo francese Psa. Lo ha rivelato l’agenzia Bloomberg. L’Agenzia delle Entrate all’epoca aveva valutato Chrysler circa 12,5 miliardi di euro, mentre Fiat, seguendo le indicazioni dei suoi consulenti, aveva dichiarato un valore di 7,5 miliardi

Ennio Remondino

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